Biografia e vita di Massimo Campigli (1895-1971)
Max Hilenfeld alias
Massimo Campigli, uno dei pittori più
rappresentativi del Novecento Italiano, nasce a Berlino il 4 Luglio
1895, da Anna Paolina Hilenfeld, ragazza madre diciottenne che, nel
1899, si trasferisce con la madre a Settignano, vicino a Firenze.
La famiglia gli nasconde che la donna che lo alleva e che chiama mamma è
in realtà la nonna, mentre la vera madre è zia Paolina.
Il giovane Max solo a quindici anni conosce casualmente la verità,
mentre vive a Milano con la zia-mamma, che nel frattempo si è sposata:
la rivelazione lascia un forte segno nella psiche del futuro artista che
vedrà il mondo femminile con occhi particolari.
Durante gli studi classici matura un forte interesse per la Letteratura
e per l'Arte, interessi che lo portano nel 1914, a soli 19 anni, a
lavorare al "Corriere della Sera" ed a frequentare l'ambiente Futurista
milanese, conoscendo
Umberto Boccioni e
Carlo Carrà.
Intanto scrive articoli per "La Letteratura" di Simoni e pubblica su "Lacerba"
con lo pseudonimo di Massimo Campigli, il saggio, "Parole in libertà",
che lui stesso, definirà, anni dopo, nel manoscritto "Scrupoli", essere
stato uno "sciocchezzaio futurista".
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Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, avendo fatto domanda di
cittadinanza italiana, si arruola volontario e viene mandato al fronte.
Nel 1916 viene fatto prigioniero e rinchiuso in una fortezza vicino a
Vienna da dove riesce a fuggire l'anno dopo.
Tornato in Italia, dopo un lunghissimo viaggio, viene riassunto dal
"Corriere della Sera" ed inviato a Parigi come corrispondente.
A Parigi Campigli si appassiona alla pittura, vive alcuni anni
intensissimi facendo il pittore di giorno ed il giornalista di notte in
contatto con gli ambienti dell'Ecole de Paris.
Rivelatosi un ottimo pittore, riesce a vendere qualche quadro a Leon
Rosenberg, uno dei più noti mercanti d'arte e già dal 1921 espone le sue opere al Salon d'Automne.
Nel 1927 Massimo Campigli lascia l'incarico al Corriere della Sera per
dedicarsi interamente alla pittura, forma il gruppo
"I sette di Parigi"
detto anche "Italiens de Paris",
De Chirico,
Tozzi, Severini, De Pisis, Paresce e
Savinio, sodalizio durato fino al 1932.
Nel 1928 in occasione di un viaggio a Roma, Massimo Campigli, visita il
Museo di Villa Giulia e rimane affascinato dall'Arte Etrusca.
Evidentemente impressionato dagli affreschi antichi il pittore modifica il
suo modo di dipingere, avvicinando la sua tecnica pittorica
all'affresco, utilizzando pochi colori ed a geometrizzare figure ed oggetti.
La figura femminile è sempre al centro dell’opera di Massimo Campigli
contornate da soggetti più vari: e bambini, fabbriche, bagnanti.
Il cammino artistico del pittore lo porta a ripudiando le
precedenti esperienze pittoriche, fino a ridipingere le sue vecchie tele.
A partire da 1929, partecipa alla Biennale di Venezia, alla
Seconda mostra del Novecento italiano, presenta una Personale alla
galleria Barbaroux ed alla Galleria del Milione a Milano, continuando nel decennio successivo a produrre ed a esporre senza
sosta nelle maggiori città del mondo.
Nel 1936 a Milano Massimo Campigli sposa, in seconde nozze, la scultrice
Giuditta Scalini e, ormai conosciuto ed apprezzato dipinge una serie di ritratti per dei collezionisti americani.
L'attenzione del Pittore per l'affresco lo porta ad accettare
l'incarico di affrescare una parete all'"Esposizione Universale", al Palazzo di Giustizia di Milano.
Per più di cinque mesi, aiutato dalla moglie, lavora ad un affresco di
trecento metri quadrati nell'atrio del "Liviano" all'Università di Padova.
Campigli scriverà nel 1940 : " Il mio affresco rappresenta una
idealizzazione del sottosuolo d'Italia, materiato di cose antiche, opere d'arte, monumenti e anche di combattenti accatastati.
Gli archeologi scavano, trovano oggetti e libri...".
Nel 1943, per sottrarre la famiglia ai bombardamenti Massimo Campigli si trasferisce a Venezia, dove nasce il figlio Nicola.
Alla fine della guerra, tornato a Milano si dedica alla litografia ed illustra "Le Poesie" di Paul Verlain.
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Dopo l'esposizione del 1946 alla Galleria del Cavallino di Venezia,
Campigli tiene la prima importante personale allo Stadelijk Museum di Amsterdam che, nell'occasione, acquista alcuni suoi quadri.
Nel 1948 la Galleria dell'Obelisco di Roma organizza la sua prima Retrospettiva che ripercorre vent'anni di lavoro dell'artista.
Nel 1949 Massimo Campigli che ormai è pittore internazionale, fa della
Galerie de France a Parigi la base espositiva dei suoi lavori, espone
nella grande Rassegna di Arte Italiana del XX Secolo, organizzata da Barr e Soby al MOMA di New York.
Nel 1950 è nuovamente presente alla Biennale di Venezia, mentre espone a Parigi, Londra, Manchester e Boston.
Proseguendo la sua intensissima attività, partecipa alle Biennali di Venezia negli anni 1952, 1954, 1958 e con una sala personale nel 1962.
Massimo Campigli espone fra un grandissimo interesse ad Amsterdam,
ancora allo Stadelijk Museum nel 1955 e alla Tate Gallery di Londra, l'anno dopo.
La Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma ospita le sue opere nel
1958, la Civica Galleria d'Arte Moderna di Torino gli organizza nel 1959 una mostra personale.
Nel 1967, pochi anni prima della sua morte avvenuta a Saint Tropez il 31 Maggio del 1971, al Palazzo Reale di Milano
ha luogo una seguitissima mostra personale.
http://www.campigli.org/
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