Biografia e vita di Michelangelo Buonarroti (1475-1564)
Nato a: Caprese Michelangelo (Arezzo, Toscana, Italia)
Morì a: Roma (Lazio, Italia)
Conosciuto anche come: Michelangelo Buonarroti, Michelagnolo Buonarruoti,
Michel An
Studente di: Bertoldo di Giovanni (1420-1491)
Apprendista: Domenico
Ghirlandaio (1449-1494)
Insegnante di: Ascanio Condivi (1525-1574), Piero d'Argenta (-1.529),
Giorgio Vasari
(1511-1574)
Collega di: Francesco Granacci (1477-1543)
Assistito da: Francesco Amadori (1515-1555), Antonio Mini (-1.533),
Jacopo Torni (1476-1526)
Ha collaborato con: Marcello Venusti (1512-1579)
Ha lavorato con: Giovanni Antonio Dosio (1533-1610), Pietro di Giacomo
Rosselli (1474-1532)
Patrocinato da: Lorenzo de 'Medici (1449-1492), Paolo III, Papa
(1468-1549)
Rivale di: Leonardo da
Vinci (1452-1519)
Secondo di cinque fratelli, Michelangelo
nasce il 6 marzo del 1475 nel castello di Caprese nel Casentino in provincia d'Arezzo.
La sua famiglia è di Firenze e abita nell'aretino perchè il padre Ludovico Buonarroti Simoni
ha la carica di podestà di Caprese e Chiusi.
Pochi mesi dopo la sua nascita, la famiglia rientra a Settignano, una
località collinare del comune di Firenze dove viene dato a balia alla moglie di uno scalpellino.
Nel 1482 suo padre, che vorrebbe dargli una educazione umanista,
lo affida a Francesco da Urbino detto "il Greco", perchè gli insegni la grammatica.
Michelangelo, che è orfano di madre già da un anno, si dimostra uno
scolaro svogliato che, dopo aver stretto amicizia con Francesco Granacci,
poco più giovane di lui, ma che lavora nella bottega del già famoso
Ghirlandaio, preferisce esercitarsi nel disegno piuttosto che studiare la grammatica.
Superata la contrarietà paterna, nel 1488 entra nella
bottega del Ghirlandaio a Firenze.
Dal contratto che suo padre firma per lui, solo tredicenne, Michelangelo
si impegna a restare con il pittore per tre anni, con una paga di
"fiorini ventiquattro di sugello (al mese), el primo anno fiorini sei,
el secondo anno fiorini otto, il terzo fiorini dieci: in tutto la somma di lire novantasei".
Michelangelo rimarrà con il Ghirlandaio solo un anno nel quale
parteciperà alla decorazione della Cappella centrale di Santa Maria Novella di Firenze.
Il Giardino di San Marco era stato ornato di statue antiche da Lorenzo
de' Medici che voleva fondarvi una scuola di pittori e scultori.
Avendo notando come i giovani fiorentini avessero tutti la
passione per la pittura, ma non per la scultura,il Magnifico chiese al Ghirlandaio due giovani studenti da avviare alla scultura (1490).
Michelangelo e l'amico Francesco Granacci vengono selezionati e mandati
alla Libera Scuola di Scultura e di Copia dall'Antico, sotto la guida di
Bertoldo di Giovanni, già allievo di
Donatello.
Lorenzo de'Medici, esperto di arte e di artisti, non tarda a notare il talento di Michelangelo e lo
invita nel suo palazzo, dove il giovane artista siederà a tavola con i suoi figli fino alla sua morte (1492).
A palazzo Michelangelo rimane solo due anni (1490-1492) ma sfruttò l'ospitalità al massimo.
Ammesso ad ammirare i gioielli, le pietre preziose, le medaglie e gli
oggetti pregevoli del principe, approfondisce la conoscenza in gemme e
monete antiche diventandone un vero esperto, tanto che fu in grado anche
di acquistarle per conto di Piero de' Medici, figlio di Lorenzo.
