Svizzera - Schwartzsee

Questa è una storia vera e veri sono i personaggi che l'hanno vissuta qualche anno fa.

Partiamo in carovana, circa una ventina di mezzi con al traino altrettante barche attrezzate con pannelli solari.
Destinazione: Canton Friburgo, lago di Schwartzsee.

Schwartzsee

Dobbiamo mostrare alla stampa svizzera come funzionano le barche
solari e la scelta del lago Schwarzsee è emblematica perchè su quel
lago è vietatissimo usare motori da sempre.
Ma i motori elettrici sono gli unici che non inquinano ovviamente.

Dopo un interminabile viaggio arriviamo a destinazione che è ormai sera.

Sganciamo le barche dalle auto e le sistemiamo in acqua, all'ormeggio
dell'Hotel Primerose, il piu bello e attrezzato per ospitarci, proprio davanti al lago.

Schwartzsee

Poco prima di cena arriva il sindaco che ci invita tutti a casa sua, in una baita poco distante.

Al rientro in albergo passiamo la serata chiacchierando. I piu giovani
del gruppo sfruttano la discoteca per fare quattro salti.

Il mio amico Gino, organizzatore della manifestazione, visto che lui
aveva portato con sè due sue figlie, mi abbina come camera ad un ragazzo ventenne, che tutta la comitiva conosceva bene, perchè prestava servizio su un molo del lago Maggiore.


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Anch'io lo conoscevo già e mi ricordavo benissimo il suo viso molto dolce.

L'avevo battezzato "faccia d'angelo".

Lui mi saluta prima di andare in discoteca, avvisandomi che sarebbe salito in camera piu tardi, di andare pure a dormire senza preoccuparmi di lui.

Verso mezzanotte mi sento stanco e saluto i pochi rimasti nella hall, ritirandomi nella mia camera al secondo piano. Anche Gino si ritira con le sue gemelle.
Lui aveva la mansarda proprio sopra la mia stanza.

La mia camera è composta dal classico ingresso, soggiorno, bagno e camera da letto.
Mi ritiro in camera da letto e chiudo la porta scorrevole che la isola dal resto dell'appartamento.

Mi sembra d'essere in una bomboniera, totalmente isolato dal mondo esterno, nel silenzio piu assoluto.

Non ci metto molto ad addormentarmi.

Tutto a un tratto, nel sonno, sento una voce lontana che mi chiama:
"Ricky...Ricky....svegliati, svegliati!!!!"

Apro gli occhi di scatto, ma non vedo nulla, solo un gran fumo acre che mi prende subito le narici e mi blocca il respiro.

Uno strano bagliore illumina da dietro il mio compagno di camera, che,
stando sulla soglia, come vede che sono sveglio, mi getta un asciugamano di spugna intriso d'acqua.

"Fai presto...alzati...usa la spugna sulla faccia...scappa via...qui sta bruciando tutto, l'albergo è in fiamme!!!" Subito dopo avermi lanciato la spugna lo vedo sparire.

Non ho esitazioni, capisco al volo che la situazione è grave, salto dal letto e mi precipito fuori dalla camera. Butto lo sguardo verso la fonte di quella strana luce e vedo le fiamme che avevano già attaccato le tende, il televisore e le poltrone del soggiorno.

Il calore era tremendo, ma ancor peggio il fumo acre sprigionato dai materiali sintetici.

In lontananza sento suonare l'allarme.

Mi precipito fuori dalla camera e appena esco sul corridoio mi rendo conto che ci sono altri focolai d'incendio, verso la scala che porta alla mansarda di Gino.

In direzione delle scale e degli ascensori la strada sembra percorribile, così mi precipito da quella parte.

Poi mi blocco. Ho pensato a salvare la mia pelle, ma lì non c'è nessun altro? Possibile?

Come mai sono solo?

Sono l'ultimo ad essere stato avvisato...o sono l'unico?

