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Ombre lunghe nell'arena per l'ultima sfida
zoccoli che bruciano di trementina nella sabbia
il cervello sconvolto dalle droghe
la vista annebbiata da vaselina negli occhi
stoppa nelle narici che impedisce il respiro
piccoli aghi conficcati nelle carni per darmi più dolore
destino di animale innocente
condannato ad atroce morte
mentre il pensiero s'aggrappa al ricordo
di quel prato odoroso di buone erbe,
tutto
il mio mondo
lui, il torero, s'erge protetto da buena suerte
aiutata in tutti i modi
e la sua ombra trema
nel calore della sabbia davanti a me
mi aspetta con quel fare arrogante e minaccioso,
ma io non lo vedo neppure
punto lo sguardo su quella muleta
così
provocatoria al suo fianco
e non vedo null'altro,
in quella conca piena di rumori eccitanti
perchè questa umiliazione?
dove ho sbagliato per meritare tale condanna?
lui così insignificante non merita le mie attenzioni
il pericolo è in quel pezzo di stoffa rossa
lì si cela la spada che mi sconfiggerà
dopo avermi fiaccato e stordito in tanti modi
eccolo si fa avanti, incita, sventola, si contorce
ma la muleta segue altre strade per incontrare le mie corna
la folla grida incattivita
gettando fiori neri al torero,
fiori di morte annunciata
la mia? forse, ma io non lo posso sapere
come si uccide un pezzo di stoffa minaccioso?
una breve rincorsa, uno scarto, una finta,
e una lama s'inabissa nel mio collo
sento l'acre odore del sangue che scende lungo le zampe
e le forze che mi abbandonano lentamente
altra corsa, altra finta, una piroetta e un inchino
capisco, ora, capisco tutto
...sto morendo in quell'arena
ed è proprio quello che tutti vogliono
e quella marionetta impettita si inchina
raccogliendo applausi e fiori neri
per le sue prodezze
raccolgo le ultime forze rimaste, punto gli zoccoli
e corro alla cieca verso quella maledetta ombra traditrice
giocando il tutto per tutto
le corna urtano una carne molliccia e tenera
e l'ombra s'alza al cielo, come uno straccio
gridando di dolore
poi un tonfo e una manciata di sabbia si solleva
al suo precipitare a terra, ove resta immobile
ora la folla silente s'è levata in piedi e osserva la scena
ma io non la vedo
così come non mi curo di quello straccio
or non più minaccioso
ho avuto il mio momento di gloria
raccolgo un fiore e cado in ginocchio
così giacciono due vinti,
in quell'arena che non è il mio mondo
mentre le ombre si fanno sangue,
annebbiando del tutto la mia vista...
para siempre
Autore: Enrico Riccardo Spelta
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