L'Ara Pacis Augustae
Ara Pacis (Altare della Pace)
L'
Ara Pacis è costituita da un recinto quasi quadrato (m 11,65 x 10,62 x h 3.68), elevato su basso podio,
nei lati corti del quale si aprivano due porte, larghe 3,60 metri, a cui si accedeva da una rampa di nove gradini;
all'interno, sopra una gradinata, si ergeva l'altare vero e proprio.
La superficie del recinto presenta una raffinata decorazione a rilievo, esterno e interno. Nelle
scene la profondità dello spazio è ottenuta mediante differenti spessori delle figure.
Durante il periodo da Silla a Cesare (dal 90 al 40 a.c.), gli artisti a Roma provenienti dalle città greche del sud Italia e della Sicilia si erano concentrati
sul rilancio di parti dell'antica cultura greca.
Questa tendenza culmina nell'Ara Pacis, o Altare della Pace di Augusto, eretto
nel 13 a.c. per celebrare l'era della prosperità e della sicurezza durante il regno di Augusto.
La scultura, che unisce l'influenza
ellenistica con il messaggio universale di Pericle di Atene, è uno stile italico realistico della cerimonia di consacrazione e gli
fu dedicata il 30 gennaio del 9 a.c.
Lato sud
La scena più importante e meglio conservata è sul fianco meridionale, con personaggi della famiglia imperiale. La successione delle
figure ricalca un preciso schema protocollare, legato alla successione al trono come era concepita da Augusto attorno al 10-9 a.C.
Anche la divisione in primo e secondo piano delle figure (piani che diventano enfaticamente tre nella raffigurazione della famiglia
di Augusto e Livia) non è casuale.
La processione ha inizio con la raffigurazione lacunosa di littori (secondo la tradizione dodici), un camillo che porta la cassetta
sacra del collegio pontificale (l'acerra) e il lictor proximus, che cammina all'indietro: egli secondo la tradizione infatti non
volge le spalle al magistrato e al sommo sacerdote.
Seguono quindi una serie di togati, a partire dall'imperatore Augusto col capo velato nella veste di pontefice massimo. Chiudono il
corteo ufficiale, in primo piano, i quattro flamines maiores (dialis, martialis, quirinalis e iulialis). Il Flamine iulialis è
quello dotato di un vera e propria fisionomia, questo perché era un vero parente di Augusto, Sesto Appuleio. L'ultimo personaggio
religioso è il flaminius lictor, col capo coperto e l'ascia sacra sulla spalla.
A questo punto, dopo un netto stacco, inizia la processione della famiglia imperiale, coi personaggi disposti secondo la linea
dinastica all'epoca della costruzione dell'altare.
Per primo si trova Agrippa, morto nel 12 a.C., pure col capo coperto, posto di profilo; seguono il piccolo Gaio Cesare (nipote e
figlio adottivo di Augusto), Giulia maggiore, figlia di Augusto, o Livia, sua moglie, prima di Tiberio, suo figlio; sconosciuto è
il personaggio in secondo piano; la donna dopo di lui è Antonia minore, che tiene per mano il piccolo Germanico, figlio di lei e di
Druso maggiore, il quale si trova subito dopo; il gruppo seguente è di Antonia maggiore e i suoi figli Gneo Domizio Enobarbo
(futuro padre di Nerone) e Domizia Longina, seguiti da suo marito Lucio Domizio Enobarbo; il personaggio che fa cenno di silenzio a
questi bambini parrebbe non essere né Mecenate né Orazio, secondo alcune interpretazioni proposte, ma uno degli Appulei, forse
Marco console nel 20 a.C., figlio di una sorellastra di Augusto e fratello del Flamine iulialis.
Lato nord
Il lato nord è peggio conservato e ha quasi tutte le teste dei personaggi rifatte nel XVI secolo. In cima prosegue la processione
secondo l'ordo sacerdotum, con gli auguri, forse recanti dipinti o le insegne del loro potere, e i quindecemviri sacris faciundis,
riconoscibili dal camillo con l'acerra dai simboli di Apollo; seguono i septemviri epulones, anch'essi identificabili dai simboli
dell'acerra del secondo camillo.
Riparte poi, in parallelo con la processione del lato sud, la sfilata dei personaggi della casa imperiale, aperta da Lucio Cesare e
da sua madre Giulia maggiore, figlia di Augusto (che quindi sarebbero alla stessa altezza di Agrippa, sull'altro lato); segue un
fanciullo abbigliato come un camillo, forse il figlio di Iullo Antonio. A questo punto è la volta di Claudia Marcella maggiore col
console Iullo Antonio, e la piccola Giulia minore; poi Claudia Marcella minore, il figlio e il marito Sesto Appuleio, console nel
29 a.C., del quale i resti sono molto scarsi.
La successione al trono quindi era rigidamente raffigurata in due rami principali, corrispondenti ciascuno a un lato, e iniziava
quindi da Giulia o da Agrippa, coi relativi figli, poi i figliastri di Livia (Tiberio e Druso), seguite dalle due Antonie e le due
Marcelle.
Per molti secoli a venire, questa composizione caratterizzerà la propaganda dinastica.
Nella parte bassa si ha un'ornamentazione naturalistica di girali d'acanto e, tra essi, piccoli animali (per esempio lucertole e
serpenti). I girali si dipartono in maniera simmetrica da un unico cespo che si trova al centro di ogni pannello. Possiamo notare
un'eleganza e una finezza d'esecuzione che riconducono all'arte alessandrina. La natura viene infatti vista come un bene perduto,
secondo uno dei temi della poesia di quel tempo: basti pensare a Virgilio e Orazio.
Il ritmo ipnotico delle spirali cambia per l'arresto improvviso della processione
all'ingresso del luogo, permettendo ai partecipanti di raccogliere le loro vesti o girarsi, mentre una figura ammantata in
sottofondo, simbolo dell'inverno, pone il suo dito sulle labbra per imporre il silenzio sacro.