Biografia e vita di Antonio Ligabue (1899-1965)
Antonio Ligabue, il cui vero cognome è Laccabue, nasce in Svizzera a Zurigo il 18 dicembre del 1899.
Figlio di un’emigrante italiana, fu dati in adozione ad una famiglia svizzera tedesca che lo affidò a sua volta ad un Istituto per ragazzi difficili da dove fu espulso a sedici anni.
Selvaggio, imprevedibile per il suo rapporto con il mondo e la realtà, per tutta la vita fu considerato un matto e venne espulso in manette dalla Svizzera ed istradato in Italia.
La sua pazzia era solo il suo essere istintivo ed autentico nella vita, come nel suo essere pittore.
Riconosciuto, come il più alto esponente dei Naif italiani, riempie la realtà della campagna lombarda di alberi e foglie di una fantastica giungla popolata di animali domestici e selvaggi.
Nella sua “diversità” Ligabue si distingueva dagli altri ragazzi per l’abilità nel disegno e per l’amore verso gli animali.
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Ritornato forzosamente in Italia, per mantenersi si adattò a fare mille mestieri, lontani dalla pittura, ma ebbe occasione di dipingere cartelloni e fondali per circhi equestri.
Per i disturbi mentali di cui soffriva, Ligabue viveva completamente solo ed isolato e fu persino ricoverato in manicomio più di una volta.
Un fortunato incontro di Antonio Ligabue con lo scultore Marino Renato Mazzacurati nel 1927, diede una svolta finalmente positiva alla sua vita sfortunata.
Lo scultore, maestro della prima Scuola Romana, riconobbe in quello strano personaggio le doti del vero artista.
Mazzacurati insegnò a Ligabue l’uso dei colori ad olio, aiutandolo a padroneggiare il suo talento e facendolo entrare nel mondo artistico.
Dal 1932 Antonio Ligabue è in grado di vivere con i proventi della sua arte, la sua vita è completamente dedicata alla pittura, amici e conoscenti, nonostante la sua parlata mezzo tedesca e le sue stranezze, lo ospitano dando alla sua esistenza una parvenza di normalità.
Ma nel 1937 viene internato in un manicomio in “stato depressivo” ed ancora una volta lo scultore Mazzacurati si interessa a lui, facendolo dimettere.
Anche in manicomio Ligabue continua a dipingere sotto l’occhio attento e curioso dei medici che dicono di lui: “…dipinge in modo primitivo, comincia dall’alto con pentimenti e correzioni, sino al margine inferiore…”.
Comunque Ligabue, anche quando fu raggiunto dalla notorietà, continuò ad essere un personaggio inquietante, diverso e strano.
Rintanato tra gli alberi, le nebbie e le calure della Bassa Padana, con le sue ossessioni maniacali, Ligabue continua a rappresentare il mondo intorno a sé in tinte fosche e misteriose.
Durante la seconda guerra mondiale Antonio Ligabue viene ingaggiato come interprete dai tedeschi, ma, durante un diverbio, aggredisce un soldato con una bottiglia e viene nuovamente internato in una casa di cura, dove rimane per tre anni. Quando nel ’48 Ligabue viene dimesso, cominciano anni durante i quali la fortuna sembra volgere stabilmente a suo favore.
Critici e galleristi cominciano ad occuparsi di lui, mentre la sua attività pittorica subisce un netto miglioramento.
Vince premi, vende quadri e può coltivare la sua passione per le moto, di cui, alla sua morte, ne avrà collezionate ben sedici accanto alle quali amava farsi fotografare.
Ligabue, da sempre incuriosito dal mondo della meccanica, dipinse molti quadri raffiguranti questi soggetti, arricchiti dalla propria passione e fantasia.
Il suo “Triciclo volante” rappresentava una creatura ermafrodita, un po’ macchina e un po’ insetto, che ripropone il primo mezzo di locomozione di ognuno di noi ed il sogno del volo.
Il coinvolgimento di Antonio Ligabue nella natura circostante, lo spinge addirittura ad aspirare ad essere un uccello, un insetto, o uno dei suoi animali.
Di questi animali, che Ligabue dipingeva a memoria, nella vita quotidiana imitava i versi, le posizioni ed i gesti, prima di fissarli sulla tela.
Ligabue, Toni come lo chiamavano gli amici, quando raggiunse la sicurezza economica, dopo la vita randagia e selvaggia, amava vestirsi bene e si comperò una macchina, con cui andava in giro per ore scarrozzato da un autista, senza riuscire però a convincere la donna di cui era innamorato, a sposarlo.
Negli anni fra il 1930 ed il 1940, Ligabue, oltre che con la pittura, si esprime con la scultura.
La materia prima la trovava nella terra lungo il Po, argilla che depurava masticandola pazientemente e che rendeva malleabile impregnandola di saliva.
Dal blocco d’argilla Ligabue toglieva materia sbozzando la figura che voleva rappresentare, poi rifiniva il modello a colpi di pollice, usando un attrezzo affilato ed appuntito per scolpire alcuni particolari.
Gli animali sono i soggetti delle sculture di Ligabue, ma, a differenza di quelli dipinti, sono più realistici, come presi dalla pittura dell’ottocento, dimenticando le fantasiose deformazioni.
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La maggior parte delle prime sculture di Ligabue, essendo fatte di materiale fragile, sono andate perdute, ma quando, dopo un decennio, negli anni ’50, riprende a scolpire, Ligabue si premura di cuocerle in modo da garantirne una più a lungo la durata.
Dopo la morte dell’artista, gli animali in terracotta sono stati fusi in bronzo, usando tecniche diverse per gli stampi e ricavando opere d’arte per cui Ligabue risulta, oltre ad essere un grande pittore, anche un vitale e potente scultore.
Nel febbraio del 1961 la prima grande personale di Antonio Ligabue presentata a Roma, segna il definitivo successo dell’artista, la cui attività creativa conquistò molti scrittori, giornalisti e grandi critici tra cui Anatole Jakovky che lo aiutò ad essere conosciuto a livello internazionale.
L’anno dopo, mentre Ligabue è sofferente per essere stato colpito da paresi, il suo paese Guastalla gli dedica una grande mostra antologica.
Nonostante la sua infermità, Antonio Ligabue continua a dipingere fino alla sua morte avvenuta il 27 maggio del 1965.