Biografia e vita di Anthony van Dyck (1599-1641)
Anthony Van Dyck,(conosciuto anche come Anton, Antony, Antoon, Antonie o Anthonis), nasce nel 1599, settimo figlio di una ricca famiglia borghese.
In quegli anni l’ondata contro riformatrice aveva investito tutte le
arti che venivano controllate e pressate dalle istituzioni politiche e
religiose; le prime richiedevano che l’arte magnificasse la loro potenza
e le seconde erano desiderose che fossero nuovamente rappresentate fede e devozione.
Ma lo slancio mistico che aveva prodotto nel Medioevo un’arte capace di
innalzare cattedrali gotiche o romaniche non era più presente e le arti
figurative, spesso, rimediavano con gonfiature artificiose la mancanza
dell’autentico sentimento religioso.
I valori estetici espressi nel
Rinascimento furono messi in crisi e l’arte diede vita a due principali
fasi di sviluppo: il Manicheismo e il
Barocco.
Il Manicheismo fu un fenomeno che partecipava al vecchio senza
conservarne lo spirito ed allo stesso tempo cercava il nuovo senza
riuscire ad istituirlo. Si manifesta con un'estrema varietà di temi,
modi e forme. E’ un’età di instabilità che trova equilibri solo precari;
il gusto muta e all’armonia e all’equilibrio rinascimentale non si
riesce a trovare una nuova risposta che sia davvero originale ed organica.
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Le élite aristocratiche chiedono all’artista di celebrare il loro fasto
e la loro esclusività e viene loro risposto l'uso di un’arte decorativa che
spesso si limita ad un gioco formale: nasce per il diletto degli occhi e
si esaurisce in questa funzione. Trionfa il gusto per l’arcano,
l’allegoria, la fantasia sfrenata.
Si pensi, come esempio, all’
Arcimboldo e al suo Ortolano, curioso gioco visivo in cui una natura morta, se capovolta, diventa un ritratto antropomorfo.
Van Dyck entra, ancora bambino, presso la bottega del
pittore fiammingo
Van Balen, quando i segni di stanchezza per la
pittura manierista si
erano già ampiamente manifestati e da più parti vi era un richiamo per
un ritorno al
Naturalismo a cui aderirono pittori come Vincenzo Campi, Federico Barocci,
Annibale Carracci, solo per citarne alcuni.
Ma la vera rivoluzione arrivò con
Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, la cui breve esistenza lascerà un segno incancellabile nella storia della pittura.
Quando a 16 anni Van Dyck apre la sua bottega di pittore, Caravaggio è
già morto e l’influsso della sua arte si sta già affievolendo. Sta
nascendo un nuovo stile, il
Barocco, di cui sarà un autorevolissimo
esponente uno dei maestri di Van Dyck: Pietr Paul
Rubens.
Rubens è affascinato dalla pittura italiana e da quella veneta in
particolare, dalla corposità del colore che scopre nel
Tintoretto, in
Tiziano contribuirà a formare il suo stile.
Rubens diventa così una sorta di ponte tra la pittura fiamminga e il movimento pittorico italiano.
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I grandi pittori italiani lasceranno una grande impronta anche
nel giovane Van Dyck quando, nel 1621, arriva in Italia per un soggiorno che durerà circa sei anni.
La sua prima tappa italiana è a Genova, dove trova una città in
rigoglioso sviluppo economico e artistico. La fama che lo accompagna,
dovuta all’essere allievo di
Rubens, gli procura molti ingaggi nella
buona società genovese. In un anno egli ritrae gli esponenti maggiori
dell’aristocrazia e della nascente borghesia mercantile.
Nei ritratti che gli vengono commissionati esalta bellezza e vigoria
fisica, splendori di vesti, ricchi panneggi, accontentando così i suoi
committenti nei quali vi era il desiderio di essere immortalati come
figure simbolo di valori caratteristici di una nobiltà antichissima
anche quando, ed è nella maggioranza dei casi, essa è assolutamente assente.
Van Dyck immette eleganza nella postura del soggetto che ritrae,
tralascia tratti caratteriali non propriamente piacevoli, si presta
insomma con la sua magnifica arte, al gioco che quella società, non solo genovese, voleva.
Non vi è indagine psicologica nei suoi ritratti, nota Mario Ajello, anzi
la evita per esaltare di volta in volta autorevolezza o leggiadria,
grazia e bellezza e per riuscirvi egli adopera il suo talento di pittore
capace di dosare la luce con morbidezza e di rendere una cromaticità fresca.
Tale è la sua fama di ritrattista che, dopo l’esperienza italiana, lo
porterà ad essere prima pittore di corte presso Ferdinando II d’Asburgo
e poi pittore ufficiale di Carlo I a Londra dove si trasferirà definitivamente.
Qui sposerà una nobildonna inglese e morirà dopo pochi giorni dalla
nascita della sua primogenita, a soli 42 anni.
van Dyck è un' esponente dell'arte barocca che è generalmente
caratterizzata da fastosità e gusto per la scenografia.
L’attenzione di questa pittura si posa su spazi infiniti, si usano
effetti che producono sensazioni di leggerezza ed eleganza, si cercano
prospettive ardite e la luce diventa strumento per dare fulgore alla scena.
L’arte barocca è l’esito al travaglio dell’età del
Manierismo.
L’estetica non è più semplice imitazione della natura, ma la sua
ricreazione; vi è ricerca del moderno, volontà di immergersi nel nuovo e nell’effimero.
Se il Medioevo aveva avuto la sua direzione determinata in Dio e il
Rinascimento aveva avuto il suo principio nell’uomo, la civiltà barocca
esprime la crisi generata dal venir meno di un pensiero fondato su un
sistema di certezze etiche e conoscitive.
Il suo credo è semmai, a dispetto del tentativo controriformista, quello
della consapevolezza che ciò che appare è incerto ed ingannevole.