Sul comodino
un libro aperto
stamattina mi guarda,
ventaglio di colori
Un soffio d’aria
accarezza le pagine
che sfrigolando
si rincorrono
D’un tratto ferma
muta
una pagina vuota...bianca...
in bella mostra
deve l’Autore aver dimenticato...
Ma forse...invece...è solo che
appena sveglia
non connetto,
penso tra me e me...
Nevica...
oltre la finestra
fiocchi tronfi come note
di un’opera classica
imponenti e lievi
come ballerine, si posano
sui fiori del mio balcone che
strizzan la corolla
sembran vecchi signori
infreddoliti in morbidi paletot
Rido
e guardo quel vaso
nell’angolo vuoto
sino ad ieri...
un calice bianco
appena nato
goloso e impudente
raccoglie ogni fiocco di neve
e mi sussurra d’un fiato
“oggi la neve mi disseta
domani mi scalderà il sole”
Incredula ascolto
matta...penso e corro via
gesti veloci
getti d’acqua scorrono
profumi evaporano qua e là
e sono pronta per il nuovo
giorno che m’aspetta...
Dentro una tazzina fuma
bollente, il mio caffè...
Scendo le scale
saltellando su ogni gradino
numerando l’uno dopo l’altro
racconto a ciascuno
la mia allegria
Alla fine della scala
il conto stamattina
non mi torna...
C’è un gradino in più
al mio scendere
e salire
Rido di gusto
mi sento folle
come quei fiocchi
che si incontrano e scontrano
nell’aria precipitando giù
E m'incammino
nel silenzio della neve
che sta avvolgendo la città
Dietro di me le
impronte dei miei piedi
Dinanzi invece
una coltre immacolata
Il marciapiede,
che mi viene incontro
A bocca aperta guardo
quella donna dalle sembianze
Conosciute
Pajettes e tacchi a spillo
scollacciata come se fosse primavera
ed avesse il solleone sulla pelle
Sembra sospesa
sulla neve
Mi sbarra il passo
L’una di fronte all’altra
Lei sorride
Io incredula
Senza voce
Senza parole
Mi sussurra d’un fiato:
“Buon Compleanno”
e riconosco
quella voce
Riconosco
quella donna...
E’ la mia vita
Non manca mai
questo appuntamento
e adesso so...
conosco la scena successiva
e aspetto...
mi sento come
il pubblico ad una prima teatrale
entusiasta
pieno di attese
Sfilano gli anni
ad uno ad uno
Fratelli del mio andare
Uno dopo l’altro
si inchinano
sorridenti,
tristi,
torvi
leggeri o grevi
gelidi e bollenti
spinosi e levigati
Fanno corona
girano in cerchio
all’ultimo nato...
Paffuto
Sorridente
Riccioluto
Nudo e per nulla infreddolito
Avanza verso di me leggero...
Infila la sua manina
calda nella mia
e mi sussurra:
“Andiamo”
Amo quella donna
che mi sorprende ogni anno,
che non dimentica
mai l’appuntamento,
che tra i suoi mille impegni
si ferma per me
tutte le volte...
Sorrido e rido di me
Tutte le volte...
Capace ancora di farmi meraviglia
Spaventata al nuovo arrivo
sempre improvviso
e inatteso ogni anno...
Come bambina sogno ancora
dinanzi al carrozzone del circo
appena giunto in città
Oltre quelle pareti
colorate e stinte
ne scorgo ancora la magia
E di fronte alla gabbia dei leoni...
La paura scorre veloce
nelle vene tutte le volte
Premurosa
e mai stanca quella dolce signora
mi cammina accanto
Prende la mano
alla bimba che fui
e abbraccia
la donna che oggi sono
Spinge i miei passi
tenera e decisa insieme
E ripete...
”su, che c’è ancora tanta strada da fare
Non penserai mica d’essere arrivata?”
Sospiro e riparto...
verso una meta che non conosco
E' una caccia al tesoro ancora aperta...
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