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Per la corte medicea realizza le prime sculture, il bassorilievo della
Centauromachia (1490-92), il cui
soggetto mitologico gli fu suggerito da Poliziano; mentre con la
Madonna della scala (1490-92), si
riferì in modo evidente a Donatello nell'uso dello «stiacciato» ed ha l'occasione di incontrare illustri personaggi della cultura.
Accolto nella cerchia degli eruditi
Neoplatonici che ritenevano che la perfezione umana e la felicità
fossero raggiungibili in questo mondo, senza attendere l'aldilà e che
la bellezza era un elemento essenziale nel cammino verso questo
obiettivo, Michelangelo, si lascia coinvolgere da Marsilio Ficino, Angelo Poliziano e Pico della
Mirandola allo studio dell'antico ed alla fede nella bellezza umana,
sintetizzando i due mondi apparentemente contrastanti della cristianità
e del paganesimo, nella fusione della bellezza visibile con la bellezza spirituale, dell'anima.
Non bisogna dimenticare che Michelangelo, mentre discuteva di
cristianità, di paganesimo e di bellezza con i neoplatonici, non aveva ancora diciassette anni!
Nel 1491 mentre Michelangelo e il Torrigiani copiano gli affreschi di
Masaccio dalla cappella Brancacci, Girolamo Savonarola viene eletto
Priore di San Marco e Michelangelo, fervente cattolico, assiste alle sue infiammate prediche.
Alla morte di Lorenzo de Medici, Michelangelo viene ospitato dal priore
di Santo Spirito che gli consente di scorticare i cadaveri per i suoi
studi di anatomia, cadaveri provenienti dall'annesso Ospedale.
Per riconoscenza, Michelangelo scolpisce il Crocifisso in legno
(1493) che adesso è visibile a Casa Buonarroti.
Poco prima della caduta dei Medici, nel 1494, Michelangelo lascia
Firenze, probabilmente senza un programma fisso, dato i tempi inquieti
e le guerre in corso; dopo una breve tappa a Venezia, si reca a
Bologna, ove rimane per un anno, ospite di Gianfranco Aldovrandi.
A Bologna Michelangelo realizza la scultura dell'Arca di San Domenico,
si dedica a studi di letteratura, ma appena torna una certa calma a
Firenze, con la restaurazione della Repubblica Fiorentina, torna a casa per seguire le infiammate predicazioni del Savonarola.
Mettendo a frutto lo studio delle sculture antiche fatte nel
Giardino di San Marco e che gli aveva fatto acquisire una ottima
conoscenza dell'arte classica, Michelangelo, ventenne, scolpì a Firenze la
statua di un Cupido dormiente (1496) che fu venduta come antica a Roma.
L'acquirente, il Cardinale Raffaele Riario, nipote del papa allora in
carica, dubitando della sua antichità, ma incantato dalla perfetta fattura invitò
Michelangelo a Roma dove si era costruito quello che ora è il Palazzo
della Cancelleria, il palazzo più imponente e innovativo del primo Rinascimento.
Michelangelo rimase suo ospite-dipendente del Cardinale per circa un anno, ma, non apprezzando l'arte,
questo non gli diede quasi nessun incarico.
Michelangelo per la prima volta a Roma, meta di tutti gli artisti
dell'epoca e libero da ogni incarico, continua il suo studio dell'arte,
esercitandosi con lo scalpello a superare, in bellezza e perfezione,
quanto di antico vi era in Roma dove ha l'occasione di assiste alle lezioni di astronomia di Copernico.
Il collezionista Jacopo Galli, compra una sua opera, "un
Bacco di palmi 10 con una tazza
nella mano destra e nella sinistra una pelle di tigre ed un grappolo di
uva che un satirino cerca di mangiare" e un "Cupido-Apollo" andato
perduto, mentre la fama dello scultore su fa strada nella Curia Romana.
Nel 1498, Michelangelo ottiene la sua prima importante commissione: si tratta della "Pietà"
(1498-99), un gruppo scultoreo che rappresenta la Madonna con in grembo
Cristo morto, per il cardinale di San Dionigi, il francese Jean Bilhéres de Lagraulas per
decorare una cappella della basilica di San Pietro.
