Biografia e vita di Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) pag. 2
Nel 1629 muore l'architetto Maderno e Bernini e Borromini sono chiamati a completare il Palazzo Barberini in una gara esaltante per l'opposta personalità dei due grandi architetti.
Infatti il Bernini come architetto, conservò sempre un profondo respiro classico, mentre solo come scultore esprime il più deciso Barocco
Plastico del suo tempo.
L'architetto ticinese Borromini era molto più legato all'architettura decisamente Barocca
Nel 1643 alla morte di papa Urbano, la fortuna dei Barberini e del Bernini subisce un
certo declino che viene superato nel 1646 con la creazione del capolavoro scultoreo di Gian Lorenzo Bernini dell'Estasi di S. Teresa.
Quest'opera, posta nella cappella Cornaro, in S. Maria della Vittoria, incarna con elegante ironia l'equivoco
religioso voluto dai gesuiti, che pretendevano opere belle e teatrali per
attirare in chiesa le masse dei fedeli scossi dalla Riforma Protestante.
Lo scultore rivela la sua stupefacente capacità di maneggiare il marmo come fosse duttile creta, ottenendo
attraverso la sensuale ironia dell'angelo armato di freccia un nuovo Cupido capace di produrre un "estasi" del tutto carnale
nel bel volto riverso della santa spagnola che effettivamente di sacra
sensualità ne aveva espressa molta nei suoi forti scritti.
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Capolavoro della tecnica scultorea barocca, questo gruppo marmoreo,
appare sospeso, quasi a mezz'aria, illuminato dall'alto dalla sua fonte
luminosa, da secoli riesce ad affascinare e turbare anche gli spettatori moderni come gli inquieti artisti del Seicento romano.
Il capolavoro architettonico di Bernini sarà lo splendido emiciclo di
Piazza S. Pietro che completa il grande progetto urbanistico
con il grande colonnato che corona ed esalta l'opera la basilica.
La costruzione della grande piazza, in rigoroso stile classicheggiante che di barocco ha soltanto la forma ellittica, durò ben dieci anni.
Bernini, ormai nella piena maturità, mantiene una vastissima attività
spaziando, da maestro accettato e stimato, in tutte e tre le espressioni
fondamentali dell'arte (pittura, scultura e architettura) alle quali si
accomuna sempre la sua attività di scrittore di opere teatrali e di poeta.
Soltanto la paralisi che lo colpì, stroncandolo più che ottantenne il 28 novembre 1680, poté fermare quella possente "macchina" artistica che lasciava, comunque, una validissima scuola che ne continuerà le formule e le invenzioni anche per tutto il secolo successivo.