Il Progetto pag. 3
Nel maggio 2003 scrissi una lunga riflessione sul tema dell’Universo,
che pubblicai qui.
Ci tengo a precisare che si è trattato semplicemente di alcuni miei
ragionamenti che pescano in quel poco che conosco di fisica, astronomia,
religioni, psicologia. Riflettere scrivendo è un mio modo di procedere
che applico sempre in tutte le cose, non vuole essere una forma
esibizionistica e non me ne vanto.
Dopo quello scritto mi sono imbattuto quasi per caso in teorie che
avevano molti punti in comune con le idee che mi stavo facendo e che
avevo espresso. In particolare su un
sito web ho trovato qualcosa che parla di “modello cibernetico di
coscienza” e di “teoria olistica del cosmo”, ricollegando varie
teorie antiche e moderne (soprattutto orientali) e sviluppando una
ipotesi di coscienza e di informazione ai vari livelli, che m’è
sembrata molto interessante, anche se, ovviamente, come tutte queste
teorie, non facilmente riconducibile a prove e dimostrazioni
concrete.
D’altro canto i rami della scienza moderna sono tutti e sempre più
altamente specialistici al punto che s’è persa completamente la
visione dell’insieme delle cose. I medici ti guardano solamente come
apparato digerente, oppure come polmoni che respirano o ossa che
dolgono, o cervelli che pensano o denti che si cariano. Raramente, presi
come sono dal loro particolare punto di vista, si ricordano che l’insieme
dei nostri organi compone un individuo con una sua autonoma coscienza
immersa nella coscienza collettiva. Per loro siamo organi che funzionano
bene o male e basta, e come tali ci trattano.
I fisici dal canto loro, esaminano la materia e ne studiano le leggi
più complesse, delle quali non si chiedono il perché esistano, ma
solamente come agiscono. I religiosi non degnano di attenzioni il corpo,
ma ci vedono unicamente come spiriti vaganti e peccatori che si
abbandonano ai piaceri della carne, come se questa non fosse parte
indissolubile del nostro essere vivi. E’ come se avessimo in questi
ultimi secoli accumulato una infinità di informazioni, ma che nessuno
si preoccupa di vedere nel suo insieme armonico. Se il medico chirurgo
si sollevasse solo per un attimo dal corpo che sta operando, si
renderebbe conto che quel paziente è stato preparato psicologicamente
ad affrontare un intervento (non sempre!), ma non è stato minimamente
edotto su chi egli sia e su quanto appartenga all’intero
universo.
Non servirebbe a nulla un simile discorso? Non ne sono molto convinto.
Tutto dipende da quanto ci ostiniamo a considerarci individualmente dei
piccoli universi chiusi in noi stessi, nel confine della nostra pelle,
piuttosto che sentirci pulsare al ritmo globale del cosmo. Noi
interagiamo continuamente con tutto il mondo che ci circonda. Non
abbiamo alcuna autonomia da esso. E per questo motivo dobbiamo imparare
a uscire dai nostri confini fisici, come sanno ben fare molti maestri
delle scuole filosofiche e di meditazione orientali. Da questo punto di
vista è molto illuminante la teoria dei sette
livelli
di esperienza-comunicazione del modello olistico e dei sette
livelli
di coscienza del modello Cyber7. Nessuno di noi forse ambisce a
raggiungere il settimo livello, ma penso sia altrettanto vero che molta
umanità non riesca neppure a schiodarsi dal primo livello!
Dopo questa seconda premessa passo ad alcune ulteriori riflessioni,
arricchito da quanto letto recentemente.
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LIMITATEZZA DELLE LEGGI FISICHE
Analizzare i processi fisici in base alle prime due leggi della
termodinamica è molto riduttivo e semplicistico. Inoltre non descrive
il vero che sta attorno a noi e di cui siamo quotidianamente testimoni.
La prima legge termodinamica dichiara semplicemente che energia e
materia, in un sistema chiuso come il nostro universo, sono quantità
immutabili. In altre parole tanta energia c’è e tanta ne rimarrà,
così come la materia presente nel nostro universo è quella e dunque
“nulla si crea e nulla si distrugge”.
