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Ricordi i nostri incontri
e gli allegri giochi in paradiso?
quel dolce cullarmi nel tuo grembo
e i canti i balli ed i sorrisi?
lontana la città coi suoi rumori
vivevamo d'aria e di sole
nonché dei nostri amori
non era in fondo arduo il paradiso
bastava allungar la mano
ed ecco fatto
ma quanto instabili
certi equilibri
quanto precario il nostro ardore
pronto a naufragar al primo
sollevar di vento
Ed ora -proprio oggi- che ne è di noi?
s'è rotto il tempo dell'amore
calpestato da insulti e vandalismi,
spargendo sabbia di clessidra
sull'innocenza d'un richiamo ardito
cattiva compagna è l'arroganza
che traccia effimeri graffiti
e scarabocchi senza fine,
uccidendo sentimenti anche immortali
che senso ha parlare di vendetta?
dov'è il gusto del distruggere?
fuori dal meschino universo
di chi d'aver compreso crede?
il dubbio giace sepolto sotto dune,
e non basterà di vento una carezza
a sollevar le cause
di tanta oltraggiante presunzione
cieca è la veggenza e prepotente
allor l'ottusa convinzione
d'avere sempre in pugno una ragione
il bimbo ingenuo non sorriderà
da sepoltura, ove,
serenamente inerme, svuotato
d'ogni alito di vita
per sempre giacerà...
...e questa sarà la sua condanna,
senza vendetta, ma di liberazione,
al riparo nel suo silenzio eterno
lontano da detriti e spazzature,
di cui altri meglio di lui
sanno adornarsi
Autore: Enrico Riccardo Spelta
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