O falce di luna calante
che brilli su l’acque deserte,
o falce d’argento, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!
Aneliti brevi di foglie,
sospiri di fiori dal bosco
esalano al mare: non canto non grido
non suono pe ’l vasto silenzio va.
Oppresso d’amor, di piacere,
il popol de’ vivi s’addorme...
O falce calante, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!
S'io pensi o sogni, se tal volta io veda
quasi vampa tremar l'aria salina,
se nel silenzio oda piombar la pina
sorda, strider la ragia nella teda,
sonar sul loto la palustre auleda,
istrepire il falasco e la saggina,
subitamente del mio cor rapina
tu fai, di me che palpito fai preda,
o Gloria, o Gloria, vulture del Sole,
che su me ti precipiti e m'artigli
sin nel focace lito ove m'ascondo!
Levo la faccia, mentre il cor mi duole,
e pel rossore dè miei chiusi cigli
veggo del sangue mio splendere il mondo
Tristezza, tu discendi oggi dal Sole.
La tua specie mutevole è la nube
del cielo, e son le spume
del mare gli orli del tuo lino lungo.
Sembri Ermione, sola come lei
che pel silenzio vienti incontro sola
traendo in guisa d'ala il bianco lembo.
Sì le somigli, ch'io m'ingannerei
se non vedessi ciocca di viola
su la sua gota umida ancor del nembo.
Ha tante rose in grembo
che la spina dell'ultima le punge
il mento e glie l'ingemma d'un granato.
Come fauno barbato
accosto accosto mòrdica le rose
il capricorno sordido e bisulco.
Parola che l'amor da la rotonda
bocca mi versa come unguenti e odori;
Parola che da l'odio irrompi fuori
fischiando come sasso da la fionda;
sola virtù che da la carne immonda
alzi gli spinti e inebri di fulgori;
o seme indistruttibile né cuori,
Parola, o cosa mistica e profonda;
ben io so la tua specie e il tuo mistero
e la forza terribile che dentro
porti e la pia soavità che spandi;
ma fossi tu per me fiume tra i grandi
fiumi più grande, e limpido nel centro
de la Vita recassi il mio pensiero!
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