Nulla, spuma, vergine verso
A non designar che la coppa;
Tal si tuffa lungi una frotta
Di sirene, il dorso riverso.
Noi navighiamo, o miei diversi
Amici, io già sulla poppa
Voi sulla prua ch'apre alla rotta
Flutto di folgori e d'inverni;
Un'ebbrezza bella m'ingiunge
Senza temer beccheggio lungo
Di levar alto questo salve
Solitudine, scoglio, stella
A non importa ciò che valse
La cura bianca della vela.
INTRODURMI
Introdurmi nella tua storia
Come un eros sbigottito
Se ha col nudo piede toccato
Un po' d'erba del territorio
Contro ghiacciai attentatore
Io non so l'ingenuo peccato
Che tu avrai impedito
D'alto riso la sua vittoria
Dì se il contento in me è poco
Tuono e rubini alla mia trave
Di veder nell'aria ove sale
Con dispersi reami un fuoco
Morir la ruota sangue e croco.
Di mie bighe prece serale.
IL PAGLIACCIO PUNITO
Occhi, laghi alla sola mia ebbrezza di rinascere
Altro dall'istrione che col gesto ridesta
Come piuma di lampade ignobili la cenere,
Ho bucato nel muro di tela una finestra.
Nuotando traditore con gambe e braccia sciolte,
A molteplici balzi, rinnegando nell'onda
Il falso Amleto! è come se mille e mille volte
Per vergine sparirvi innovassi una tomba.
Ilare oro di cembalo che una mano irritò
Il sole tocca a un tratto la pura nudità
Che dalla mia freschezza di perla io esalai,
Rancida nera pelle quando su me è passata,
Ch'era tutto il mio crisma io ignorato, ingrato!,
Quel trucco dentro l'acqua perfida dei ghiacciai.
SUPPLICA FUTILE
Principessa! a invidiare d'un'Ebe la ventura
Che ai labbri e al vostro bacio spunta sulla tazzina,
Consumo gli occhi, ma la discreta figura
Mia d'abate neppure starebbe sul piattino.
Poi ch'io non sono il tuo cagnolino barbuto,
Né il dolce, né il rossetto, né giuochi birichini,
E su di me il tuo sguardo chiuso io so caduto,
Bionda cui acconciarono orefici divini!
Sceglieteci... tu cui le risa di lampone
Si congiungono in gregge come agnellette buone
Brucando in tutti i voti, belando paradisi;
Affinché Amore alato d'un ventaglio sottile
Mi vi pinga col flauto mentre addormo l'ovile,
Principessa, sceglieteci pastor dei tuoi sorrisi.
SONETTO
Il verginale, il bello e il vivace presente
Con un colpo dell'ala ebbra ecco ci spezza
Il duro lago obliato chiuso dal trasparente
Ghiacciaio di quei voli che mai seppero altezza!
Un cigno d'altri giorni se stesso a ricordare
S'abbandona magnifico, ma ormai senza rimedio
Per non aver cantato la plaga ove migrare
Quando già dello sterile inverno splenda il tedio.
Questa bianca agonia inflitta nello spazio
Al collo che lo nega lo scuoterà di strazio,
Ma non l'orror del suolo dove sta prigioniero.
Stephane Mallarmé biografia
Stéphane Mallarmé (Parigi, 18 marzo 1842 - Valvins, 9 settembre 1898) è un
poeta e critico francese. Lavora come insegnante di inglese e passa
buona parte della vita in relativa povertà, pur essendo uno dei
maggiori poeti del simbolismo francese, giustamente conosciuto anche
per il suo salotto, occasionali raduni di intellettuali in casa sua,
per discutere di poesia, arte, filosofia.
I suoi primi lavori debbono molto allo stile definito da Charles
Baudelaire. Il suo stile fine secolo, d'altro canto, anticipa molte
delle fusioni tra poesia e altre arti che stanno per sbocciare nelle
scuole dadaiste, surrealiste e futuriste, dove si esplorano le
tensioni tra le parole stesse e il modo in cui esse sono esposte
sulla pagina.
Ma le opere di
Mallarmé sono più interessate all'interazione tra stile e contenuto.
Questo è particolarmente evidente nel suo altamente innovativo poema
Un coup de dés jamais n'abolira le hasard ('Un tiro di dadi mai
abolirà il caso', 1897), il suo ultimo lavoro importante.
Alcuni considerano Mallarmé uno dei poeti francesi più difficili da
tradurre, per lo meno in inglese. Ci si riferisce spesso
all'implicita vaga natura di molte tra le sue opere, ma questa
spiegazione è davvero troppo semplicistica. A una più accurata
lettura nell'originale lingua francese, risulta chiaro che
l'importanza delle relazioni sonore tra le parole in poesia
eguaglia, se non sorpassa, l'importanza dei significati tradizionali
delle parole stesse.
