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Osservo da lontano questa umanità,
che brucia i suoi giorni felici
impregnandoli di paure e di tabù,
vizi, difetti e tanta povertà
questa umanità, che puzza e profuma allo stesso modo,
in ogni angolo del mondo
formiche sulla crosta di un paradiso
che non sanno ammirare senza coglierne i doni infiniti
sempre pronti a sfidarsi in mille giochi futili
di arroganze e supremazie
di invidie e gelosie e di smanie di possesso
osservo e provo pena
per questa umanità che ribolle di meschinità,
vittima del bisogno di unirsi in branco
o in gruppi omogenei o semplicemente in coppie,
ma sempre pronti a sbranarsi
al primo alito d'insidia
molluschi che strascicano i loro dolenti piedi
lungo tutto l'arco di una penosa esistenza,
sotto il giogo del più forte, senza alzare mai
lo sguardo per ribellarsi e spezzare il loro grigiore
osservo e provo ribrezzo
per quegli esseri immondi che seviziano ghignando
che squarciano le vesti
per rubare impossibili piaceri
che rubano e deturpano con oscenità
la loro immensa casa
che uccidono il figlio, il fratello, il padre,
chiunque intralci il loro passo
questi uomini così piccoli,
da non essere visibili ad occhio nudo
fuori dalla loro atmosfera
che li avvolge quasi con pudore
perché non si sappia, nel resto dell'universo,
di cosa sia capace uno sbaglio della natura
osservo e provo tanto orgoglio
perché io – animale - sono diverso
sbrano per fame, non per ingordigia
uccido per vivere, non per sopprimere nemici
mi accoppio per resistere nel tempo,
non per egoistico piacere
non conosco e non pratico
i loro passatempi artificiali
vivo semplicemente
perché mi hanno donato un cuore
e soffro nel vederli al di là delle loro sbarre,
ma rido nel pensare che loro siano convinti
d'avere messo me in gabbia
e sono tanto stupidi da non capire
che in gabbia ci si sono messi loro
...e senza bisogno di catture!
Autore: Enrico Riccardo Spelta
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