Guida di Poppi (pag. 3)
La Battaglia di Campaldino
Nella piana si affrontano l'armata Guelfa composta da Fiorentini, Pistoiesi, Lucchesi e Pratesi e
comandata da Amerigo di Nerbona e l'armata Ghibellina composta dagli
Aretini e comandata dal Vescovo Guglielmino degli Ubertini.
L'armata Guelfa conta 1900 cavalieri e 10.000 fanti, mentre l'armata Ghibellina conta di 800 cavalieri e 10.000 fanti.
Le riserve sono costituite, per l'armata Guelfa, della cavalleria
e fanteria di Pistoia e Lucca al comando di
Corso Donati composta da 200 cavalieri ed un numero
imprecisato di fanti, mentre per l'armata Ghibellina è di riserva la
cavalleria di Guido Novello composta da 150 cavalieri.
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Guelfi e Ghibellini in armi
La battaglia di Campaldino si concluse con una grande
vittoria guelfa,
i quali avevano in campo almeno mille cavalieri in più.
La cruenta battaglia che lasciò sul campo 2 mila morti, per la maggior
parte Ghibellini, lasciò un segno indelebile nella tradizione popolare
che avvolse questi eventi di un alone romantico e leggendario.
Fra le fila fiorentine figuravano Dante Alighieri e Cecco Angiolieri.
Anche Dante, che partecipò in prima linea alla battaglia fra i feditori
(soldati a cavallo incaricati di cominciare la battaglia) di Firenze con
i ghibellini, dette il suo contributo alla fama di questo evento
storico, parlandone nella Divina Commedia (Purgatorio, V 85-129).
La vittoria Guelfa a Campaldino
La battaglia svoltasi 11 Giugno 1289, che segnò l'inizio del
declino delle fortune ghibelline in Toscana ebbe inizio con lo
scontro tra i cavalieri ghibellini e l'arretramento del centro
Guelfo quando, contravvenendo agli ordini ricevuti, il comandate
guelfo Corso Donati, che aveva l'ordine di "non fedire
(attaccare) pena la testa" disse:
"Se noi perdiamo io voglio morire nella battaglia co' i miei
cittadini e se noi vinciamo chi vuole vegna a noi a Pistoia per
la condannagione" e mosse la schiera e fedì i nemici nella costa
e fu grande cagione della loro rotta.
E nella battaglia morirono quasi tutti i capitani Ghibellini tra
cui: il Vescovo Guglielmino degli Ubertini, Guglielmino de'
Pazzi in Valdarno e Bonconte figlio di Guido da Montefeltro.
Guido Novello che doveva comandare la riserva dei Ghibellini, si
rifugiò nel suo castello invece di intervenire quando il Donati contrattaccò.
Bonconte, personaggio dantesco
Mentre Dante attraversa il Purgatorio, un'anima gli chiede di pregare per lei e si presenta come
Bonconte da Montefeltro, sottolineando che, se in vita era appartenuto
alla casata dei Montefeltro, ora egli è semplicemente sé stesso.
...Io fui di Montefeltro, io son Bonconte;
...E io a lui: «Qual forza o qual ventura
ti traviò sì fuor di Campaldino,
che non si seppe mai tua sepultura?».
«Oh!», rispuos'elli, «a piè del Casentino
traversa un'acqua c'ha nome l'Archiano,
che sovra l'Ermo nasce in Apennino.
Là 've 'l vocabol suo diventa vano,
arriva' io forato ne la gola,
fuggendo a piede e sanguinando il piano.
Quivi perdei la vista e la parola
nel nome di Maria fini', e quivi
caddi, e rimase la mia carne sola.
Bonconte da Montefeltro
Bonconte nacque dal conte ghibellino Guido da Montefeltro (che Dante, nell'inferno, colloca tra i consiglieri fraudolenti) e partecipò alla cacciata dei Guelfi da Arezzo. nel 1287.
Ad Arezzo fu a capo dei Ghibellini contro i Senesi e morì nella battaglia di Campaldino, ma il suo cadavere non fu mai ritrovato.
Nel canto, l'anima narra la sua cruenta morte, invocando in punto di morte Maria per il perdono dei peccati.
Bonconte descrive anche il luogo in cui morì, in conseguenza delle ferite ricevute: nel Casentino, nel punto in cui scorre l'Archiano, affluente dell'Arno.
La In memoria della grande battaglia del 1289 che oppose i Guelfi
Fiorentini (coadiuvati da Lucchesi, Pistoiesi e Pratesi) ai
Ghibellini Aretini è apposta una colonna commemorativa (1921) con gli stemmi delle due città.
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Dopo la Battaglia di Campaldino
La vittoria ottenuta l'11 Giugno 1289 dai Fiorentini e dai Guelfi di Toscana contro i Ghibellini
Aretini, non fu determinante per la risoluzione del conflitto fra le due
fazioni, poiché i vincitori, invece di proseguire rapidamente verso
Arezzo, indugiarono nell'assedio di vari castelli del Casentino e
diedero il tempo ai Ghibellini di riorganizzarsi.
Un busto ricorda la partecipazione di Dante Alighieri alla battaglia di
Campaldino e nella vasta pianura alluvionale di Campaldino che si
estende sulla riva sinistra dell'Arno, sotto Ponte a Poppi, l'evento
storico è ricordato da una colonna chiamata "Valigia di Dante" eretta
nel 1921 sulla strada statale (al bivio verso Pratovecchio) ad opera
dell'architetto senese Agenore Socini.
Poppi