Biografia e vita di Achille Funi (1890-1972)
Il pittore futurista
Achille Funi il cui impegnativo vero nome è
Virgilio Socrate Funi, nasce a Ferrara il 26 Febbraio del 1890.
Dopo aver appreso i primi elementi del disegno, di figura plastica e della decorazione alla scuola municipale d'arte «Dosso Dossi» di
Ferrara, segue gli insegnamenti privati di Nicola Laurenti.
Trasferitosi a Milano, a sedici anni, perfeziona la sua educazione artistica presso l'Accademia di Brera, seguendo le lezioni di C. Tallone e dove conosce Carrà e Boccioni, entrando in contatto con il
movimento futurista.
Nel decennio successivo, Achille Funi partecipa attivamente alla vivace evoluzione della pittura, è firmatario e fondatore del gruppo
d'avanguardia milanese
"Nuove Tendenze" con Chiattone e Sant'Elia, poi nel 1920 firma, insieme a Dudreville, Russolo e Sironi,
il Manifesto "Contro tutti i ritorni in pittura".
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Tre anni dopo, eliminando gli ultimi residui di Futurismo dalla sua pittura, è tra i fondatori del
«Novecento» esponendo le sue opere con Garbari, Sironi e Martini alla
mostra dei
"Dissidenti" di Ca' Pesaro a Venezia.
Rientrato a Milano, Achille Funi tiene la prima personale presso la Galleria delle mostre temporanee (poi "Arte") di Milano.
"Novecento" riproponeva la continuità con il classicismo in chiave moderna con la riproposizione di temi classici quali il ritratto, la natura morta ed il paesaggio.
Di quel periodo restano famosi i dipinti "La terra" e "Maternità" dal quale si rilevano riferimenti al Tiziano in un recupero delle tradizioni italiane in un nuovo stile "neoclassico".
Portato alla costituzione di gruppi con gli stessi obiettivi, Achille Funi, fonda il
"Gruppo dei Sette Pittori del Novecento" con Bucci, Dudreville, Malerba, Marussig, Oppi,
Sironi, e con questi, nel 1922, espone alla "Bottega di Poesia".
Il nome di Achille Funi supera le alpi e nel 1925, il critico Roh lo inserisce nel volume 'Nach Expressionismus - Magischer Realismus' edito a Lipsia e la Sarfatti gli dedica una piccola monografia.
La Biennale di Venezia diventa, per il pittore, una specie di vetrina delle sue opere che ogni anno, dal 1924, raccontano l'evoluzione della sua ,arte; nel 1932 gli è dedicata persino una intera sala.
Negli anni Trenta, Funi si dedica intensamente ad opere di
pittura monumentale, soprattutto
affreschi, partecipando a grandi imprese: decora le pareti della
Triennale di Milano (1933) e la sala della
Consulta del Palazzo Comunale di Ferrara (1934-1937), la sua più importante opera ad affresco con episodi ispirati ai lavori dell'Ariosto (Mito di Ferrara).
Nel 1933, insieme a
Campigli
e
Carrà, sottoscrive il
"Manifesto della pittura murale" di
Sironi; sono da ricordare anche le sue
opere a mosaico eseguite in diverse chiese: nella chiesa San Giorgio in Palazzo a Milano (1932) e nella chiesa del Cristo Re a Roma (1934).
In riconoscimento delle sue capacita pittorica, di emozionare con il colore (come aveva osservato da
Boccioni ,vent'anni prima), nel '39 è nominato insegnante di affresco a Brera, poi nel '45 anche alla Carrara di Bergamo divenendo in seguito direttore delle due importanti scuole.
Nel 1944 espone tra i "25 Artisti italiani del secolo" alla Galleria del Secolo di Roma. Negli anni '50 torna ad insegnare a Brera ed esegue opere destinati a edifici milanesi pubblici (Teatro Manzoni, 1946; Banco di Roma, 1951, Banca generale dei crediti, 1959) e privati ,(Casa Reiser, 1948).
Notevole è anche la sua attività nel campo della decorazione di edifici religiosi.
Negli '60 e '70 riprende la pittura al cavalletto, dipingendo soprattutto paesaggi e riprendendo motivi pompeiani e raffaelleschi ,alternandola ai lavori di affresco.
Negli ultimi anni della sua vita (Funi morirà ad Appiano Gentile nel 1972) si dedica di preferenza al paesaggio, soggiornando frequentemente a Forte dei Marmi.
Suoi dipinti sono nelle gallerie d'arte moderna di tutto il mondo.