Firenze stava vivendo in quegli anni il periodo repubblicano dopo la
morte di Lorenzo il Magnifico, la cacciata dei Medici e la breve ma
incisiva, predicazione catastrofica del Savonarola, di cui Michelangelo era assiduo lettore.
Il Gonfaloniere di Firenze, Pier Soderini, cercava di richiamare in patria gli
artisti che se n'erano allontanati e Michelangelo, rientrato nel 1501,
ricevette la commissione di una statua che avrebbe dovuto ricavare da un
enorme pezzo di marmo già sbozzato, che gli Operai di Santa Maria del Fiore,
ritenendolo irrecuperabile, lo avevano abbandonato da 36 anni.
Michelangelo lavorò per quattro anni e la statua che scaturì dal marmo e
dallo scalpello dello scultore, fu il Davide,
alto 4 metri e 10, rappresentato nel momento della massima
concentrazione e tensione prima di abbattere il gigante Golia,
la disposizione dei muscoli, il rilievo delle vene, riflettevano la conoscenza dell'artista dell'anatomia,
conoscenza raggiunta attraverso la sezione dei cadaveri.
La statua collocata in Piazza della Signoria nel 1504 sarà considerata simbolo della città.
Mentre scolpisce il David, Michelangelo segue il progetto degli "Apostoli" per il Duomo
di Firenze (ne farà solo 5 su 12) e si dedica ad opere di pittura.
Pier Soderini, per la Signoria di Firenze gli
commissiona la "Battaglia di Cascina",
Agnolo Doni, lo incarica del "Tondo Doni",
una tavola rappresentante la Sacra Famiglia,
in occasione del matrimonio con Maddalena Strozzi, avvenuto nell'anno 1503.
Eletto papa, Giulio II della Rovere (1503) si propose di ricostituire la
grandezza della Chiesa, continuando il programma dei Papi che lo avevano
preceduto, rinnovò e ampliò la città servendosi dei migliori artisti del momento.
Ideò progetti grandiosi come la Basilica di San Pietro e la sua tomba
per realizzare la quale incaricò Michelangelo che si recò nella cave di Carrara (1505) per scegliere i marmi adatti.
Tuttavia Michelangelo, che teneva moltissimo a quella Tomba, non la porterà mai
completamente a termine; il grandioso progetto, venne ridotto dagli eredi del Pontefice, dando vita
alla "tragedia sepolcrale", come la definiva lo scultore, di cui si dispiacerà
fino alla morte e che gli darà parecchi grattacapi.
Nel maggio del 1508, dopo un periodo di lunghe liti, durante il quale
Michelangelo se n'era andato da Roma, il Papa raggiunge lo scultore a
Bologna e gli farà accetta l'incarico di affrescare la "Cappella Sistina".
Anche se Michelangelo si considerava più scultore che pittore, aveva una
perfetta padronanza della tecnica e del colore,
acquisita negli anni di lavoro nella bottega del Ghirlandaio e il risultato lo testimonia.
Michelangelo, che si sposta di continuo tra Roma, Firenze e Carrara,
si dedica alla Cappella Sistina mentre realizza alcune parti della tomba
del Papa Giulio II, i "Prigioni" e il "Mosè".
Tra il 1508 e il 1510 Michelangelo eseguì la decorazione della prima
parte della volta che si interruppe per l'assenza di Giulio II e la
mancanza di soldi; fu ripresa tra il 1511 e il 1512.
In quattro anni di duro lavoro in una posizione, disteso sulla schiena, che gli provocò anche
seri disturbi alla vista, Michelangelo dipinse la volta con le Storie
della Genesi, gli Ignudi, i Profeti, le Sibille, le Miracolose
salvazioni d'Israele e i La genealogia di Cristo, nelle vele e nelle lunette.
Tre mesi e mezzo dopo l'inaugurazione della Cappella Sistina, Giulio II
morì e Michelangelo riprese il progetto della tomba con gli eredi del
papa, destinata ora alla chiesa di San Pietro in Vincoli, ma da realizzarsi
in forma ridotta, con sette statue soltanto.
Nel 1515 il nuovo papa Leone X bandì un concorso per la facciata della
chiesa di San Lorenzo, la chiesa dei Medici a Firenze; fra i vari
progetti prevalse quello di Michelangelo al quale fu commissionato il lavoro.
