Biografia e vita di Achille Glisenti (1848-1906)
Achille Glisenti nacque a Brescia il 1° ottobre 1848.
La sua formazione artistica iniziò a Brescia sotto la guida di Luigi Campini e proseguì in seguito a Milano all'Accademia di Brera con
Eleuterio Pagliano appassionandosi al quadro di genere, rimanendo estraneo ai movimenti più moderni del tempo.
In Francia l
'Impressionismo, rifiutando le accademie, apriva la via ad una rivoluzionaria concezione dell'arte che Pagliano stesso, Induno,
Hayez e Bertini accolsero, ma che fu ignorato da Glisenti.
La produzione di Achille Glisenti si distinse presto per la grande qualità tecnica ed esecutiva, che lo rende uno degli autori più
significativi dell’Ottocento bresciano, e forse l’unico, in quest’ambiente, ad accostarsi alla
pittura realista a sfondo sociale.
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Al periodo milanese seguì un soggiorno a Monaco di Baviera, dove entrò in contatto con l’
Accademia di Vienna, ma anche con la
contro-Accademia, ovvero con l’ambiente in rottura con lo stile ufficiale; frequentò lo studio di Diez e divenne amico di Arnold Böcklin e Zimmermann.
Le tematiche del pittore percorrono due vie, una in stile accademico riprende scene d’eleganza salottiera o di genere orientalista e l'altra, più spontanea, quando utilizza una pittura più veloce e sincera, in ritratti vividi o bozzetti agresti.
Recatosi a Firenze vi aprì una bottega antiquaria continuando a dipingere con il solito mestiere, tradizionali e dettagliate scene di genere
in costumi sei e settecenteschi, tele orientaleggianti, che piacevano al mercato anglosassone o, ispirandosi a soggetti del suo tempo,
simpatiche composizioni con personaggi originali.
Entrato in contatto con i Macchiaioli toscani, ne sentì forte l’influenza: pur restando fedele ai canoni cui era stato educato, prese il gusto della pennellata mossa, dell'aria aperta e della maggiore varietà di motivi, acquisendo una più spiccata almeno nei soggetti.
Noto e ricercato ritrattista della borghesia e dei notabili, grazie all'amico Zanardelli, Achille Glisenti riuscì persino a ritrarre Re Umberto I e la regina Margherita.
Uomo d'azione e buon patriota, il pittore combatté con Garibaldi nel 1866.
Achille Glisenti, puntuale esecutore entro i confini di una tradizione accademica che suggeriva precise coordinate prospettiche e
coloristiche, non abbandonò mai la concretezza del
naturalismo lombardo, ma i macchiaioli toscani gli insegnarono a passare dal chiaroscuro all’effetto di luce reale.
Naturalmente il pittore, per queste sue scelte, fu molto discusso, contestato ed accusato di tecnicismo e di mancanza di spirito
veramente artistico, ma a distanza di alcuni decenni dalla sua morte, a Firenze il 21 dicembre 1906, la sua pittura venne
intelligentemente rivalutata e studiata come si merita.