Se un giorno scoprissimo di non essere l'unica specie superdotata presente nell'Universo di sicuro non mi sorprenderei.
Mi sorprenderebbe molto di più la certezza che non esistano altri casi come il nostro.
Partendo da questo presupposto allora mi sono chiesto: ma come sarebbero con molta probabilità degli esseri intelligenti come noi?
E qui cerco di tracciare tutti i ragionamenti che si potrebbero fare su questo tema.
Proviamo a costruire mentalmente l'essere vivente più idoneo a sfruttare il proprio pianeta e ad immaginare che il prototipo realizzato rappresenti un modello molto probabilmente riscontrabile in molti pianeti del nostro Universo.
Facciamo finta d'essere noi il Creatore, e iniziamo il progetto.
Dipende dalle funzioni che può svolgere in un pianeta con più o meno le stesse leggi fisiche e gli stessi elementi chimici del nostro. Pensando che le leggi fisiche siano con molta probabilità le stesse in tutto l'Universo.
In questo pianeta ci sarà dunque dell'aria, delle materie prime (acqua, minerali vari, ecc.) ed altre forme di vita inferiori, animali e vegetali, più o meno variabili e più o meno distribuite.
Partiamo dall'esigenza fondamentale di cui qualsiasi essere vivente debba disporre, ovvero quella di ricavare energia dall'ambiente circostante, altrimenti il motore della vita non parte.
La potrebbe ricavare dalle materie inerti e/o da altre forme di vita disponibili in loco, come facciamo noi e tutte le altre forme di vita del nostro pianeta.
Per ottenere questo gli serve un dispositivo che gli consenta di prelevare la materia e di trasformarla ricavando appunto energia, che gli serve per alimentare il proprio fisico e tutte le sue inevitabili funzioni.
Serve un meccanismo con cui introdurre la materia, triturarla, spedirla ad un organo in grado di svolgere reazioni chimiche utili ad estrarre le sostanze da distribuire nel corpo per alimentare i vari organi.
Una bocca, dei denti (o qualcosa di simile) ed uno stomaco, con un dispositivo di espulsione degli scarti inevitabili (intestino e retto).
Per alimentare con calore ed energia ogni parte del corpo servirebbe un dispositivo di distribuzione.
Cosa c'è di meglio del sistema di circolazione del sangue?
Per farlo circolare ci vuole una semplicissima pompa. Noi lo chiamiamo "cuore".
Più necessiterà di energia, più la pompa pulserà in fretta.
Per prelevare merce dall'ambiente, però, dobbiamo anche pensare di dotare il nostro immaginario prototipo di organi di presa e di capacità visive per identificare i vari oggetti.
Per la presa e per una infinità di altre operazioni un dispositivo ideale è dato da mani con dita prensili.
Le dita potrebbero essere 4 o 5 o magari 6, ma più o meno ci siamo con quanto abbiamo noi.
Con le mani e le braccia ruotabili in tantissime posizioni possiamo eseguire moltissimi esercizi e sfruttare le nostra capacità per manipolare gli oggetti e interagire con qualsiasi altro essere vivente. Questa caratteristica è tipica solo di poche specie viventi, ma noi siamo superdotati in questo senso.
Gli occhi sono due complesse telecamere, poste su una base rotante (il collo) che forniscono una visione tridimensionale dell'ambiente ed una prima informazione sulle caratteristiche dei dettagli.
Noi queste differenze le chiamiamo "forme e colori", che si aggiungono alla distanza e dimensione.
Ovviamente non basterebbe "vedere" ciò che ci circonda, dovremmo fare in modo che il nostro alieno sia in grado di decifrare cosa sono le varie cose che lo attorniano.
E qui si manifesta subito l'imprescindibile necessità di avere un organo di gestione di tutti i processi vitali, ovvero quello che chiamiamo "cervello", l'organo più importante di tutti!
In quel centro si potranno memorizzare ed elaborare tutte le informazioni provenienti dall'ambiente, ma anche i vari segnali risalenti dal nostro corpo, come punti di dolore o di movimento in atto.