Anche questo lavoro portò a Michelangelo più dispiaceri che soddisfazioni.
Dapprima, restio ad accettare perché legato alla realizzazione della
tomba di Giulio II, in seguito sempre più infervorato e trascinato da
questo progetto, ne realizzò solo il modello in legno e il disegno della facciata completata da numerose statue.
Le prime difficoltà sorsero per la scelta dei marmi che Michelangelo
voleva dalle cave di Carrara, mentre i committenti, volevano venisse dalle cave di Pietrasanta.
Michelangelo, per dissipare i sospetti di essersi venduto ai Carraresi,
obbedì all'ordine di utilizzare la pietra di Pietrasanta, fu considerato
un voltagabbana e perseguitato dai carraresi.
Per la delusione e lo sconforto Michelangelo di ammala ed il contratto
per San Lorenzo viene rescisso; dei tre anni di lavoro perduti egli
accusa il papa Leone X de' Medici che, per farsi perdonare, gli affida
la realizzazione di una Cappella funeraria Medicea (1520-34), che
avrebbe accolto le tombe di Lorenzo il Magnifico, del fratello Giuliano
e dei discendenti, Lorenzo duca di Urbino e Giuliano duca di Nemours,
posta simmetricamente alla Sagrestia Vecchia nella chiesa di San Lorenzo.
Anche la realizzazionedella Cappella Medicea ebbe un andamento
travagliato, non solo per i patemi d'animo di Michelangelo che aveva
dovuto sospendere il lavoro alla tomba di Giulio II, ma anche perchè
interrotta più volte da drammatici eventi storici che lo coinvolsero.
Nel 1523 nella Cappella Medicea il sepolcro di Lorenzo e del fratello
Giuliano non sono ancora conclusi, il nuovo papa Clemente VII della
casata medicea, gli affida il progetto di una libreria capace di
contenere la raccolta dei testi posseduti dai Medici, da realizzare nel
terreno del convento di San Lorenzo, adiacente alla chiesa.
Nel 1527, alla caduta dei Medici e alla instaurazione della Repubblica,
Michelangelo parteggia per essa, mettendosi due anni dopo, nel 1529, al
suo servizio, come membro del Collegio dei Nove della Milizia e come esperto di fortificazioni.
Implicato in tresche di potere e in denunce, Michelangelo si sente in
pericolo di vita e fugge a Venezia da dove ritorna solo quando gli viene
assicurato il perdono a patto di riprendere il lavoro alle Tombe.
Quando, nel 1530, papa Clemente VII e gli Spagnoli assediarono Firenze,
egli fortificò la collina di san Miniato, inventò nuovi ordigni e, come
narra il suo biografo Francisco de Hollanda, salvò il campanile
fasciandolo con balle di lana e materassi.
Per il tradimento di Malatesta Baglioni, Firenze capitolò e, dalla metà
d'agosto fino all'ottobre del 1530, Michelangelo si tenne nascosto nel
piccolo vano sotto l'abside della Cappella Medicea, dopo essere sfuggito
ai sicari mandatigli da Baccio Valori per conto dei Medici che, ritornati
di nuovo in città, perseguitarono i repubblicani che avevano gioito della loro cacciata.
Michelangelo trascorse due mesi nel bugigattolo in cui l'artista tracciò
sulle pareti numerosi disegni a carbone di opere che realizzerà in seguito.
Nel giugno del 1531 si ammalò e qualche mese dopo un bolla papale proibì
a Michelangelo, sotto pena di scomunica, di lavorare ad altro che alla tomba di Giulio II e alle tombe medicee.
Così Michelangelo si divideva fra Roma e Firenze, terminata la
Biblioteca Laurenziana nel 1534, continuò con le tombe Medicee che non
riuscì a finire perchè, quando il papa Clemente VII che lo proteggeva, morì, Michelangelo si
trovava fuori Firenze e non poté più ritornare per timore di essere ucciso.
Dal 23 settembre 1534 Michelangelo si stabilisce Roma, nulla lo
tratteneva più nella sua terra natale: durante la peste del 1528 aveva
perso il fratello cui era molto affezionato e il padre nel giugno del 1534.
