Commento
Alla Madonna con Angeli e S. Francesco, affrescata nella Basilica Inferiore di San Francesco ad Assisi nel 1278.
Cimabue è il primo pittore a evolvere il suo stile dall'arte bizantina a quella gotica ed in questo fu maestro e guida a Giotto e ad alti
pittori "minori" della generazione dopo la sua.
Ma, come Dante recita nel Purgatorio "...Credette Cimabue ne la pittura, tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, sì che la fama di
colui è scura", a Giotto i critici d'arte attribuirono la fama d'innovatore del gusto e degli stilemi artistici del tempo che in effetti è da riconoscere a Cimabue.
Attraverso l'opera di Cimabue è facile vedere l'evoluzione della pittura del Duecento, prevalentemente Bizantina ed orientale verso un nuovo
stile in cui l'aspetto del reale ha la massima importanza.
L'affresco si trova nel transetto di destra della Basilica inferiore.
E' una delle opere più problematiche di Cimabue sia per la datazione che per i restauri.
Generalmente quest'opera è ritenuta postuma rispetto agli affreschi della Basilica superiore o alla Madonna custodita nel Museo del Louvre.
Cimabue per primo realizza il chiaroscuro con la scomposizione sistematica in tanti filamenti fatta con la punta del pennello e potrebbe
essere visto come precorritore del Divisionismo.
Cimabue è il primo pittore a realizzare, adottandola nei suoi dipinti, la voglia di
abbandonare i rigidi e ripetitivi schemi medievali per una modernità che poi Giotto ha realizzato perfettamente.
La tecnica di Cimabue matura e si perfeziona nel tempo: appena accennata nel Crocifisso del S. Domenico di Arezzo,
è già buon punto nel Crocifisso di Santa Croce a Firenze e nella Madonna in Maestà, oggi conservata al Louvre.
In questo affresco sulle pareti della Chiesa di San Francesco ad Assisi, fatto presumibilmente nel 1278-80, Cimabue ha concluso il suo
cammino. Della tradizionale pittura duecentesca il pittore ha mantenuto solo il modello iconografico della Madonna con il Bambino in braccio, seduta e circondata da personaggi.
(pubblicita' ads A3)
In questo affresco, sia la Madonna che i quattro Angeli e la figura di San Francesco, posta a fianco, hanno un atteggiamento modernamente naturale.
Abbandonata la rigidità della pittura bizantina, i corpi, le mani ed i visi sono morbidi e decisamente più umanizzati, vivacizzati da un clima pieno di emozioni.
Cimabue in questa Madonna anticipa l'arte di Giotto nella tenerezza del gesto del Bambino e nella sapiente cromia delle ali degli angeli.
Nell'affresco della figura di San Francesco, Cimabue dipinge la figura sparuta del santo del quale disegna devotamente le mani
ed i piedi con le ferite delle stimmate caricando la figura di drammaticità.
Evidente il contrasto dei panneggi che avvolgono il corpo della Madonna e che creano un realistico volume fisico, con il saio del frate reso
nella sua semplicità, come doveva essere l'abito di un povero.
Di lui il Lanzi scrisse: "Consultò la natura; corresse in parte il rettilineo del disegno;...animò le teste, piegò i panni, collocò le
figure molto più artificiosamente de' Greci..."