Simona Clementoni
Con i suoi oltre 15.000 dipinti, il pittore e compositore Mark Kostabi, ha già dato un contributo indelebile alla storia dell’Arte contemporanea.
Tra le numerosissime opere presenti in collezioni private ed in quelle permanenti dei più importanti musei di tutto il mondo, emergono per valore non solo documentario ed artistico, i disegni ed i bozzetti degli anni ’80, antecedenti alla creazione del Kostabi World: Hope Springs Eternal – 1980, Are we in Agreement – 1980, Ascent to Street Level – 1981, Making Headway – 1982, Caught up in Chaos – 1982, St Peter’s Mistake – 1982 e Wild West Test – 1983.
Sono gli anni in cui Kostabi ventenne, appena trasferitosi a New York, inizia la sua vertiginosa scalata verso il successo, in cui si impone come personaggio provocatorio e controverso pubblicando interviste a sè stesso sul tema della mercificazione dell’arte contemporanea, gli anni in cui si afferma come figura di spicco del movimento artistico dell’East Village di New York.
Mark Kostabi, formatosi leggendo fumetti e guardando MTV, può vantarsi di essere l’artista più prolifico del mondo e questo anche in risposta all’enorme richiesta di sue opere da parte di collezionisti ed estimatori in ogni angolo del pianeta.
La continua crescita del mercato delle sue opere, del marketing legato alla sua arte, lo ha portato all’impiego dichiarato di assistenti e collaboratori che operano a New York, nel Kostabi World, un grande studio neo-rinascimentale, fondato nel 1988 ed ispirato alla filosofia di Andy Warhol, ma ben radicato nella tradizione italiana della bottega dell’arte dei grandi Maestri della pittura come Raffaello, Guercino e Giotto, senza dimenticare l’impiego di assistenti ed allievi da parte di molti altri grandi artisti come Michelangelo, Donatello, Rubens e Rembrandt.
Se Warhol aveva indicato la strada dell’arte come pratica commerciale, come organizzazione industriale destinata alla comunicazione globale, Kostabi l’ha elaborata ed adeguata con perfetta coscienza del suo tempo.
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Infatti, se da un lato può far pensare ad una factory di ispirazione warholiana, dall’altro il Kostabi World è profondamente diverso poiché alla base c’è anche l’idea di una scuola d’arte in cui gli assistenti non eseguono una pittura veloce come si fa con la tecnica serigrafica, ma dipingono lentamente, con la tecnica tradizionale, usando colori ad olio e tele poste su cavalletti.
Lo stesso Kostabi si definisce “uno dei pochissimi artisti figli del XXI secolo ed oltre”, un artista contemporaneo che guarda al futuro con gli insegnamenti del passato. I suoi dipinti, infatti, sono un compendio ed una sintesi di quanto di più sublime ed eccelso l’arte abbia fino ad oggi espresso.
Evidenti sono le allusioni ed i riferimenti a voci antiche, le frequentazioni colte che l’artista padroneggia con sapienza progettuale: il chiaroscuro del Caravaggio, lo sfumato del Perugino, il surreale di Magritte, la serialità di Warhol, la malinconia di De Chirico, il suo maestro preferito, spesso presente sullo sfondo delle sue opere (si veda, ad esempio, It’s just a stage del 2004).
Ma i soggetti e gli oggetti, i temi ed i colori che troviamo nelle sue tele e nei suoi disegni, non sono certamente quelli della tradizione classica.
I colori puliti e netti, così decisi, sgargianti ed aggressivi anche nel bianco e nero, dove la monocromia squillante sembra ottenuta da una semplice operazione di desaturazione; l’utilizzo del tratto ben definito, frutto di attento studio e ricerca; la produzione seriale, con il ritorno ripetuto di composizioni formali, pur nell’unicità di ogni singola opera; le silhouette corpose e sensuali, ma senza volto che raccontano i paradossi di un’epoca, denunciandone ferocemente le assurdità.
Vittorio Sgarbi
«Se Warhol aveva indicato una strada, l’arte come pratica commerciale, come organizzazione industriale destinata alla comunicazione globale, Kostabi l’ha sviluppata e adeguata con perfetta coscienza del suo tempo. Kostabi può vantarsi di essere il pittore più prolifico del mondo; la sua factory, Kostabiworld, è a New York ed è organizzata con criteri industriali, contando molti collaboratori che dipingono secondo le istruzioni del titolare.
Anche se sembra una catena di montaggio, l’industria di Kostabi si sforza di produrre ancora manufatti come negli anni che precedettero Warhol; opere realizzate attraverso un certo grado di abilità manuale, come ai tempi di Giotto. Il massimo della modernità diventa così il massimo della tradizione».
Luca Beatrice
«Preciso, mai arrogante o sulla difensiva, Kostabi si discosta profondamente da quella tipologia (ahimé diffusissima) di artisti rompiscatole con cui è impossibile aver a che fare. Felice se apprezzi il suo lavoro, grato per la tua attenzione, persona gentile e squisita. Ce ne fossero, come Mark»