Biografia e vita di El Greco (1541-1614)
El Greco, soprannome di
Doménikos Theotokópulos, pittore greco, nasce a Candia (Isola di Creta) nel 1541.
Dopo una giovanile formazione bizantina, intorno al 1560, si reca a Venezia, dove trova lavoro come assistente nella bottega di
Tiziano Vecellio.
Le sue opere di questo periodo rivelano gli influssi della pittura di Tiziano che si sovrappongono al figurativismo realistico-naturalista di matrice bizantina.
Durante il soggiorno di una decina d'anno a Venezia, El Greco studia i dipinti di
Tiziano Vecellio, di
Jacopo Bassano e subisce l'influsso del
Tintoretto, dei
manieristi veneti e del
Parmigianino.
Sappiamo che il cretese, abbandonata Venezia, si ferma un periodo a Parma, dove studia le macchine illusioniste del
Correggio, e forse a Firenze, per poi trasferirsi a Roma.
E qui il nulla. Si sa che entra in servizio dei Farnese come ritrattista, discepolo del Tiziano, che
stringe amicizia con i fratelli Zuccari e che si iscrive alla associazione di artisti denominata Accademia di San Luca (1572), dove conosce lo
spagnolo Luis de Carvajal, e dove si dedica allo studio disperato e senza soste.
Di tutto questi anni e fatiche, non rimangono però che due opere:
La fontana della Sala d'Ercole, per il Palazzo Farnese a Caprarola e la prima versione della
Cacciata dei mercanti dal Tempio, un quadro che racchiude le sue molte esperienze, dal colorismo veneto e
romano, gli scorci alla
Michelangelo e l'architettura che sembra copiata dalla Scuola d'Atene di
Raffaello.
Dal 1570 al 1576 del pittore si sa molto poco,
Nel 1576 si stabilisce in modo definitivo in Spagna. Qui acquisisce l’appellativo di “El Greco” che si porterà dietro per tutta la sua esistenza e, incomincia a lavorare alla corte di Filippo II, con l’intento di dare lustro al ruolo del sovrano come sostenitore della
cristianità.
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Non riuscendo a soddisfare il Monarca si trasferisce a Toledo, capitale della cultura spagnola con la compagna che non sposerà mai, Gerónima
de las Cuebas, che gli diede un figlio, Jorge Manuel (1578) che diventerà anche lui pittore.
Poco più che trentenne, El Greco è ormai nel pieno della produttività artistica confermandosi in una pittura
personalissima: il suo stile pittorico diventa espressionistico nella disarmonia coloristica, in immagini trasfigurate con corpi
allungati,nelle luci violacee ed abbaglianti, negli spazi distorti senza nessuna regola prospettica, accompagnano lo spettatore in una
dimensione visionaria tipica della mistica Spagna del secondo Cinquecento.
La sua prima opera importante è l'altare maggiore di Santo Domingo el
Antiguo, cui segue la
"Cattura di Cristo" o "Espolio" (1579), dove la
profonda ispirazione mistica è sottolineata dai toni scuri e fluidi; per l'Escorial dipinge il "Sogno di Filippo" (1580)
e il "Martirio di san Maurizio".
Numerosi e noti sono i ritratti che ornano numerosi Musei; da ricordare in particolare il "Gentiluomo triste" (
Madrid, Prado) e la serie
dei nobili dell'"Inumazione del conte d'Orgaz" (1586, Toledo, chiesa di
S. Tomé), che risente di influssi bizantini, in particolare nell'uso del
colore, irreale, traslucido e nel carattere drammaticamente ascetico
dei personaggi, avvolti da un'aura di misticismo che li fissa immobili nell'eternità.
Capolavori sono il "Battesimo di Cristo", la "Resurrezione", la
"Pentecoste" (Madrid, Prado) in cui spicca la perfezione dell'anatomia, frutto dello studio delle statue romane e la "Veduta di Toledo" (
Metropolitan Museum of Art New York), una delle massime espressioni del genere paesistico mutuato dal
Veronese e dal
Durer.
Nei dipinti dell'ultimo periodo della vita di El-Greco si evidenzia un'espressività ancora più tormentata: in "Cena in casa di Simone"
(Chicago, Art Institute), "L'Immacolata" (Toledo, San Vicente); la tensione quasi deforma ogni figura: non più descrizione del Mondo, ma Sacra Rappresentazione che accentua il movimento e l'espressività dai manieristi romani.
Dopo aver condotto una vita lussuosa, El Greco morirà a Toledo nel 1614 in povertà nel 1614 e sarà seppellito prima nella chiesa di Santo
Domingo, quindi trasferito nel monastero di San Torcuato.
Purtroppo della sua salma nulla rimarrà perché nel 1800 una demolizione gli devasterà la tomba.