Morire come le allodole assetate
sul miraggio
O come la quaglia
passato il mare
nei primi cespugli
perché di volare
non ha più voglia
Ma non vivere di lamento
come un cardellino accecato
NATALE
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi cosi
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
VEGLIA
Cima Quattro il 23 dicembre 1915
Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
FRATELLI
Mariano il 15 luglio 1916
Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell'uomo presente alla sua
fragilità
Giuseppe Ungaretti biografia
Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d'Egitto il 10 (8?) Febbraio 1888.
Figlio di una coppia di lucchesi emigrati in Egitto per la costruzione del Canale restò orfano di padre a soli due anni, passa l'infanzia e la prima giovinezza ad Alessandria d'Egitto dove la madre è proprietaria di un forno alla periferia della città, in faccia al deserto.
Dopo aver concluso gli studi nella prestigiosa école Suisse Jacotun, trasferitosi a Parigi frequenta per due anni la Sorbona, torna in Italia nel 1914 per prendere l'abilitazione all'insegnamento del francese.
L'amore per la poesia nacque durante questi anni di scuola, in quell'ambiente esotico a contatto di persone di vara nazionalità e di antiche tradizioni.
Di idee interventiste, Giuseppe Ungaretti, allo scoppio della prima guerra mondiale, si arruola volontario e combatte come soldato semplice sul Carso e sul fronte francese.
Il 22 Dicembre del 1915, scrive la sua prima poesia sulla guerra "Porto Sepolto", ma alcune sue poesie erano state pubblicate sulla rivista di filosofia, letteratura e arte, fondata a Firenze da Giovanni Papini e Ardengo Soffici Lacerba .
Dopo la guerra Giuseppe Ungaretti torna a Parigi dove lavora all'Ambasciata d'Italia ed invia corrispondenze al giornale fascista "Popolo d'Italia".
Tornato in Italia, Ungaretti si avvicina all’ambiente de "La Ronda" dove pubblica nel 1921 "Paesaggio" e nel 1922 "Alcune note di poetica".
Durante gli anni giovanili Ungaretti si era avvicinato alla letteratura francese e, grazie all'abbonamento a La Voce, alla letteratura italiana: così la sua cultura accumuna le opere di Rimbaud, di Mallarmé, di Leopardi, Nietzsche e Baudelaire.
Nel 1925 a saldare il nuovo vincolo con gli intellettuali e gli artisti romani, firma il "Manifesto degli intellettuali fascisti" e apre agli amici intellettuali i suoi ampi orizzonti culturali avvicinandoli a poeti come Góngora, Blake, Lautréamont e Mallarmé.
Giuseppe Ungaretti, dopo un soggiorno a Subbiaco, si converte al cristianesimo e accetta l'incarico di corrispondente per "La gazzetta del popolo" ed in questa veste fa molti viaggi.
In "Allegria di naufragi" sono evidenti influssi francesi ed echi dei crepuscolari e dei futuristi. Il valore essenziale della poesia di Ungaretti è da ricercarsi non solo nello studio di un nuovo metro e di una nuova sintassi, ma anche nella ricerca di un nuovo valore della parola, ridotta ai termini essenziali. Il poeta distrugge il verso, crea nuovi ritmi, mira all'essenzialità della parola. Ungaretti capovolge le tendenze dei Crepuscolari e dei
Futuristi.
Ungaretti tende alla parola nuda, aderente alle cose, ad uno stile essenziale libero dalle incrostazioni letterarie ed ironiche dei Crepuscolari e dal semantismo approssimativo dei futuristi. Dei Crepuscolari rifiuta l'ambiguità della parola, ma ne trae l'idea di stile sintattico. Dei futuristi rifiuta la mancanza di stile, ma ne preserva la purezza della parola e certe disposizioni grafiche dei versi.
Nell'opera di Ungaretti sono presenti due costanti: la parola essenziale e l'analogia (rapporto di comparazione tra cosa e cosa. La poesia analogica mette in rapporto immagini distanti mediante la giustapposizione, eliminando il come).
Ungaretti cerca l'analogia come suggestione: in "Sentimento del tempo" (1933), Ungaretti si riavvicina alla tradizione metrica e ritmica italiana, pur restando intensamente analogico. Il poeta cerca la parola chiara, spiegata che fa emergere il sentimento, intessendo un discorso che continua di lirica in lirica. L'aggettivo è ricco di risonanze e le analogie nulla tolgono all'incisività del discorso.
In Francia Ungaretti filtra le precedenti esperienze, eliminandone le scorie. Dopo qualche pubblicazione su Lacerba, la guerra è per Ungaretti il tempo della scoperta dell'umanità povera, dolente quotidiana.
L'evoluzione artistica di Ungaretti segue un itinerario che va dal paesaggio, all'umanità, alla riscoperta religiosa, all'impatto con la poderosa natura brasiliana, al dolore per la morte del figlio ed al ritorno a Roma allo scoppiare della seconda guerra mondiale. Gli ultimi due avvenimenti, la tragedia personale della morte del figlio e la tragedia universale della guerra, danno come primo frutto il terzo libro basilare di Ungaretti: "Il dolore" del 1947.
Attraverso la disperazione, il poeta trova la coscienza della responsabilità umana e della fragilità delle ambizioni dell'uomo. Ungaretti, nel pessimismo con cui contempla la tragica condizione umana, trova un messaggio di speranza per gli uomini (al contrario di Leopardi).
Gli ultimi venticinque anni di vita, rappresentano per il poeta un esame critico del passato e traducono una forte ansia di rinnovamento: diviene più libero e più complesso grazie anche agli approfonditi studi condotti come professore dell'università di Roma (nel 1942 era stato nominato "Accademico d'Italia" e gli venne affidata per "chiara fama" la cattedra di Letteratura Italiana).
Ungaretti tenta di legare indissolubilmente la storia dell'uomo alla poesia intesa come conoscenza, passione e fede del vero. Ogni libro di Ungaretti si inserisce non solo nella storia particolare della sua opera, ma ha anche definito o suggerito il cammino ad altri poeti, ma mentre gli altri poeti si sono volti a risolvere dei problemi personali, in Ungaretti si avverte l'autorità di chi ha creato uno schema di poesia totalmente nuovo.
Per sessant'anni egli cerca la purezza poetica, che resta ideale, poiché ogni testo può essere ulteriormente trasformato, infatti, per Ungaretti la poesia è nella possibilità di arrivare ad un testo nuovo, è estrema metamorfosi. Il primo atto di Ungaretti è stato la dichiarazione di non poter accettare il modo discorsivo della poesia e di rifiutare l'eredità d'annunziana.
Esponente dell'ermetismo si avvicinò poi gradualmente alla tradizione classica rivelando come sua più alta ambizione la volontà di durata, una irriducibile fiducia nella parola del poeta, unico punto fermo nel naufragio universale.
Giuseppe Ungaretti, quello che si autodefinisce "il matto" perché si innamora ad ottant'anni, sempre capace di tramutare le cose in apertura verso l'infinito, muore a Milano il 2 Giugno 1970.
Dopo una vecchiaia attivissima il viaggio del nomade senza patria si conclude ancora in un cammino perpetuo verso la patria.