Un'altra caratteristica imprescindibile per un essere di qualità superiore è la capacità di comunicare, sviluppando un linguaggio complesso, fino ad arrivare all'abilità di scrivere e così tramandare ai posteri qualsiasi esperienza di vita. Noi siamo l'unica specie in grado di farlo sul nostro pianeta.
Inoltre è indispensabile dotare di capacità motorie il corpo che stiamo immaginando.
Ci sarebbero varie soluzioni, ma quella di munirlo di due zampe lunghe e articolate, terminanti in due piedi flessibili e sensibili sembrerebbe la soluzione migliore.
Certo si potrebbe pensare di dargli anche un paio d'ali per permettergli di volare, spostandosi così più rapidamente e con la possibilità di superare anche grossi ostacoli, come un lago o un fiume.
Ma ciò comporterebbe delle modifiche alla struttura portante del fisico, le ossa, troppo pesanti, e di tutto il resto per rendere molto più leggero il corpo fisico, altrimenti non riuscirebbe ad elevarsi in volo.
Rinunciamo alle ali, lasciamole agli angeli.
A questo punto il nostro esemplare perfetto ha già una fisionomia ben delineata: dispone di una testa rotante, dotata di organi sensibili (vista, olfatto, udito e capacità di identificare il gusto delle sostanze ingerite), ed avrebbe un organo atto alla elaborazione di tutti i dati che riceve e di tutti i comandi che la sua volontà gli chiede di eseguire.
Poi gli abbiamo dato due gambe per muoversi e due braccia con mani articolate e dotate di dita prensili.
Infine abbiamo pensato ai sistemi interni per ricavare energia e distribuirla a tutto il corpo.
A questo punto la macchina è pronta, possiamo dargli il via e farlo vivere.
Però si presenta un primo problema: non è in grado di identificare i pericoli se non sperimentandoli lui stesso, col rischio di rompersi quasi subito!
Già, gli manca l'istinto!
Mettiamo una memoria storica dei pericoli facilmente identificabili in una ghiandolina del cervello e facciamo in modo che sia la prima a ricevere i segnali dall'esterno per comandare subito la decisione da prendere, ovvero: scappare, scansare o attaccare il pericolo palesato.
OK, ora ci siamo ed il resto...con tutta la memoria disponibile di cui abbiamo dotato il cervello, verrà col tempo.
Bene, ma dovrà vivere per sempre? No, chiaro, ogni animale, come ogni macchina, dispone di organi che si possono guastare o che comunque avranno la tendenza a logorarsi nel tempo, invecchiando fino a diventare inusabili.
Per questa cosa non abbiamo da fare nulla. Sarà il loro livello di conoscenze a provvedere alle cure necessarie per rimuovere le malattie e prolungare gli anni di vita.
Quindi questa forma di vita una volta prodotta sarebbe fine a se stessa?
No, noi pensiamo ad un prototipo di una "specie" e la specie è ovvio che deve avere la volontà e capacità di auto-riprodursi per espandersi negli ambienti disponibili. Un solo esemplare non fa una specie!
E' la motivazione primaria di qualsiasi specie vivente. Nascere, crescere ed espandersi, moltiplicandosi.
E' chiaro che dobbiamo pensare a come risolvere anche questa esigenza.
Per farlo dobbiamo decidere quale sarebbe il modo più valido e semplice per la riproduzione.
Ogni esemplare della nostra specie ha in sè un codice che rappresenta il programma da noi ideato per il suo sviluppo.
In esso sono contenute le spiegazioni dettagliatissime per la costruzione di un corpo autosufficiente.
Negli esseri viventi sulla Terra questo programma è racchiuso in quello che chiamiamo DNA.
La soluzione sembra geniale. Il DNA si tramanda di cellula in cellula differenziandosi per lo sviluppo dei vari organi e poi passa alla prole.
Se questa è la soluzione più intelligente, inutile pensare di inventarne altre...salvo smentite!
Però c'è un'altra scelta da fare: che tipo di riproduzione?
