Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono
Di quei sospiri ond’io nudriva il core
In sul mio primo giovenile errore,
Quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono;
Del vario stile in ch’io piango e ragiono
Fra le vane speranze e ’l van dolore,
Ove sia chi per prova intenda amore,
Spero trovar pietà, non che perdono.
Ma ben veggi’or sì come al popol tutto
Favola fui gran tempo: onde sovente
Di me medesmo meco mi vergogno:
E del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto,
E ’l pentirsi, e ’l conoscer chiaramente
Che quanto piace al mondo è breve sogno.
E Quando fra l’altre donne ad ora ad ora
Amor vien nel bel viso di costei;
Quanto ciascuna è men bella di lei,
Tanto cresce il desio che m’innamora.
I’ benedico il loco e ’l tempo e l’ora
Che sì alto miraron gli occhi miei,
E dico: Anima, assai ringraziar dei
Che fosti a tanto onor degnata allora.
Da lei ti vien l’amoroso pensiero
Che, mentre il segui, al sommo Ben t’invia,
Poco prezzando quel ch’ogni uom desia:
Da lei vien l’animosa leggiadria
Ch’al Ciel ti scorge per destro sentiero,
Sì ch’i’ vo già de la speranza altiero.
Piovonmi amare lagrime dal viso,
Con un vento angoscioso di sospiri,
Quando in voi adivien che gli occhi giri,
Per cui sola dal mondo i’ son diviso.
Vero è che ’l dolce mansueto riso
Pur acqueta gli ardenti miei desiri,
E mi sottragge al foco de’ martiri,
Mentr’io sono a mirarvi intento e fiso:
Ma gli spiriti miei s’agghiaccian poi
Ch’i’ veggio, al dipartir, gli atti soavi
Torcer da me le mie fatali stelle.
Largata al fin con l’amorose chiavi
L’anima esce del cor per seguir voi;
E con molto pensiero indi si svelle.
Mille fà¯ate, o dolce mia guerrera,
Per aver co’ begli occhi vostri pace,
V’aggio profferto il cor; ma a voi non piace
Mirar sì basso con la mente altera:
E se di lui forse altra donna spera,
Vive in speranza debile e fallace:
Mio, perchè sdegno ciò ch’a voi dispiace,
Esser non può già mai così com’era.
Or s’io lo scaccio, ed e’ non trova in voi
Ne l’esilio infelice alcun soccorso,
Nè sa star sol, nè gire ov’altri ’l chiama;
Poria smarrire il suo natural corso;
Che grave colpa fia d’ambeduo noi,
E tanto più di voi, quanto più v’ama.
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