Penso a Gino, che potrebbe essere ancora al piano di sopra, ma non è possibile salire, le fiamme me lo proibiscono. Ho un lungo attimo d'esitazione. Poi penso che sia meglio scendere, ma nel frattempo picchio su tutte le porte, cercando di fare piu rumore possibile e urlando:

"al fuoco...al fuoco...fuori...fuori!!"

Scendo le scale e noto che persino il cordone di canapa del passamano sta bruciando.

Ma solo quello.

Raggiungo la hall al piano terra.

Non c'è nessuno, salvo "faccia d'angelo" che mi viene incontro tremando in preda ad una evidente crisi di panico.

Gli chiedo subito se ha visto le altre persone uscire.
Lui scuote la testa negativamente e continua a ripetere:
"brucerà tutto qua dentro, brucerà tutto l'albergo e le persone, andiamo via, andiamo via..."

In effetti l'albergo era in massima parte costituito da legno, in classico stile chalet di montagna. Ci voleva poco a immaginare con quanta rapidità si sarebbe esteso il fuoco.

In quel momento vedo un sacco di altra gente precipitarsi giù dalle scale, schivando i vari focolai dei passamano.
Evidentemente svegliati dai colpi e dagli urli.

Poi gli eventi si fanno sempre piu frenetici, come si può facilmente
immaginare. Escono tutti, uomini donne, bambini che piangono, facce
terrorizzate.

Il direttore d'albergo ci ordina di uscire tutti fuori, all'aperto.
Noi aiutiamo come possiamo ad accompagnare i piu piccoli e gli anziani.
Saranno una cinquantina di persone.

Appena all'aperto sento arrivare i pompieri. Bisogna dire che in Svizzera i pompieri sono decisamente rapidi! Sono passati pochi minuti dal primo allarme e Schwarzsee è un paesino con quattro case!

Con gli altri amici della nostra spedizione mi dirigo sul lato dell'albergo dove si può vedere la mansarda in cui alloggiava Gino.

Lo vedo sul balcone, con le sue figlie che urlano e si sbracciano con le fiamme dietro di loro.

Loro sono in trappola, non possono scendere la scala di legno, sicuramente ostruita dal fuoco.

I vigili approntano una scala con una velocità incredibile e li riescono a portare a terra uno dopo l'altro.
Alla fine non ci sono vittime, tutti sani e salvi!

E anche l'incendio è prontamente domato.

La notte trascorre lentamente nella hall, dove abbiamo potuto sistemarci alla meglio.

Il fatto era successo che erano circa le 3 di notte.

Al mattino arrivano da Friburgo gli investigatori.

Uno dopo l'altro il commissario ci chiama in una stanza e ci interroga.


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Appare evidente: l'incendio è doloso. Lo avevo già capito, quando a mente serena avevo ripensato ad una cosa strana: il passamano della scala che bruciava per i fatti suoi!

Come poteva avere preso fuoco? Era sicuramente stato appiccato di proposito.
Nella hall circolavano voci su possibili vendette. La storia dell'hotel venne a galla. Ognuno diceva la sua.

Dopo che ebbero interrogato "faccia d'angelo" fu il mio turno.
La prima cosa che mi chiesero fu se conoscevo bene quel ragazzo.

In effetti io lo avevo visto molte volte giù al molo, ma non sapevo un gran che di lui.

Alla fine il quadro fu chiaro: era stato proprio il mio compagno di camera ad appiccare tutti quegli incendi, compreso quello in camera nostra!

Faccia d'angelo era un piromane! C'erano già stati dei precedenti su di lui e i carabinieri del paese lo conoscevano bene, ma il suo vizio non era mai trapelato.

Non ho piu rivisto faccia d'angelo, ma i commissari svizzeri sono stati molto comprensivi con lui, che se la cavò con poco.

Oggi, se ci penso, rivivo il momento in cui mi svegliai di soprassalto e sento ancora quell'inconfondibile odore acre nel naso.

Testo: Enrico Riccardo Spelta
(1991)