Biografia e vita di Camille Corot (1796-1875)
Conosciuto anche come: Camille-Jean-Baptiste Corot, Kamill Koro, Kamill Korot, Pere Corot.
Studente di: Jean Victor Bertin (1775-1842), Achille Etna Michallon (1796-1822).
Insegnante di: Adolphe Appia (1818-1898), Eugène Boudin (1824-1898)Antoine Chintreuil (1814-1873), Pascal-Adolphe-Jean Dagnan-Bouveret
(1852-1929), Ernest-Joachim Dumax (1811-dopo il 1882), Louis Franà§ais (1814-1897), Stanislas Lepine (1835-1892), Berthe Morisot (1841-1895)
Camille Pissarro (1830-1903), Alfred Sisley (1839-1899).
Amico di: Henri Fantin-Latour (1836-1904).
Figlio di un mercante di stoffe e di una famosa modista, Jean-Baptiste
Camille Corot
nasce di fronte al Louvre il 17 luglio 1796. I suoi genitori
prevedono per lui una vita nell'ambito delle loro competenze e, dopo gli
anni di studio nei collegi di Rouen e di Poissy, lo impiegano presso alcuni mercanti di tessuti.
Di fronte all'interesse quasi esclusivo che Camille Corot manifesta per il disegno,
nel 1817 i genitori gli permettono di installare un piccolo studio nella
casa appena acquistata a Ville-d'Avray e, dopo le insistenze del figlio,
dal 1822, gli concedono una rendita che gli consenta di dedicarsi alla pittura.
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Segue le prime lezioni accanto ad Achille Etna Michallon (1796-1822), anch'egli allievo di Pierre Henri
Valenciennes (1750-1819), e in seguito si iscrive al laboratorio di Jean
Victor Bertin (1775-1842), il cui insegnamento di stampo neoclassico è a
quel tempo controbilanciato nello spirito dei giovani pittori dalla
libertà stilistica dei paesaggisti inglesi, maestri ideali di Camille
che, come loro, amano dipingere all'aria aperta (è tra i primi a lavorare nella regione di Barbizon).
Privo di preoccupazioni finanziarie, Corot dipinge per proprio piacere,
seguendo le proprie tendenze, poetiche e realistiche insieme, senza
preoccuparsi di galleristi, esposizioni e successo.
Già in questo periodo la sua opera manifesta un particolare dualismo: da
un lato troviamo infatti i paesaggi dipinti secondo i canoni della
scuola neoclassica, appresa dai suoi maestri, che
l'artista sottoporrà al giudizio dei contemporanei; dall'altro le
«figure», riservate solo agli intimi frutto degli approfonditi studi degli antichi maestri italiani.
Proprio in Italia Camille Corot trascorse anni decisivi per la sua
maturazione artistica, dal 1825 al ‘28 e poi ancora nel ‘34 e nel ‘43 ,
soggiorni che maturarono in lui la sensibilità della luce e la
rigorosità con la quale disegna le linee dei paesaggi.
La critica del XX secolo assegna un posto di rilievo agli schizzi
italiani di Corot, alla loro luminosità, alle armonie di giallo ocra e
azzurro pallido, anche se per Corot essi non sono altro che la base per composizioni più elaborate che egli esegue in laboratorio.
La decisa intenzione del pittore di trascrivere la realtà come si
presenta allo sguardo dell'osservatore, senza abbellimenti o riferimenti
letterari, traspare sempre più prepotente dalle sue opere, attraverso lo
studio realistico della luce, la solida costruzione plastica e la semplicità della composizione.
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Così alle rappresentazioni paesaggistiche formali, in voga nel tempo, composte secondo la tradizione di Poussin, Camille Corot sostituisce
dipinti di riprendono l'aspetto selvaggio di alcune regioni (come testimoniano le due tele su Volterra,
del 1834, conservate al Museo del Louvre).
Le leggere foschie che il pittore osserva sul lago di Como risvegliano in lui il gusto per gli orizzonti avvolti nella nebbia
e dal 1850 l'artista è sempre più attratto dalle regioni in cui per l'umidità dell'aria e per l'incerta luminosità il paesaggio è circondato da un alone di poesia.
In effetti il romanticismo, che non lo ha finora assolutamente attratto
per le sue forme vivaci e tormentate, lo tocca, ora, nella sua forma
elegiaca, come si coglie anche negli studi romani eseguiti nel corso del suo ultimo viaggio in Italia (1843).
L'interesse per la figura, presente costantemente i paesaggi di Corot, è
all'origine di una produzione pittorica autonoma, parallela al
paesaggio: ritratti, nudi e personaggi in costume, mettono in luce
quelle eccezionali doti di pittore di figura che destarono l'ammirazione di Picasso.
Ai bellissimi ritratti intensamente espressivi, come quello della madre
dell'artista, seguono straordinari nudi, che realizzano un
miracoloso connubio di sensuale fusione con la natura e di equilibrio classico.
Una delle più originali invenzioni di Camille Corot sono le cosiddette
“figure di fantasia”: modelli femminili abbigliati in costume, ripresi
in atteggiamenti assorti e contemplativi.
Corot ormai artista ammirato, diventa "il pittore" quando, nel 1855,
l'imperatore acquista l'opera "Il carretto", dall'intensa luce
meridiana, ricordo di Marcoussis, presso Montlhèry.
All'inizio del Novecento Corot rivela al pubblico i dipinti più personale, più intimo e
segreto della sua arte, quelli rappresentati dalle «figure», suscitando l'entusiasmo dei cubisti.
Tra esse, gli studi italiani dalle tinte compatte e dall'impostazione geometrica, ritratti di
famiglia, figure di giovani donne pensose eseguite negli ultimi anni (come La dama in blu del 1874, Louvre).
La carriera artistica di Corot ,termina con queste immagini approfondite psicologicamente, la cui
emotività contenuta evoca lo stile di
Jan Vermeer e con la morte
avvenuta a Parigi nel 1875, all'età' di 79 anni.