Possiamo pensare a quelle terrestri, ovvero per partenogenesi o come ermafrodito, ovvero un individuo che si divide generando da sè stesso un secondo individuo, senza bisogno di dimorfismo sessuale.
In questo caso i nuovi nati potrebbero essere tutti perfettamente identici al capostipite.
In altre parole non c'è necessità di creare organi riproduttivi differenziandoli in maschili e femminili.
Niente organi, niente amore, niente sessualità. Potrebbe anche funzionare...ma che squallore!
Ma non solo. Una specie che si riproduce con esemplari sempre identici al capostipite ha un grande punto debole: nessuna capacità selettiva di adeguarsi in un certo contesto ambientale.
Mi spiego meglio.
Mettiamo che l'ambiente in cui la nostra specie vive si modifichi, per cause astrofisiche che non ci interessa approfondire.
Dunque il clima, l'aria, gli alimenti da utilizzare potrebbero cambiare.
A questo punto se gli individui che nascono hanno lievi differenze tra loro capiterà di sicuro che qualcuno sia più dotato fisicamente a muoversi in un ambiente diventato più caldo o più freddo o con cibi difficilmente digeribili, o altro. Ovvero sarà più conforme al nuovo modello ambientale che si è creato e potrà così riprodursi più facilmente degli altri individui meno idonei a sopportare le variazioni.
Abbiamo inventato niente di meno che la selezione naturale. Grazie Darwin per il suggerimento!
Seguendo questa idea dotiamo la nostra specie aliena di DNA.
Con questo possiamo avere un individuo femmina che produca qualcosa tipo un uovo contenente il suo DNA che poi sarà fecondato da un individuo maschio che aggiungerà il suo DNA. La miscela così ottenuta darà luogo ad un nuovo individuo, che sarà sicuramente più o meno simile, in meglio o in peggio, ai procreatori, ma che ovviamente potrebbe avere quelle piccole diversità che risulterebbero più adatte all'ambiente in cui dovrà vivere e così avrebbe anche più capacità di riprodursi a sua volta, come dicevamo sopra.
Ultima possibilità che abbiamo a disposizione è quella di iniettare in un corpo femmina il seme col DNA di un corpo maschio, senza avere uova che sarebbero difficili da proteggere, visto che potrebbero essere commestibili e particolarmente delicate.
Allora pensiamo ad una femmina che avrà nel suo corpo un organo atto allo sviluppo fetale del nascituro, così come nel maschio dovremmo provvedere a dotarlo di un organo espandibile atto ad iniettare il suo seme nella femmina.
E' la soluzione più complicata.
Per stimolare questa azione dobbiamo fare in modo che la coppia sia incentivata in qualche modo a svolgere questo atto.
L'idea di dare un premio, facendo provare un grande piacere alla coppia, derivante dall'atto copulatorio stesso, sembra poi la soluzione migliore, in tutti i casi.
E' tutto.
Abbiamo generato una specie progettata a tavolino ed alla fine ci ritroviamo con qualcosa del tutto simile alla specie umana! Non possiamo escludere che siano possibili altri percorsi evolutivi, ma la meraviglia della nostra struttura umana ci spinge a rifiutare questa ipotesi.
La conclusione potrebbe essere che l'individuo più evoluto e dunque più idoneo a popolare l'Universo è un essere vivente assai simile a noi e la cui caratteristica vincente, oltre alle insuperate capacità manuali e al linguaggio è data dalla enorme potenzialità del cervello.
Con questa conclusione si arriva a pensare che l'incontro con una specie aliena ci porterebbe a conoscere esseri viventi molto simili a noi e magari con i quali potremmo addirittura riprodurci, generando una specie ancora più potente.
Possiamo solo sperare che questi alieni ci portino in eredità una maggiore capacità di controllare bene il nostro istinto, che moltissime volte ci porta a comportarci ancora come animali inferiori, prede solamente del proprio egoismo e bramosia.
Autore: Enrico Riccardo Spelta
(luglio 2019)