In questi anni Michelangelo, molto solo e depresso, con la sensazione
che il mondo gli stia crollando addosso, conosce e stringe una amicizia
particolare con Tommaso dei Cavalieri, gentiluomo romano, molto bello, "di costumi gentili e di
eccellente ingegno", con cui scambia lettere e al quale dedica
disegni e poesie e che gli fu devoto fino alla fine e, dopo la morte, fu il suo esecutore testamentario.
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Inoltre nel 1535 la Marchesa di Pescara, Veronica Gambara, è, come Michelangelo, a Roma; lei
è una poetessa molto conosciuta in Italia per i suoi sonetti composti
nella solitudine e nel ricordo dell'amore per il marito morto, legata e
frequentata dai grandi scrittori del tempo.
Quando Michelangelo la incontrò, le idee di una Riforma Cattolica e
della Riforma Valdese per contrastare la Riforma Luterana, l'avevano entusiasmata tanto, da diventare l'anima di un gruppo di
persone che vagheggiavano il ritorno ad una religione francescana, staccata da ogni potere mondano.
Anche Michelangelo accoglie queste idee,
le dedica rime e due sonetti, uno ispirato all'idea platonica, dove paragona
Vittoria al martello dello scultore divino che suscita i pensieri più
elevati, l'altro, esalta la vittoria dell'amore sulla morte.
Negli anni romani, sotto papa Paolo III Farnese (1534-49), Michelangelo
esegue le ultime grandi opere: il Giudizio Universale nella Cappella
Sistina, gli affreschi della Cappella Paolina e infine la tomba di Giulio II.
Per comprendere l'arte di quest'ultimo periodo occorre sottolineare una
forma di misticismo che allontanava Michelangelo dal contatto diretto
con la natura e gli faceva credere, come riferisce Francisco de Hollanda,
che il pittore non dovesse essere soltanto esperto di soggetti religiosi
ma «deve tener buona vita e, se possibile, essere santo».
Questo aspetto avvicina Michelangelo al pensiero di Savonarola sull'arte
religiosa (il frate era stato condannato e giustiziato per eresia nel 1498 a Firense).
Dall'aprile 1536 al novembre 1541 occupato nell'affresco
del Giudizio Universale, Michelangelo esprime attraverso l'opera la sua
nuova visione dell'arte e della vita: la bellezza fisica come fine a se stessa non interessa più
Michelangelo; la bellezza diventava invece un mezzo per sottolineare uno stato spirituale superiore.
Mentre esegue gli affreschi della Cappella Paolina con i temi della
Conversione di san Paolo e il Martirio di san Pietro, che lo occupano
dal 1542 al 1550, viene inaugurato nel gennaio 1545 il monumento funebre
di Giulio II in San Pietro in Vincoli, cosa che liberò finalmente
l'artista da un incubo durato quarantacinque anni.
Il 1º gennaio del 1547 Michelangelo che viene nominato da Paolo III, prefetto
e architetto di San Pietro, con il conferimento di pieni poteri nella
costruzione del nuovo edificio, ristruttura la piazza del Campidoglio e
studia il progetto per la ricostruzione della chiesa di San Giovanni dei
Fiorentini (1559-60), che non venne mai realizzato.
Tra il 1545 e il 1555 Michelangelo lavora alla Pietà di Palestrina, ma
quando è terminata, la prende a martellate e l'avrebbe completamente distrutta se
un suo servitore non l'avesse supplicato di regalargliela.
Da tempo i Michelangelo doveva interrompere i lavori perchè colpito dal "mal della pietra", la silicosi.
Il linguaggio dello scultore Michelangelo si semplifica in modo tragico, tolta ogni rappresentazione in profondità, le figure prendono una
fissità allucinante nel paesaggio nudo e la religiosità dell'artista,
sempre più solitaria e mistica si esprime attraverso la suggestiva Pietà Rondanini.
La morte lo colse il venerdì sera del 18 febbraio 1564 con il testamento
già fatto, lasciando la cupola di San Pietro incompiuta, come altri suoi lavori.