Biografia e vita di Pietro Cavallini (1273 - 1364)
Della vita di questo pittore ci resta la testimonianza del Vasari nel suo libro "Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti".
Dallo storico sappiamo che nel 1291 circa, Cavallini eseguì il ciclo di
mosaici rappresentanti le
Storie della vita
della Vergine per la chiesa di
Santa
Maria in Trastevere a Roma, così descritto dal Vasari:
"Costui, dunque, essendo stato discepolo di
Giotto, et avendo con esso lui
lavorato nella nave di musaico in S. Piero, fu il primo che dopo lui
illuminasse quest'arte, e che cominciasse a mostrar di non essere stato
indegno discepolo di tanto maestro, quando dipinse in Araceli sopra la
porta della sagrestia alcune storie che oggi sono consumate dal tempo, e
in S. Maria di Trastevere moltissime cose colorite per tutta la chiesa in fresco."
Il suo stile sicuramente risente degli influssi di pittori quali
Cimabue e
Giotto, ma appare
legato ad un linguaggio tipicamente medievale e bizantino.
Caratteristica essenziale nelle sue opere è l'esaltazione del
cromatismo: è attraverso il colore che definisce le immagini
determinandone la forma e lo spazio. Ne derivano figure fortemente
monumentali e plastiche, una definizione dello spazio e della composizione in cui è il colore a primeggiare.
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Pietro Cavallini fece i bellissimi affreschi per la chiesa di
Santa Cecilia in Trastevere a Roma
con il Giudizio Universale e Storie dell'Antico e Nuovo Testamento, ancora ben conservate.
Altre opere da lui eseguite furono gli affreschi della Tomba del
Cardinale Matteo D'Acquasparta nella chiesa dell'Aracoeli a Roma e gli
affreschi dell'abside di San Giorgio in Velabro a Roma.
Nel 1308 Pietro Cavallini fu al servizio di Carlo d'Angiò a Napoli, dove
affrescò l'Albero di Jesse nel Duomo di Napoli e gli affreschi della
Chiesa di Santa Maria Donnaregina, da lui realizzati solo in parte.
Il mosaico dell'artista che ornava la facciata di San Paolo fuori le
mura, purtroppo è andato perduto, come sono andate perdute molte opere
che il Vasari ricorda siano state fatte da questo discepolo di Giotto
che morì a Roma in tarda età nel 1365, mentre per altri morì a Napoli nel 1308.
Da decenni fra gli storici dell'Arte si è accesa una disputa sulla legittima attribuzione del merito del rinnovamento della lingua
pittorica italiana, tradizionalmente assegnato a Giotto, e che non sia invece da attribuire proprio al Pietro Cavallini.
Il ciclo di affreschi di Assisi è stato considerato il crocevia per
eccellenza della nostra storia dell’arte e intorno ad esso si discute sull'identificazione dell’autore.
Due le fazioni contrapposte: la prima che riconosce in Giotto l’autore
del ciclo e dunque in Firenze il luogo di nascita del nuovo linguaggio
pittorico; l’altra che sostiene invece che l’autore sia da identificare
nel pittore romano Pietro Cavallini, della cui mano sembrano portare tracce evidenti alcuni affreschi ultimamente rinvenuti.
Se questi ultimi saranno veramente attribuiti al Cavallini, e la loro
datazione risultasse antecedente a quella del ciclo di Assisi, il
tradizionale primato di Giotto non sarebbe più tale, ed al Maestro
toscano non spetterebbe più il ruolo di “faro isolato” della rinascita italiana.