I Sumeri (3000-1700 a.C.)
Statuetta di un uomo,
circa 3000-2500 avanti Cristo
Calcare e conchiglie
In questo periodo, due popoli che si erano stanziati sul corso inferiore dei due fiumi, si alternarono nella prevalenza sulla regione: I
Sumeri e gli
Accadi.
I
Sumèri (3000-2350 a.C.), popolo di origine ignota, forse proveniente dall'India, si erano stabiliti, fin da tempi remotissimi, nella parte meridionale della Caldea che da essi fu detta Sumèr, e che aveva come città principali, sul basso Eufrate, Lagash, Umma, Uruk, Ur.
Essi furono dapprima divisi in tante piccole Città Stato, rette da sovrani-sacerdoti (detti patèsi), spesso in guerra tra loro. In seguito i sovrani di Lagash e di Umma unificarono la regione, estendendo il loro dominio dal Golfo Persico fino al Mediterraneo. La civiltà sumerica fu la base delle civiltà mesopotamiche venute in
seguito. I Sumeri conoscevano la scrittura già 3000 anni prima dell’era cristiana e furono i primi ad avere leggi scritte.
Nelle città-Stato dei sumeri, la religione stava a fondamento di tutto: del governo, delle leggi, del lavoro, della vita pubblica e privata. Infatti si pensava che ogni cosa (i campi, la città, gli abitanti) fosse proprietà degli dèi, e che dalla maggiore o minore benevolenza divina dipendesse il destino umano.
Di conseguenza il governo della città era affidato ai sacerdoti. Il tempio ("Ziggurat") era il centro di ogni attività, religiosa, economica, sociale. Costruito con dimensioni grandiose e monumentali, aveva forma di torre a gradinate, con un proprio recinto di mura, dentro le quali si trovavano anche le abitazioni dei sacerdoti-sovrani e le botteghe degli artigiani.
Vi erano inoltre i magazzini dell’orzo e del grano, le scuole, il tribunale. I sacerdoti dirigevano i lavori agricoli e l’irrigazione.
Suddividevano la terra in lotti e li assegnavano a ciascun capofamiglia. I prodotti venivano immagazzinati e, in seguito, divisi in razioni e distribuiti alla popolazione. Nel tempio si depositava anche l’argento che, come in una banca, veniva prestato a chi ne faceva richiesta.
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Gli
Accadi (2350-2150 a.C. circa), sono il primo popolo di etnia semitica che appare nella storia dell’Oriente. Probabilmente provenivano dal deserto arabico. Essi si erano stabiliti nella zona della Babilonia che da essi prese il nome di Accad. La loro città principale fu Agade sul medio corso dell’Eufrate.
Essi, sotto la guida di Sargon il Grande, riuscirono a sottomettere i Sumeri, ma ben presto questi ripresero il dominio della regione con l’aiuto di altri popoli provenienti dall’Altopiano Iranico.
I Sumèri nel periodo che va dal 2150 al 1700 circa ebbero la loro capitale ad
Ur, sul basso Eufrate, e raggiunsero una grande prosperità specialmente per mezzo dell'agricoltura e del commercio. Essi riuscirono anche a conquistare, intorno al 1800, la città di Mari, sul medio Eufrate, importante nodo di comunicazioni, che aveva costituito per circa due secoli un potente regno.
I Sumeri verso il 1700 furono sottomessi dagli Amorrei, popolo di stirpe semitica, proveniente dal deserto della Siria, che si era stabilito in Babilonia e che era guidato da un grande sovrano,
Hammurabi.
La Mesopotamia ha alimentato una ricchezza di forme d'arte autoctone che proiettano la loro influenza ben oltre i confini geografici del paese.
L'organizzazione teocratica dei Sumeri influenzò molto l'arte. L'architettura trovò il suo sbocco principale nei templi e santuari.
Un cortile centrale, come nel tempio di Khafajeh, era accessibile attraverso un ingresso monumentale e una imponente scalinata.
Le arte plastiche, dedicate alla figura del devoto, erano espresse con statuette artigianali prodotte in calcare, alabastro e terracotta, che ripetevano all'infinito l'immagine di un tradizionale modello anonimo.
Si partiva da piccole statue di divinità, sacerdoti e fedeli (trovate a Tell Asmar), per arrivare alla figura naturalistica seduta del sorprendente tempio Ebih-il; statua raffigurante l'atto di dedizione, simbolo del perpetuo onore che deve essere riservato alla divinità, garantendone così la presenza eterna all'interno del tempio.
Le mani giunte contro il petto, l'espressione rapita, e gli occhi attenti e di grandi dimensioni incastonati nel bitume, proclamavano uno stretto rapporto con il dio, in un atteggiamento di umile reverenza.
Le dimensioni generalmente piccole, ben lungi dalle colossali figure egiziane, sono dovute in parte alle difficoltà di reperire materiale resistente come la pietra e in parte a causa di differenti credenze religiose: il potere del monarca era maggiormente rappresentato dalla natura monumentale dell'intero complesso architettonico e decorativo.