La seconda legge, poi, afferma che in un sistema chiuso tutto procede
dal caos verso l’ordine (principio dell’entropia). Come dire che una
montagna, poco per volta e impiegando l’energia latente che possiede,
si sgretolerà, precipitando a valle, fino a raggiungere le coste e lì
si confonderà col resto della sabbia e del mare, trovando appunto “l’ordine”.
Abbiamo così descritto “la morte” di una montagna. E a questo serve
la seconda legge della termodinamica, a descrivere il lento disfarsi
delle cose. E l’energia che fine ha fatto? La seconda legge non
smentisce certamente la prima, per cui afferma che l’energia attiva
originale verrà trasformata in energia degradata, cioè dispersa (in
calore, in movimento cinetico, ecc. ecc.).
Un altro esempio classico è quello di due sfere di vetro comunicanti
tra loro. Se iniettiamo del gas in una delle due sfere avremo per un
certo tempo che tutto il gas è da una parte, mentre l’altra sfera è
ancora vuota. Siamo al momento della massima energia accumulata, o
massima differenza di potenziale. Ma poi poco per volta il movimento
caotico delle particelle di gas si sposterà fino a percorrere il
corridoio ed invadere l’altra sfera. Il processo sarà in quiete
quando tutte le particelle saranno disposte in modo uniforme in entrambe
le sfere.
Tutto questo è sicuramente vero e nessuno lo mette in discussione. Ma
la seconda legge della termodinamica descrive il processo di
disgregazione della materia e di consumo d’energia attiva, senza fare
il minimo riferimento al processo opposto, cioè quello della nascita
delle strutture cosiddette caotiche, perché anomale rispetto alla
diffusione lineare della materia.
Forse ciò è dovuto al fatto che gli scienziati sono sempre stati
condizionati dalle nostre religioni occidentali, per cui non potevano
invadere il territorio della creazione, monopolio divino? E così sono
sempre partiti dalla costruzione già fatta.
Finché si parla di materia che si trasforma in polvere, tutto bene e la
Chiesa non interviene, ma se si tocca il mistero di come la materia si
sia unita in strutture via via sempre più complesse, allora s’invade
un terreno minato. E Cartesio ne sapeva qualcosa, visto che, per amore
di pace e per salvare la pelle, mise subito in chiaro che la scienza si
sarebbe occupata solamente di descrivere i processi fisici, senza
toccare ciò che riguarda l’anima, la coscienza, lo spirito, la
creazione, ecc., cioè senza tentare di invadere il ramo del pensiero
filosofico e religioso.
Abbiamo così portato avanti per secoli la
nostra scienza materiale e meccanicistica, con ben poche eccezioni. Ed
anch’io ne sono stato affascinato, perché mi sembrava che nulla
potesse essere accettato se non materialmente dimostrabile con
esperimenti e formule inattaccabili. D’altro canto chi è uscito dai
sacri binari della prova scientifica ha molto spesso speculato in modo
vergognoso, campando teorie sospese nel nulla, creando in questo modo un
rigetto totale per ogni ipotesi che, pur sollevando questioni di cui la
scienza non sa dare spiegazione, rischiavano di essere catalogate come
ciarlatanerie.
In Oriente, invece, dove hanno prevalso forme di religiosità totalmente
diverse, questo veto non c’è stato e infatti le visioni dell’Universo,
della creazione, della vita, degli esseri umani, sono molto diverse da
quelle occidentali.
Prendiamo un altro esempio. Una coppia di esseri umani che sia carica di
desiderio, diciamo “riproduttivo”. Prima che inizi l’atto siamo al
momento della massima carica di energia spendibile. Poi questa energia
viene impiegata... e sappiamo bene come. Il processo termina con l’accensione
di una sigaretta e/o la classica frase del “t’è piaciuto cara?”.
Bene, abbiamo descritto un fenomeno tipico dell’entropia e della
seconda legge termodinamica.
Tutto qui? Certo, perché nessuna legge fisica ci spiega che, a processo
concluso, un piccolo essere vivente che chiamiamo spermatozoo, carico a
sua volta di una piccolissima energia, rispetto a quella enorme che è
stata impiegata nell’atto copulatorio, è già partito alla conquista
di una cellula femminile e che da lì in poi si svolgerà un
meraviglioso progetto di aggregazione di materia, dentro l’utero
materno, fino ad arrivare alla creazione di un nuovo individuo. La “sintropia”,
appunto, cioè la legge opposta all’entropia.
