Ascolta la poesia letta dall'autore
Pelle imbrattata indelebilmente
al posto di una leggera abbronzatura
Capelli da barbari moicani
sostituiscono spontanee capigliature
Lattine di birra e superalcolici
bevuti come fossero gazzose
Tamburi africani
e nenie ottuse
fendono e offendono l'aria
mentre pianoforti mozartiani
tacciono offesi
Il linguaggio è impoverito
da volgari intercalari
sempre quelli, senza alcuna fantasia,
ma che fanno tanto "figo"
Vestiti sbrindellati
indossati come divise
per essere identificati e accolti
nello squallido gruppo
Bocche e seni siliconati
volti deformati dalle siringhe
mentre culi e fianchi
richiederebbero litri
di liposuzioni
Lontani i tempi
della massima trasgressione
prodotta da qualche filo di fumo;
ora ci sono le polveri bianche
e le pasticche che rincoglioniscono
ancor più di quanto spontaneamente
si ottenga da una vita priva di senso
E la noia assale mortalmente
questo esercito di vittime
di una società ormai demenziale
che non ha la forza di ribellarsi
e riprendersi la vera gioia di vivere
La colpa non va al giovane
vittima anch'esso del sistema
e neppure alla famiglia
che sta nel mezzo,
ma a chi inventa e impone
nuovi usi e costumi barbari
per trarne un losco profitto.
Autore: Enrico Riccardo Spelta
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