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Lei era lì, in mezzo a loro
ed io ne sentivo il profumo
che ancora mi emozionava
come quella volta,
là, tra cactus e agavi.
Faceva la vezzosa,
rideva e si torceva
nel suo abitino azzurro
mostrandosi impudicamente bella,
come la ricordavo ancora,
là, tra cactus e agavi.
Sentivo il sangue
batter forte nelle vene,
insufficienti a contenerne
la rabbia e gelosia.
E loro le danzavano attorno
e si bulleggiavano
picchiettando ritmicamente i tacchi
sul pavimento in legno del saloon
e quei suoni acutizzavano il mio dolore.
Finché la musica cessò di colpo,
strappata da un mio pugno al giradischi.
E nello stupore generale,
or che s'erano finalmente accorti
della mia ingombrante presenza,
non ebbero il tempo di capire
ciò che stava accadendo,
perchè lei immobile nel gruppo
mi vide ed il sorriso falso
lasciò il passo ad un sospiro.
Così la catturai e, presa sottobraccio,
nel varco della folla passai
in un sol balzo
con lei che sussurrava
"finalmente sei arrivato".
E me ne andai felice e innamorato
con lei avvinghiata
sulla mia sella dorata
lontano dai quei cactus e quelle agavi.
Autore: Enrico Riccardo Spelta
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