In questo processo assistiamo ad un’opera meravigliosa che dalle
briciole costruisce un miracolo che chiamiamo essere vivente e che la
fisica pare ignorare, perché la spingerebbe dritto dritto verso
spiegazioni che invaderebbero il terreno della fede. Come anche la
sabbia e l’acqua del mare, che non sono il traguardo finale di una
montagna, ma semplicemente un ciclo, perché sappiamo bene che dal mare
si formeranno nuove isole e nuove montagne, frutto dell’opera di
miliardi di piccoli coralli, che raccoglieranno quelle briciole di
energia occorrenti per costruire un nuovo ammasso di materia che
chiameremo appunto “isola”.
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La stessa cosa vale per una qualsiasi stella. Noi sappiamo che il nostro
Sole esaurirà tutta l’energia che sta spendendo per riscaldarci e
morirà. Ma sappiamo anche che da semplice polvere e gas sparsi nello
spazio, tanto tempo fa e con l’impiego di altre energie, s’è creato
poco per volta un ammasso che poi alla fine ha dato la nascita ad una
nuova stella, il nostro Sole appunto.
Allora partiamo dal presupposto che è pur vero che nulla si crea e
nulla si distrugge, così come ogni cosa nell’Universo ha una sua
prefissata durata e cioè che nulla è immutabile, ma rendiamoci
altrettanto conto che c’è un incredibile processo che tende a
costruire nuovi oggetti e che questa costruzione parte da mattoni molto
piccoli, i quali sembrano già possedere una loro coscienza e conoscere
il loro destino progettuale.
Ogni corpo è cosciente e agisce nel rispetto di regole. Se non fosse
cosciente non potrebbe rispettare alcuna regola. Come fa un atomo a “comportarsi”
da atomo? E un elettrone, perché agisce esattamente da buon elettrone?
O un quanto di luce, o una molecola, o un organo del nostro corpo, o un
individuo? O ancora perché una stella si comporta esattamente da
stella?
E l’Universo intero agisce come un buon universo che si
rispetti? Forse un esperto in fisica mi risponderebbe che ogni corpo si
comporta esattamente seguendo le leggi fisiche, ma io vorrei sapere come
fa a conoscerle? Ne è semplicemente influenzato in modo passivo? Come
lo siamo noi dalla forza di gravità, per esempio? Ma il nostro corpo e
tutti i suoi organi sono stati costruiti “sapendo” delle leggi
fisiche. Infatti, per esempio, introduciamo il cibo dall’alto e nel
nostro corpo il suo percorso procede verso il basso e non il contrario.
Quindi tutti i nostri organi si sono sviluppati consapevoli delle leggi
fisiche a cui sarebbero stati sottoposti.
Le leggi si manifestano solo laddove c’è coscienza e conoscenza. In
altre parole si potrebbe dire che ogni cosa è veicolo e utilizzatrice
di informazioni e che queste informazioni vengono scambiate a tutti i
livelli di organizzazione della materia. Chi di voi sarebbe in grado di
rispettare una legge non scritta? Per questo credo che anche le leggi
fisiche vengano trasmesse a tutti i livelli in cui è organizzata la
materia, dal più semplice al più complesso.
Siamo allora in presenza di un Universo che sa cosa fare, sa ciò che
vuole, è consapevole delle sue finalità e segue le sue leggi. E queste
finalità si manifestano attraverso la continua nascita, vita e morte,
di qualsiasi struttura che ne faccia parte, tramandando così un
messaggio di maggiore conoscenza a tutta la materia ed energia che
rimane. Un universo che impara e si evolve. Quindici miliardi di anni fa
non esistevano sicuramente galassie, stelle, pianeti, né tanto meno
esseri viventi, perché non c’erano ancora le capacità affinché si
manifestassero.
Mancava la conoscenza necessaria. Ma dal microcosmo della materia sono
nati tutti i processi che hanno portato, nei miliardi di anni che vanno
dall’inizio sino ai giorni nostri, piccoli atomi ad unirsi e costruire
strutture sempre più complesse a cui hanno trasmesso le stesse leggi.
