Biografia e vita di Raoul Dufy (1877-1953)
Le Havre, 1877 - Forcalquier, 1953.
Pittore, scenografo e disegnatore francese,
Raoul Dufy fu Influenzato
dall'impressionismo di Boudin, si schierò più tardi tra i fauves, ma la
sua formazione si svolse in modo irregolare, avendo dovuto cominciare a lavorare già a quattordici anni.
L'apprendimento proseguì con insegnanti votati alla tradizione
accademica e solo a ventidue anni si iscrisse alla école des Beaux-Arts
di Parigi, grazie a una borsa di studio offerta dalla sua città.
Nell'ambiente artistico incredibilmente stimolante della Parigi di
quegli anni si avvicinò a due anziani patriarchi dell'impressionismo
come
Monet e
Pissarro, ma finalmente nel 1905 lo scandalo dei Fauves gli
rivelò una pittura moderna e congeniale, soprattutto in
Matisse.
Da allora la sua sigla elegantemente decorativa, quasi rabescata, si
affermò con successo in una produzione assai vasta, dalla pittura alla
grafica, dalle ceramiche ai tessuti, dalle illustrazioni alle scenografie.
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Dufy si libera così del naturalismo di tipo impressionista, ormai
superato, e inizia a creare gli straordinari ghirigori dinamici di
colore che diventeranno caratteristici della sua pittura, in una
trasfigurazione originalissima del vero distillato in intreccio di movimenti guizzanti e senza peso.
Pittore unico, uno del più incredibili di tutti i tempi per i suoi
stupefacenti blu, verdi, gialli e violacei che sembrano riempire un
tessuto, saturarlo, farne un'esplosione d'intensità.
Il colore risplende sempre nel suo lavoro, la luce si diffonde con una
ricchezza, un calore, una vita, incomparabili, tutto fresco, vivo,
allegro come la primavera nella natura o la gioventù nella vita.
Jean Cassou, sovrintendente del "Musée National d'Art Moderne", nel 1953 di lui così diceva:
"
fu un mago e nello stesso tempo un creatore potente, innovatore ed audace che può essere annoverato
fra i 4 o 5 artisti che hanno dato il via all'arte moderna ...".
I suoi colori non sono tanto i colori della natura, sono i colori della
"pittura", i colori della sua tavolozza che diventano parole che
diventano racconti di luce, perché il suo colore genera luce.
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