Come si stabilisce se un oggetto è veramente da considerare un'opera d'arte?
Il giudizio può essere
soggettivo oppure
oggettivo.
Il giudizio soggettivo è indiscutibile: ognuno è libero di apprezzare o denigrare qualsiasi opera, in base al gusto personale, cultura, sensibilità e carattere. E questo giudizio va comunque rispettato.
Il giudizio oggettivo, invece, deve rifarsi a principi molto ampi.
Possono valere quelli del
successo di mercato?
Più un artista vende, più è da considerare sicuramente "artista"?
Non mi piace questa affermazione. Il mercato è influenzabile, la gente suggestionabile.
Altrimenti non si spiegherebbe perchè molti dei prodotti di consumo più pubblicizzati sono anche spesso quelli qualitativamente più scadenti. Non è dunque il successo, che può essere indotto forzatamente col lavaggio del cervello, a decretare che un'opera sia "opera d'arte".
E allora?
Allora conta forse il giudizio degli "
esperti" d'arte?, Quelli che sanno identificare i modi espressivi, catalogarli, riconoscere le doti di bravura e originalità dell'artista, quelli che hanno studiato la storia dell'arte, quelli che sanno tutto ciò che sta "dietro" il quadro o la scultura o comunque l'oggetto artistico?
Se andassimo a rivedere le stroncature da parte di critici famosi ad artisti ed opere che poi si sono rivelate di grandissimo livello, sicuramente si può dire che neppure i critici fanno testo.
L'emozione che si prova di fronte ad un opera d'arte, allora, è a mio avviso il vero termometro.
Dunque se molta gente si emoziona (in qualsiasi modo, anche con
l'indignazione?) allora si può concludere d'essere di fronte ad una vera opera d'arte e ad un vero artista?
Il giudizio dovrebbe comprendere due elementi:
il tema e la tecnica di realizzazione.
Si può realizzare un'opera raffigurando un soggetto originale, ma non sapere dipingere o scolpire. Il risultato sarà comunque scadente. E' stata semplicemente offesa una buona idea.
Così come si può essere un raffinatissimo tecnico del dipingere o scolpire, ma non avere nessuna espressività tematica o scegliere soggetti insignificanti. La bravura in questo caso è sprecata.
Sul valore dell'indignazione di fronte ad un'opera, poi, non sarei molto convinto che sia da considerare comunque come fatto positivo. Troppo comodo e facile. Di fronte ad una tela di 4 metri x 3 uniformemente grigia mi indigno di sicuro, come sono altrettanto sicuro di non essere di fronte ad un'opera d'arte, ma alla riproduzione di un muro ben pitturato da un valido imbianchino!
E quanto incidono, poi, le mode del momento, nelle classificazioni delle opere d'arte?
Oggi c'è un diffuso disprezzo per il
realismo. Domina
l'informale,
l'astratto,
la popart, salvo poche eccezioni.
Ma è davvero un'evoluzione o semplicemente una fase che, come sempre accade, sarà presto superata da un ritorno all'espressione "decifrabile" e dalle reali cariche emotive inequivocabili? Ci sono già casi eclatanti al riguardo. Opere sbattute in solaio per un secolo e poi vendute a 800.000 dollari!
Certamente nell'informale è molto facile gabbare il prossimo. L'informale non ha regole, non ci sono prospettive, proporzioni, colori da rispettare, messaggi chiari da diffondere: vale qualsiasi cosa. E' forse la corrente artistica più difficile da valutare e da riconoscere, anche se in verità a volte si può restare piacevolmente colpiti
dal gesto del pittore su una tela e dal colpo d'occhio che ne deriva.
Personalmente valuterei un artista informale solo se mi desse la prova di essere approdato a questo modo espressivo dopo avere percorso tutte le tappe dell'impegno classico/realistico, cioè di sapere dipingere, di avere "scuola".
Spesso, poi, l'arte pesca nel facile inconscio umano. Basti pensare a quanti artisti devono la loro fama alle splendide rappresentazioni dei corpi umani e delle loro cariche erotiche, senza per questo essersi allontanati molto dalla mera riproduzione fotografica.
Dalle madonne allattanti alle dee mitologiche. Leda e il cigno, Susanna e i vecchioni, le varie veneri e via dicendo. Quanti inconfessabili apprezzamenti hanno generato quei richiami fortemente erotici, soprattutto in basiliche e sacrestie, prescindendo dal valore artistico dei lavori!
Però, molto spesso, quelle opere, ammantate di erotismo, hanno anche rappresentato dei veri capolavori, che sopravvivono facendosi stimare anche dopo secoli.
L'arte è sempre alla ricerca di modi nuovi d'esprimersi, perchè altrimenti l'osservatore non prova più alcuna emozione di fronte al già visto. E ciò rende sempre più ardua l'opera visiva, così come si verifica nel mondo dell'espressione musicale. Siamo giunti ai suoni spezzati, ai ritmi alienanti, alle ripetizioni nevrotiche delle stesse tre note e non mi sembra si vada oltre.
L'arte non è finita, ma è sempre più difficile trovare nuova arte.