La Pietà di San Pietro viene
eseguita a Roma tra il 1497 ed il 1499 per l'ambasciatore di Carlo VIII presso papa Alessandro VI.
Michelangelo, quando comincia questa pietà ha 22 anni, infarcito di
concetti neoplatonici, crea questa scultura senza accenti
drammatici, sottolineando soprattutto la bellezza dei corpi e il suo virtuosismo nel rappresentarli.
In questo gruppo, terminato due anni dopo, Michelangelo, esprime la sua
tensione verso una assoluta e perfetta fusione di Bellezza esteriore e
di Bellezza interiore, utilizzando elementi diversi della cultura
figurativa dell'epoca in una finitura perfettamente classica.
La Pietà di Palestrina, attribuita a
Michelangelo nel 1756 senza alcuna prova certa, è in marmo alta 2,53 metri e conservata nella Galleria dell'Accademia Firenze.
Già i Vasari all'epoca riteneva che fosse opera di un allievo
dell'artista e, poco a poco, la critica contemporanea ha accolto il suo parere.
La Pietà dell'Opera del Duomo di Firenze
Michelangelo lavora alla Pietà conservata nel Museo del Duomo di
Firenze, iniziata nel 1557 circa, fu scolpita a Roma, dove l'artista,
ormai più che ottantenne, risiedeva abitualmente dal 1530 circa.
L'opera è organizzata intorno al tema del Cristo morto e della Vergine
Maria, con Maria Maddalena e con un quarto personaggio, Nicodemo o
Giuseppe d'Arimatea, il quale sembra reggere sia Maria che Cristo.
(pubblicita' ads A1)
Lo scultore aveva destinato questa scultura alla propria tomba, che
avrebbe voluto in Santa Maria Maggiore a Roma, e il fatto che si
raffiguri mentre sostiene la Madonna prova quanto egli si sentisse
intimamente coinvolto nella passione di Cristo e nella disperazione di sua madre.
Il quarto personaggio, sembra raffiguri Michelangelo, nel secondo autoritratto dopo quello dipinto nel giudizio Universale.
L'opera rimarrà incompiuta. Michelangelo cercherà di distruggerla a causa delle imperfezioni del marmo.
La gamba sinistra di Cristo è stata distrutta, il braccio sinistro,
restaurato male, porta ancora le tracce dei colpi di martello.
Uno dei suoi allievi, Tiberio Calcagni, si impegnerà a restaurare la
statua, ma volendo anche finire il lavoro incompiuto dal maestro, nel
1557 circa, per finire il viso di Maria Maddalena le darà una
espressione molto convenzionale che stona con la forza espressiva degli altri tre personaggi.
La Pietà Rondanini, conservata al
Castello Sforzesco di Milano è l'ultima statua alla quale Michelangelo
ha lavorato fino a qualche giorno prima di morire all'età di 89 anni.
L'artista l'aveva cominciata 12 anni prima, verso il 1552, e poi abbandonata.
Quando la riprende, nel 1563, spezza il primo corpo del Cristo - di
questa prima versione ci rimane ancora un braccio staccato dal blocco
principale, per scolpirlo, con una sublime intuizione, nel corpo stesso
della Vergine, come se lei dovesse generarlo di nuovo per dargli la sua
morte spirituale; da qui la totale e commovente fusione della madre e
del figlio, in cui sembra quasi impossibile poter dire chi dei due porta l'altro.
Questa Pietà oltre che per l'audacia della concezione, colpisce per la
totale rottura con l'estetica strettamente rinascimentale della Pietà di Roma e per la drammaticità della composizione.
Confrontando la Pietà di Roma, la cui serenità suggerisce che la Madonna
creda fermamente nella Resurrezione del figlio, con quest'ultima in cui
lo strazio della Madonna è umanissimo e disperato, vien da pensare che
la fede dello scultore in una vita futura si sia sgretolata.