Arrivederci, amico mio, arrivederci,
tu sei nel mio cuore.
La predestinata separazione
un futuro incontro promette.
Arrivederci amico mio,
senza strette di mano e parole,
non rattristarti e niente
malinconia sulle ciglia:
morire in questa vita non è nuovo,
ma più nuovo non è nemmeno il vivere
Svegliami presto domattina,
O madre mia paziente!
Camminerò sulla strada oltre il colle
Per incontrare un caro ospite.
Sul prato oggi, dentro il fitto bosco
Ho visto tracce di larghe ruote.
Il vento sotto una cappa di nuvole
Gli scuote la sua dugà dorata
Domani all’alba passerà in un lampo,
Curvando la luna-berretto sotto un cespuglio,
E la giumenta agiterà per scherzo
La coda rossa sopra la pianura.
Svegliami presto domattina,
E accendi la luce nella stanza.
Si dice che presto diventerò
Un famoso poeta russo.
Io canterò per te e l’ospite,
La nostra strofa, il gallo e il tetto...
Sui miei canti si verserà
Il latte delle tue mucche fulve.
Ho lasciato la casa paterna,
L’azzurra Rus’ ho lasciato.
Con tre stelle sullo stagno il betulleto
Scalda della vecchia madre la tristezza.
Come una rana d’oro la luna
Si è riflessa nell’acqua calma.
Come il colore di melo, la canizie
Si è versata sulla barba del padre.
Non presto, non presto io ritornerò!
A lungo dovrà cantare e suonare la bufera.
Custodisce l’azzurra Rus’
Il vecchio acero su una sola gamba.
E io so, c’è allegria in lui
Perché, la pioggia gli bagna le foglie,
Perché, quel vecchio acero
M’assomiglia con la sua testa.
Non ho rimpianti, non chiedo aiuto, non piango
Tutto passerà come la bruma dai meli bianchi
Appassito in una decadenza dorata
Io non sarò più giovane.
Anche il mio cuore toccato dal gelo
non batte più come una volta
ed il paese della tela di betulla
non mi spingerà più a vagabondare a piedi nudi.
Spirito randagio! Sempre meno
attizzi il fuoco delle mie labbra,
freschezza della giovinezza
ardore degli occhi, fiume di sentimenti dove siete!
Ora sono diventato avaro nel desiderio
forse ti ho sognato vita mia?
Davvero all'alba della mia primavera tuonante
ho cavalcato un destriero rosa?
Noi tutti a questo mondo siamo votati alla fine
Il colore ramato delle foglie d'acero goccia silenziosamente
Siamo dunque felici, siamo stati benedetti
d'essere nati per fiorire e poi morire.
Si è sollevato un incendio azzurro,
Le lontananze natie offuscando.
Ho cantato d'amore, ho rinunciato
A far scandali: per la prima volta.
Non ero che un giardino abbandonato,
Ero avido d'alcool e di donne.
Non amo più bere, ballare e perdere
la mia vita, senza voltarmi indietro,
Vorrei solo guardarti, contemplando
L'oro-castano abisso dei tuoi occhi
E, rinnegando il passato, far sì
Che con un altro tu non te ne vada.
Dolce andatura ed elegante vita:
Tu, dal cuore inflessibile, sapessi
Come è capace un teppista d'amare,
Come è capace d'esser sottomesso.
Le bettole per sempre scorderei,
Smettendo anche di scrivere versi:
Soltanto per sfiorare la tua mano
E come un fiore autunnale i capelli.
E vorrei sempre seguirti da presso,
Sia in patria che in paesi forestieri...
Ho cantato d'amore e ho rinunziato
A far scandali: per la prima volta.
Io non sono cambiato.
Non è cambiato il mio cuore.
Come fiordalisi nella segala fioriscono gli occhi nel viso.
Stendendo stuoie dorate di versi,
vorrei dirvi qualcosa di tenero.
Buona notte!
A voi tutti buona notte!
Più non tintinna nell'erba del crepuscolo la falce del tramonto.
Stasera ho tanta voglia di pisciare
dalla finestra mia contro la luna.
Libri di Sergej A. Esenin |
Russia e altre poesie Esenin Sergej, 2007, Baldini Castoldi Dalai |
Stanco di vivere e altre poesie Esenin Sergej, 2002, Via del Vento |
Mosca delle bettole Esenin Sergej, 2005, Acquaviva |
Poesie e poemetti. Testo russo a fronte Esenin Sergej, 2000, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli |
Confessione di un teppista. Poesie e poemetti Esenin Sergej, 1999, Passigli |
Poesie Esenin Sergej, 1995, La Vita Felice |
Serghej A. Esenin. L'estremo cantore dell'antica Russia
di fronte alla rivoluzione Arpino Giovanni, 1997, Marsilio |
Pugacà«v Esenin Sergej, 1977, Einaudi |
Favola e mito nella poesia di Sergej Esenin Palin Crisanaz M. Pia, 1971, Olschki |