Biografia e vita di Fabio Fabbi (1861-1946)
Fabio Fabbi nacque a Bologna il 18 luglio 1861.
Allievo, all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dello scultore Augusto Rivalta (a sua volta allievo di Giovanni Duprè), si dedicò inizialmente alla scultura, ottenendo anche diversi riconoscimenti.
Nel 1886, dopo numerosi viaggi in Europa e in Egitto (insieme con il
fratello Alberto pittore, ritrattista e figurinista di costumi
orientali) trovò nella pittura, lo strumento più consono a quelle
narrazioni di carattere orientalista, che gli diedero la notorietà.
Artista formato nelle capitali fortemente identificabili artisticamente, mantiene nei suoi lavori le figure plastiche e i lineamenti
ben definiti propri dei suoi esordi da scultore arricchiti dalla nuova espressione dell'arte decorati va floreale derivata dall'
Art Nouveau di Parigi,
Nella sua produzione si ritrovano tutte le tecniche della pittura, con
una buona prevalenza degli oli, accompagnati da molte opere a matita, tempera, acquerello e china.
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Nel 1888 Fabio Fabbi esordisce con "Donna Araba" che partecipa alla
Mostra del Circolo degli Artisti e viene decorato dal Re Umberto I per
le opere orientali; l'anno dopo viene premiata a Torino l'opera "Testa di Cristo".
Infatti le tematiche delle opere di Fabio Fabbi spaziano dall'arte sacra
(varie sono le pale d'altare eseguite su commissione) a quella profana,
dove non mancano sensuali nudi femminili, ma buona parte della sua
opera, è dedicata alle immagini riportate dai numerosi viaggi, nelle
quali traspaiono, oltre ad un gusto intenso per il colore, una curiosità
e una passione per i luoghi e le persone.
Dall'inizio del '900 il suo interesse abbraccia soggetti di genere, ritratti e figure di gusto floreale.
Gli interessi, sempre appassionati ed appassionanti che hanno segnato la
vita dell’artista, sono presentati attraverso la vivacità dei colori e
quel fascino di mistero e di proibito dell’ambiente musulmano e dell’Egitto in particolare.
Ci sono atmosfere, probabilmente vissute nell’esistenza reale da Fabbi,
ma c’è anche il punto di partenza per la creazione di ambienti di sogno:
i rossi, i blu, i gialli sgargianti di tappeti, le pose sinuose e un po’
erotiche di schiave in vendita, sono immersi in un bagno di un improbabile sole cocente.
Anche le “Memorie di Casanova”, continuano un sogno che porta la
fantasia in luoghi un po’ mitici e un po’ idilliaci tra ninfe e satiri,
in boschi incantati che si specchiano su acque appena increspate, su sfondi tenui di cieli color pastello.
Dai dipinti si rileva come il gusto artistico di Fabio Fabbi sia passato
dal
simbolismo al
puro naturalismo, per approdare ad un suo personale
realismo, nella necessità di soddisfare i bisogni artistici di una
classe medio-borghese di fine secolo per mezzo di un’”arte da salotto”, senza tradire le proprie pulsioni.
Anche le città, come Bologna, riprese dal pennello vagabondo di Fabio Fabbi, scoprono punti sconosciuti e svelano un"
nuovo spirito" dei luoghi già conosciuti.
Fabio Fabbi fu anche grafico, cartellonista ed illustratore di libri per ragazzi.
Nel 1900 illustra con schizzi e disegni, quasi fotografici, il libro,
"Firenze sotterranea", una sorta di denuncia sociale, di Jarro (Giulio Piccini) edito da Bemporad.
Fabbi illustra a tempera ed acquerello una pregevole edizione di Eneide, Iliade, Odissea; collabora a "Italia Ride", rivista umoristica a cavallo del secolo.
Fabio Fabbi che ripercorso il famosi temi classici religiosi, con i
bellissimi “Ecce homo” e la Maddalena addolorata, in cui il sacro si confonde con il profano, si spegne a
Casalecchio di Reno il 24 settembre 1946.
Fabio Fabbi è attualmente assai quotato sul mercato dell'arte; nel Museo
del Risorgimento di Firenze è conservata la tela "La morte di Anita Garibaldi".
Alcune tele (di entrambi i fratelli Fabbi) sono conservate nel palazzo comunale di Bologna.