Oserei dire che forse esiste un DNA anche dell’atomo, o, ancor meglio,
delle più piccole particelle che poi vanno a comporre un atomo.
E quel DNA è la coscienza dell’universo, il libro che spiega cosa
fare e in quale direzione spingersi, seguendo quali princìpi. Sulla
vetta di questa piramide ci siamo noi, esseri viventi e per giunta
dotati di intelligenza, che rappresentano la frontiera più elevata
della coscienza universale. I più importanti portatori di informazioni
verso il futuro: ”i grandi messaggeri del progetto globale”.
La scala dei valori umani
L'uomo è un'entità pensante racchiusa nell'involucro di un corpo,
capace di interagire con l’ambiente che lo circonda.
All'interno del suo essere contiene tutte le esperienze che acquisisce
ed elabora durante la vita.
Questa assimilazione di conoscenze può restare "imprigionata"
nella sua mente ed in particolare nella sua memoria e non produrre alcun
risultato tangibile all'esterno. In questo caso la sua intera esistenza
non lascerebbe alcuna traccia del suo passaggio, perché il suo
passaggio può essere apprezzato solamente se egli realizza qualche
opera visibile ai suoi simili e se lascia in eredità qualcosa di
veramente utile alla causa dell'umanità.
L'uomo che prende senza nulla dare in cambio è una spugna (o un semplice
"consumatore") ed ha ben
poco merito su questa scala di valori.
Ma ogni essere umano può anche contribuire, secondo le sue possibilità
intellettuali e le sue capacità, per lasciare un suo contributo tangibile all’intera
umanità.
I pensieri, le esperienze, l’ordinaria comunicazione verbale, non
producono alcun risultato realmente apprezzabile.
Per essere tale, ciò che produce deve avere garanzie certe di
sopravvivenza oltre il suo limite di vita.
Si potrebbe anche tentare di stilare una lista esemplificativa che
illustri quali attività umane sono classificabili in termini di valore
trascendente la sua vita.
Al primo posto collocherei sicuramente la procreazione.
Non si tratta di un contributo che abbia in sé un elevato valore
innovativo, ma si tratta del più importante ruolo che un essere umano
è chiamato a svolgere.
Tramite la procreazione egli dà la possibilità alla sua esistenza di
essere tramandata ad un nuovo essere umano e in questa operazione egli
trasferisce, con una sola azione, tutto il suo complesso codice
genetico: il segreto della sua stessa vita.
E' un dovere fondamentale e nello stesso tempo molto semplice da
soddisfare, alla portata di quasi tutti gli esseri umani.
Al secondo posto indicherei qualsiasi apporto di tipo scientifico che
contribuisca al rafforzamento dell'esistenza umana materiale, in una
direzione qualsiasi.
Pensiamo al primo uomo che ebbe l'intuito di scheggiare una selce per
ottenerne un'arma utile alla caccia, o alla prima accensione volontaria
di un fuoco. In una scala universale di valori quei contributi avrebbero
un'importanza immensa, che ogni essere umano dovrebbe ancora celebrare
al giorno d'oggi, perché hanno fatto fare balzi di migliaia d'anni in
avanti al genere umano, garantendone in modo determinante la capacità
di sopravvivenza e di lotta contro la natura spesso ostile.
E si potrebbe proseguire elencando, come grandi valori, tutte le
scoperte che vanno dalla ruota, all'età del ferro, alla scrittura e via
fino ai giorni nostri con tutte le scoperte che riguardano il
funzionamento del corpo umano ed il modo per curarne le malattie.
Verrebbe poi la parte scientifica che pur essendo priva di una utilità
diretta e immediata, conserva in sé l'alto valore del progresso nella
conoscenza dei fenomeni: dalla fisica alla chimica, alla matematica,
all'astronomia, alla biologia, ecc. ecc. E' solo attraverso la
conoscenza che l'uomo può aspirare ad avere un ruolo importante nel suo
Universo.
Ogni gradino di questi progressi porta un nome: quello del suo primo
scopritore o inventore.
