Studio e descrizione del dipinto "Colazione nell'atelier" del 1868
Opera enigma di
Edouard Manet, per tutti gli oggetti e persone che compongono la scena e che posano in un atteggiamento difficilmente comprensibile.
Poi ci sono le piante, l'elmo, le pietanze e l'uomo col cappello, che domina la scena.
Forse Monet ha catturato un momento, quello che questo ragazzo stava per spiccare il volo da solo.
C'è una sorta di insolenza nell'immagine, combinata con l'esecuzione straordinaria del pittore che emerge chiaramente in tutto quello che fa.
Quando Manet andò al Prado per vedere
Velazquez, scrisse subito una lettera a casa, che si potrebbe riassumere con un: "Non ci credo! Fantastico!".
E quando in seguito Matisse vide questo dipinto anche lui scrisse: "Non ci credo! Quest'uomo sa usare il nero senza creare un buco nell'immagine!".
Invece del buco il nero è centrale, quello che si nota per primo.
E' molto potente!
Nel dipinto troviamo la modernità, il futuro, ma anche il passato, rappresentato dalla natura morta in stile
Chardin, con le arance e le stoviglie, una sorta di cliché con il coltello che sporge dal tavolo e
sembra quasi che si possa prendere.
Nonostante sia un'immagine molto classica, la composizione forzata è magnifica: scende dalla pianta, attraverso il braccio fino in fondo alla giacca e poi risale verso l'uomo e una volta arrivata all'uomo, il cappello indirizza verso gli occhi del ragazzo.
E' una costruzione chiara, guardando il quadro.
La parte destra del viso del ragazzo è in ombra come nello stile classico, per cui il punto focale di tutti i dipinti era situato a destra, a cinque-ottavi dal bordo della tela.