La pittura e scultura
Oche dalla Mastaba di Itet Meydum, Pittura Antico Regno, Museo Egizio del Cairo
I dipinti più importanti e le sculture dell'Antico Regno provengono dai mastabe.
Il fregio di oche nella tomba di Itet a Meydum, presente nella parte inferiore di un grande dipinto raffigurante la caccia di uccelli con reti, è forse il dipinto su stucco più antico.
La funzione dei bassorilievi e dei dipinti era di fornire alla tomba duraturi immagini che imitassero, trascendessero e ricreassero la natura.
Nebamon a caccia, pittura su stucco, (da Tebe) British Museum di Londra
La necessità di garantire la sopravvivenza dei morti e di riunire in una sola figura o oggetto gli elementi fondamentali per la loro resurrezione magica è alla base del repertorio iconografico egiziano.
Sia le opere in bassorilievo che quelle in pittura raffigurano le stesse tematiche con gli stessi linguaggi espressivi, svolgendo il ruolo, non soltanto di imitare la natura, ma di oltrepassarla e di ricostruirla, in una composizione di immagini sempre subordinata a un canone dettato dalla magia, che predomina sempre sulle opere artistiche.
(Dipinto murale a Tebe raffigurante Nebamon a caccia.
British Museum, Londra)
Il desiderio di mostrare tutte le caratteristiche essenziali della figura umana in una singola immagine ha indotto gli artisti egiziani a rappresentarla in modo innaturale.
Il volto era mostrato di profilo, ma con l'occhio preso di fronte, le spalle e il petto erano pure a vista frontale, mostrando la congiuntura delle braccia, mentre invece le gambe erano mostrate di profilo per indicare la direzione del movimento.
Ogni parte era esposta dalla sua angolazione più significativa, al fine di presentare l'intera figura sulla superficie piana.
Regole simili disciplinarono anche le arti plastiche. Racchiusa nella sua struttura cubica, l'effigie funeraria di Chefren è il prototipo delle statue dei faraoni, con la sua immobile, ieratica, imperturbabile posa: l'essenza stessa della regalità.
In piedi o sedute, in legno o in pietra, queste figure, a dispetto delle loro rigide pose, sono entità indipendenti e vivide che immortalano l'individuo.
A Saqqara, la statua di Djoser era posta all'interno di una camera in muratura accanto alla Piramide, da dove poteva "osservare" le prestazioni di rituali per i defunti attraverso piccole aperture nelle pareti, senza essere a sua volta osservato.
Anche se non sono paragonabili alla grande monumentalità delle piramidi, le sculture e le pitture rivelano grande chiarezza e rigore compositivo.
Tipiche del regno intermedio, le statue reali sono colossali sculture in granito rosso di Sesostri III e le sfingi di Amenemhàªt III, che personificano il faraone e la sua potenza.
Fuori dalle convenzioni dell'arte ufficiale sono, invece, le piccole sculture in legno dipinto, in cui gli artisti sapientemente e naturalisticamente colgono aspetti della vita quotidiana.
Il Secondo Periodo Intermedio (dinastie XIII-XVII, 1778-1570 a.C.) presenta situazioni di malessere interno e il declino del potere centralizzato.
Praticamente senza difesa dalle incursioni degli Hyksos dell'Asia Occidentale, l'Egitto era comunque risorto come un'araba fenice dalle ceneri e si accingeva ad entrare nel suo periodo di massimo splendore della espressione artistica: la XVIII dinastia.