Ciò genera nuovi significati nel testo parlato
che non sono evidenti alla sola lettura "mentale". é questo
l'aspetto del componimento che è impossibile rendere con la
traduzione (in special modo se si tenta una fedeltà più letterale
anche verso le parole), dato che sgorga dalle ambiguità
inestricabilmente legate alla fonologia della lingua francese
parlata. Si può anche dire che è questo aspetto di "puro suono"
della sua poesia ad aver portato fino alle sue ispirate composizioni
musicali, e al diretto paragone con la musica.
Un perfetto esempio di questo gioco di suoni appare nel libro di
Roger Pearson, "Unfolding Mallarmé", nell'analisi del Sonnet en '-yx'.
Il poema si apre con la frase 'ses purs ongles' ('le sue unghie
pure'), che letto ad alta voce suona molto simile alle parole 'c'est
pur son' (è puro suono'). Questo uso dell'omofonia, assieme alle
relazioni e agli strati di significati che vi risultano, è
praticamente impossibile da cogliere e catturare attraverso una
traduzione.
La poesia di Mallarmé è stata fonte d'ispirazione per molte opere
musicali, tra cui il Prélude à l'après-midi d'un faune di Claude
Debussy (1894), libera interpretazione del poema L'après-midi d'un
faune (1876), che crea vigorose impressioni con l'uso di frasi
sorprendenti ma isolate. Debussy mise in musica anche i Trois poèmes
de Stéphane Mallarmé (1913).
Perde la madre nel 1847 e viene affidato ai nonni. Messo in collegio
dal 1852, è un allievo mediocre, e gli sarà vietata l'iscrizione dal
1855. Convittore al liceo di Sens, è profondamente segnato dalla
morte della sorella Maria nel 1857.
In questa stessa
epoca, compone i suoi primi poemi adolescenziali, raccolti in Entre
deux murs (Tra due muri), testi ancora fortemente ispirati da Victor
Hugo, Théodore de Banville o ancora Théophile Gautier. La scoperta
dei Fiori del male di Charles Baudelaire nel 1860 è per lui
importante e influenzerà le sue prime opere adulte.
Quello stesso
anno, entra nella vita attiva divenendo studente fuori corso a Sens,
"primo passo nell'abbruttimento", a suo avviso. Nel 1862, alcuni
suoi poemi appaiono in diverse riviste. Conosce una giovane
governante tedesca a Sens, e lasca il suo lavoro per stabilirsi a
Londra con lei, con l'intenzione di divenire professore d'inglese.
Riformato al servizio di leva nel 1863, sposa Maria a Londra e
ottiene in settembre l'abilitazione all'insegnamento dell'inglese.
Sempre in settembre, è nominato titolare di cattedra al liceo di
Tournon (Ardèche, dove si sente in esilio. Non smette in questo
periodo di comporre i suoi poemi, come Les fleurs, Angoisse, «Las
d'un amer repos...(stanco di un amaro riposo)» . Durante l'estate
del '64, incontra a Avignone i félibres, poeti di lingua provenzale:
Théodore Aubanel, Joseph Roumanille e Frédéric Mistral, con cui
manterrà una corrispondenza. La figlia Geneviève nascerà a Tournon
in questo periodo.
L'anno successivo compone L'après-midi d'un faune, che spera di
vedere rappresentato al Teatro Francese, ma che gli verrà rifiutato.
Il '66 segna una svolta nella vita di Mallarmé, a partire da un
soggiorno a Cannes, dove attraverserà un periodo di dubbio assoluto
che durerà fino al 1869.
Nominato professore a Besanà§on, inizia a novembre una corrispondenza con Paul
Verlaine.
Nel '71 nasce il figlio Anatole e, dopo la nomina a Parigi, vi si trasferisce.
Nel '83, Paul Verlaine dà alle stampe il terzo articolo dei poeti
maledetti dedicato a Mallarmé, opera che apparirà poi nel 1884, come
il libro di Joris Karl Huysmans, A rebours, il cui personaggio
principale, des Esseintes, manifesta una viva ammirazione ai poemi
di Mallarmé: queste due opere contribuiranno alla notorietà del
poeta.
Due sue importanti opere verranno pubblicate nei due anni successivi: L'explication
orphique de la Terre e M'introduire dans ton histoire, il suo primo
poema senza punteggiatura.
Nel 1892, alla morte di Manet, è nominato tutore di sua figlia, intensificando
ancor più in questo modo i contatti con la vedova del pittore,
pittrice lei stessa, Berthe Morisot.
Il poeta ottiene d'esser pensionato dall'insegnamento nel novembre
1893, e l'anno seguente tiene delle conferenze letterarie a Cambridge e Oxford.
Nel '98, si schiera al fianco di Zola al momento della pubblicazione del suo
famoso articolo J'accuse in favore del capitano Alfred Dreyfus
nell'ambito dell'omonimo affare.
L'8 settembre 1896, rischia di soffocare e, come testamento artistico, raccomanda
con una lettera alla moglie e alla figlia di distruggere tutti i
suoi scritti, in quanto "non esiste eredità letteraria....".