Nemmeno le nubi assolate possono fare stamane
Gonne così. Né la donna in ambulanza,
Il cui rosso cuore sboccia prodigioso dal mantello
Dono, dono d'amore
Del tutto non sollecitato
Da un cielo
Che in un pallore di fiamma accende i suoi
Ossidi di carbonio, da occhi
Sbigottiti e sbarrati sotto cappelli a bombetta.
O Dio, chi sono mai
Io da far spalancare in un grido queste tarde
bocche
In una foresta di gelo, in un'alba di fiordalisi.
Entro nella torre delle mie paure,
chiudo la porta su quella oscura colpa,
sprango la porta, tutte le porte sprango.
Il sangue corre, mi rimbomba
nelle orecchie: il passo
della pantera è sulle scale,
ora la sento che sale, che sale.
il passo della pantera è sulle scale,
ora la sento che sale, che sale.
Stasi nel buio. Poi
l'insostanziale azzurro
versarsi di vette e distanze.
Leonessa di Dio,
come in una ci evolviamo,
perno di calcagni e ginocchi! - La ruga
s'incide e si cancella, sorella
al bruno arco
del collo che non posso serrare,
bacche
occhiodimoro oscuri
lanciano ami
Boccate di un nero dolce sangue,
ombre.
Qualcos'altro
mi tira su nell'aria -
cosce, capelli;
dai miei calcagni si squama.
Bianca
Godiva, mi spoglio -
morte mani, morte strette.
E adesso io
spumeggio al grano, scintillio di mari.
Il pianto del bambino
nel muro si liquefa.
E io
sono la freccia,
la rugiada che vola
suicida, in una con la spinta
dentro il rosso
occhio cratere del mattino.
Ma preferirei essere orizzontale.
Non sono un albero con la radice nel suolo
che succhia minerali e amore materno
per poter brillare di foglie ogni marzo,
e nemmeno sono la bella di un’aiola
che attira la sua parte di Ooh, dipinta di colori
stupendi,
ignara di dover presto sfiorire.
In confronto a me un albero è immortale,
la corolla di un fiore non alta, ma più
sorprendente,
e a me manca la longevità dell’uno e l’audacia
dell’altra.
Questa notte, sotto l’infinitesima luce delle stelle,
alberi e fiori vanno spargendo i loro freschi
profumi.
Cammino in mezzo a loro, ma nessuno mi nota.
A volte penso che è quando dormo
che assomiglio loro più perfettamente -
i pensieri offuscati.
L’essere distesa mi è più naturale.
Allora c’è aperto colloquio tra il cielo e me
e sarò utile quando sarò distesa per sempre:
forse allora gli alberi mi toccheranno e i fiori
avranno
tempo per me.
(28 marzo 1961)
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