La dinastia dei Flavi
La compenetrazione di elementi ellenici e dell'arte imperiale romana è evidente nei ritratti del successore di Nerone,
Vespasiano (69-79d.c.).
Quelli progettati per uso privato ponevano l'accento sul passato realismo repubblicano, evocando
lo sfondo militare dell'imperatore, mentre quelli per uso pubblico mostrano un volto più duro con caratteristiche classiche.
Le teorie riguardanti le pitture murali del regno di
Nerone trovano ampia applicazione pratica nella decorazione a stucco,
che fu ideale per il realismo sottile del "quarto stile".
Nella decorazione di una villa a Stabiae, ancora incompleta al momento dell'eruzione del Vesuvio (79d.c.), un ritratto di
Narciso con dettagli architettonici e sapiente rappresentazione del compiacimento del giovane per il suo riflesso nell'acqua, rivela il grande virtuosismo dell'artista.
Un senso di transitorietà permea il lavoro: le foglie, le morbide piume delle ali di Cupido e il fuoco della torcia.
La mutevole qualità della luce è sfruttata nella definizione dei particolari del corpo del giovane e delle forti linee del viso e dei capelli.
Gli effetti della luce mutabile, a volte forte e mirata, altre volte diffusa o sfarfaleggiante, come disegnata dal flusso degli stucchi,
animano le immagini, creando astrazioni di luci e ombre che sarebbero diventate ispirazione della forma classica, evocata con una
autonomia d'espressione che non sarebbe stata più vista fino al
Rinascimento ed ai bassorilievi di
Donatello.
Su scala monumentale, la libertà nell'arte di Flavio è evidente nell'
arco di Tito,
eretto da
Domiziano (81-96d.c.) su suo consenso. Il suo scopo era quello
di illustrare, in senso simbolico, la vittoria sulla Giudea, che era stata celebrata un decennio prima dal fratello
Tito Vespasiano e da loro padre.
Sul pannello a nord, la figura di Tito viene mostrata solo nel suo carro trionfale, affiancato da Vittoria che
lo incorona, mentre i cavalli sono condotti dalla dea Roma.
Fanno seguito personificazioni del Senato e del popolo romano.
Le barre e le assi (note come fasci) trasportate dal littori (accompagnatori) come simboli della loro autorità sono angolate in secondo
piano, trasmettendo la profondità della scena.
Altri fregi trattano storie documentate, in particolare l'episodio che segnò il raggiungimento dell'età.
Si assiste al trasporto degli oggetti sacri rubati dal Tempio di Gerusalemme: il candelabro a
sette bracci e l'Arca dell'Alleanza con le trombe di Gerico e le tavole che contengono informazioni sulle città conquistate.
Mentre la processione rappresentata nell'Ara di Paride segue una linea retta, in questo lavoro entrambe le scene seguono una curva,
dando risalto alla sezione centrale, dove la scultura si protende in relazione al bassorilievo delle teste in lontananza.
La passione irrompe attraverso la superficie con drammatici contrasti di luce e ombre e la formalità della scena è oscurata dal contenuto,
con la sua appassionata celebrazione di Roma e della sua gente.
A far rivivere l'ardore epico dell'ellenismo, l'artista rende una deliberata rappresentazione espressiva,
trasmettendo un forte senso d'eccitazione e agitazione.
I cavalli coi posteriore in aria e i movimenti ritmici dei portatori creano un clima di fervore frenetico,
che può ancora essere visto oggi, in alcuni paesi del
Mediterraneo, durante le processioni cattoliche che sono rivolte a oggetti sacri.
Vi è una forte struttura interna alla
composizione. Il carro è l'elemento unificante del design e tiene insieme la massa ruotante intorno ad essa, portando il tumulto
dell'azione ad un unico insieme organico.
La nozione di un impulso interno che esplode in tutta l'opera ricorda la potente Gigantomachia sull'altare di Pergamo.
Posizionando un gruppo splendido di animali nel centro del lavoro, l'artista trasmette di nuovo il
messaggio di un trionfante destino immutabile.
Le poche immagini di
Domiziano, che sono sopravvissute alla distruzione delle statue
decretata dal Senato dopo il suo assassinio, simboleggiano, nella loro varietà, l'intero esperimento imperiale,
derivato da una miscela di realismo imposto da Vespasiano e dall'adesione alle varie fasi dell'arte ellenica.