Dalla fondamenta delle Zattere si arriva con il vaporetto all'isola della Giudecca.
Un tempo chiamata Spinalonga per la forma allungata che si estende tra il canale omonimo e la laguna, poi chiamata Giudecca da giudeo, perché abitata da ebrei che venivano qui da molte parti
"...perché a Venezia non veniva imposta a loro nessuna violenza o tirannia, contrariamente a ciò che succedeva altrove e godevano di questa patria in una pace singolare, come se fosse una vera terra promessa".
E' ciò che scriveva Sansovino verso il 1550. E' un'isola grande in cui le fabbriche e i cantieri si alternano alle calli popolari e ai giardini e orti privati.
La chiesa del Redentore, la più importante dell'isola, si affaccia sul canale della Giudecca. E' un capolavoro di Andrea Palladio del secolo XVI.
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All'interno ci sono quadri di Paolo Veronese, di Alvise Vivarini e di Bassano (nella sacrestia). Fu costruita per onorare un voto dopo una ondata di peste che devastò tutta l'Italia tra il 1575 e il 1576 e soprattutto la laguna veneta. Tra le vittime ci fu lo stesso Tiziano.
Una grande festa che ricorre la terza domenica del mese di luglio si celebra con cerimonie solenni in onore del Redentore.
Un ponte di barche è costruito in questa occasione per permettere di attraversare il canale e recarsi alla chiesa a piedi. Un tempo il Doge si recava in processione, anche lui a piedi, per assistere alla Santa Messa seguito dai nobili e dal popolo.
Il sabato notte precedente la tradizione vuole che si assista con barche illuminate di lampioncini ai fuochi d'artificio posti proprio in mezzo al canale di fronte al bacino di San Marco.
I veneziani preparano piatti tipici da mangiare in barca e anche sulle rive della fondamenta della Giudecca tavoli imbanditi sono preparati per cenare e assistere al magico spettacolo dei fuochi sparati dall'acqua che riflette bagliori multicolori per circa mezz'ora.
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