Poi vengono le realizzazioni tecnologiche e quelle artistiche. Opere che
sfidano le leggi di gravità o che consentono all'uomo di apprezzare
l'armonia e l'estetica delle cose o di tramandare la conoscenza
attraverso la parola scritta, i simboli, le immagini e i suoni. L’arte
non è vincolata al linguaggio, ma è più o meno universale a seconda
del modo in cui viene espressa.
Tutto questo è il patrimonio culturale che negli anni e nei secoli si
arricchisce: la banca dati della conoscenza, cultura e sensibilità dell’Uomo.
E’ così che i discendenti possono acquisire in pochi anni tutte le
esperienze tecnologiche e intellettuali dei loro avi e, partendo da
quelle stesse conoscenze, possono costruirne di nuove, senza doverne
ripercorrere tutte le tappe.
Chiunque abbia in qualche misura partecipato a questo impegno,
contribuendo con un piccolo o grande lascito personale, è sicuramente
immortale.
Sotto questi livelli di contributi il resto è di scarsa importanza e si
disperde in una miriade di attività di cui poco o nulla resta dopo la
propria scomparsa.
Noi festeggiamo e onoriamo, invece, i macellai della storia, ovvero delle vittorie militari oppure
delle persone
che sono santificate dalla nostra religione e che il più delle volte
non hanno consegnato all'umanità null'altro che il proprio spirito di
sacrificio (masochismo) e di tolleranza o le proprie visioni, come esempio di stile
di vita poco invidiabile e ancor meno utile.
Un nulla se paragonato alla grandezza delle opere che ci hanno lasciato
i filosofi greci, Leonardo da Vinci, o Darwin, Keplero, Newton, Galileo,
Einstein, Freud, Pasteur, Ghandi o uno qualsiasi di tutti gli altri
scienziati, ricercatori e pensatori di tutti i tempi.
Ognuno di noi, allora, consapevole della grandezza di questo impegno,
potrebbe cimentarsi in qualcosa che serva alla causa, molto di più
degli umili lavori di routine, verso i quali siamo immancabilmente
spinti dalla nostra società.
Possiamo tutti contribuire portando una goccia nel mare della vasta
conoscenza dell’umanità.
Forse questa è la giusta visione e interpretazione di “progresso”.
E il progresso si misura in apporto di benefici. C’è progresso
laddove la conoscenza umana migliora nel comprendere sé stessa, le
leggi del nostro pianeta e dell’intero Universo, così come le
condizioni di vita dei suoi singoli componenti.
Questo impegno è la diretta conseguenza della teoria del “grande
progetto universale”.
La nostra diversificazione rispetto a tutto ciò che ci circonda
consiste proprio nella capacità di progredire ed elevarci, prendendo
sempre più coscienza di noi stessi e dell’ambiente in cui operiamo.
Il nostro destino, la nostra ragione di vita, non può essere senza
scopo o finalizzata ad un mero tentativo di soddisfare i nostri piaceri.
Questo è semmai il compenso immediato che ne possiamo trarre, il
riconoscimento dei nostri sforzi, ma non la finalità. Così come l’impegno
nella procreazione è ricompensato dal piacere dell’orgasmo, ma non è
certamente l’orgasmo il risultato ultimo dell’atto copulatorio.
Però non tutte le azioni umane che producono un ritorno in termini di
appagamento ci indicano la via giusta da seguire. L’uomo racchiude in
sé molte deviazioni e difetti e spesso si muove più alla ricerca di
effimeri appagamenti individuali, che retto dallo spirito d’essere
utile all’intera umanità.
Riuscire a fare luce su questa enorme differenza d’impiego delle
proprie risorse sarebbe molto importante e dovremmo educare e
sensibilizzare i nostri figli a tal proposito, affinché sappiano come
meglio spendere il loro tempo e in quali direzioni spingere le loro
attività.
La società basata sul consumo di beni e servizi, invece, porta in sé
una deviazione pericolosa, perché pone in primo piano la produzione, il
commercio e l’uso di troppi prodotti che hanno un basso o nullo valore morale
e poca importanza per spingere nella giusta direzione il vero progresso.
Autore: Enrico Riccardo Spelta
(giugno 2003)