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Sghignazzano i gabbiani sui coppi di Venezia,
satolli d'immonde schifezze
abbandonate in putridi sacchetti
appesi alle finestre.
Grattacieli galleggianti
violentano la vista
di campanili e palazzi,
esibendo a sprovveduti forestieri
quel vetusto e decandente lunapark
e lasciando in ricordo del loro passo
scorie tossiche di moderni veleni.
Pellegrini del selfie ovunque,
indifferenti alle retro bellezze immortalate,
diffondono al mondo intero
la loro indelebile insignificante presenza.
Studenti in simbiosi col loro oggetto sempre tra le mani,
vanno pendolando e blaterando all'aria,
or verso le scuole oppure l'entroterra,
invadendo ogni calle, ponte e sestiere,
senza minima cura di ciò che li circonda.
Vetrine cinesi luccicanti d'oggetti inutili
incantano i turisti coi loro pregi,
per catturare un umile ricordo
di quel paese che non v'è uguale.
E nel perenne spettacolo di folle e ristoranti,
vaporetti gremiti e rumorosi scafi,
facciate preziose ed acque maleodoranti,
dighe improbabili e porti tossici,
sprofonda la città nelle sue melme.
Autore: Enrico Riccardo Spelta
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