Biografia e vita di Edward Hopper (USA 1882 - 1967)
Pittore americano, incisore e illustratore
Edward Hopper nasce il 22 luglio del 1882 a Nyack, piccola cittadina sul fiume Hudson, in una colta famiglia borghese americana.
La sua città è legata alla industria cantieristica di diporto e Hopper, dopo il liceo, esamina la possibilità di diventare architetto navale, ma i suoi genitori lo convincono a studiare Design Commerciale, per sfruttare le sue innate capacità illustrative che già da ragazzo aveva espresso.
Dopo un anno in un college locale, nel 1899 si iscrive al New York Institute of Art, dove Hopper è studente di William Merritt Chase (1849-1916), John Sloan (1871-1951) e Robert Henri (1865-1929), legati alla Scuola Ashcan di New York City, prestigioso istituto che ha sfornato, nel tempo, alcuni dei nomi più importanti della scena artistica americana.
Nei sei anni di studio, Edward Hopper ha occasione di riprodurre, con i suoi compagni di studio George Bellows e Rockwell Ken, modelli dal vivo.
Il clima stimolante della scuola, i dibattiti artistici fra studenti ed insegnanti, esortano il giovane Hopper a fare scelte coraggiose, sfidando la tradizione del mondo dell'arte dopo aver ben studiato e copiato le opere esposte nei musei ed aver indagato sulla vita gli autori.
Dopo la laurea lavora nell'agenzia di pubblicità C. Phillips & Company dove progetta copertine per riviste di settore; anche se preferisce dipingere che fare il pubblicitario, Edward Hopper farà questo lavoro per altri quindici anni.
Edward Hopper, nel 1906, intraprende un viaggio in Europa, visitando Parigi, dove trascura le opere di
Picasso e degli altri pittori contemporanei, per studiare i dipinti di
Rembrandt ed in particolare le scene parigine dell'incisore francese, Charles Meryon, che influenzeranno il suo stile.
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Dopo il suo ritorno dall'Europa, Hopper apre il suo studio a New York City dove dipinge la vita delle strade di città e scene di caffè, continuando a fare il pubblicitario come free-lance per pagarsi le spese.
Nel 1907, torna in Europa per visitare Londra, Berlino e Bruxelles dove lo stile del pittore matura gradualmente verso una sua originale visione del mondo.
Nei suoi quadri che rappresentano esterni urbani, inserisce un unico personaggio, solo e distaccato fisicamente e psicologicamente, come se vivesse in una dimensione isolata.
A New York, partecipa ad una mostra di controtendenza organizzata da Henri presso l'Harmonie Club, ma non vende niente e nessuno si occupa del suo lavoro; perciò torna a Parigi dove si ferma per sei mesi a dipingere Saint-Gemain e Fontainebleau.
A questo punto la personalità artistica del pittore ha raggiunto una sua completezza, sia dal punto di vista dei colori, che della luce, usati in modo originale e ormai riconoscibile.
Lo studio degli
impressionisti, in particolare di
Edgar Degas, gli infonde il gusto per la descrizione degli interni e delle inquadrature di tipo fotografico.
Nel 1912 Hopper, in vacanza a Gloucester, nel Massachusetts, dipinge il suo primo faro ed una bella serie di paesaggi all'aperto.
Nel 1913 partecipa all'Armory Show International Exhibition of Modern Art di New York e vende finalmente il suo primo quadro.
Durante questi anni di fatica per affermarsi come pittore, Edward Hopper continua a lavorare nel mondo delle illustrazioni pubblicitarie che gli assicurano una certa stabilità economica, e tra il 1915 e il 1923 Hopper affianca alla pittura anche l'incisione, eseguendo puntesecche e acqueforti, grazie alle quali otterrà numerosi premi e riconoscimenti, anche dalla National Academy.
La sua posizione di membro del Whitney Studio Club, il più vitale centro per gli artisti indipendenti, i successi ottenuti con mostre di acquerelli (1923) e di quadri (1924), fanno di lui uno dei maggiori caposcuola dei
Realisti Americani ; la vendita delle sue opere gli permettono di vivere solo con il suo lavoro di pittore e di abbandonare la pubblicità.
Nel 1929, il MoMa di New York espone le sue opere nella mostra intitolata "Dipinti di diciannove artisti americani viventi"; in questo periodo della Grande Depressione il pittore comincia a dipingere immagini tristi.
Nel 1933 il MoMa di New York gli dedica la prima retrospettiva.
Edward Hopper partecipa attivamente alla rivista "Reality", fronte comune degli artisti legati al figurativo e al realismo, che si contrappongono allora come ora, all'
Informale e alle nuove correnti astratte.
Nel 1950 il Whitney Museum tiene la seconda retrospettiva del pittore ormai molto famoso.
Agli acquarelli, agli oli, alle litografie, il pittore aggiunge lavori per il cinema e per il teatro; i giornali ed i critici d'arte parlano sempre più spesso di lui, ed il pittore Charles Burchfield scrive sul "Art News" un articolo dal titolo: "Hopper. Il percorso di una poesia silenziosa".
Questo articolo rivelatore dell'arte di Hopper, dice "I quadri di Hopper si possono considerare da molte angolature.
C'è il suo modo modesto, discreto, quasi impersonale, di costruire la pittura; il suo uso di forme angolari o cubiche (non inventate, ma esistenti in natura); le sue composizioni semplici, apparentemente non studiate; la sua fuga da ogni artificio dinamico allo scopo di inscrivere l'opera in un rettangolo.
Tuttavia ci sono anche altri elementi del suo lavoro che sembrano aver poco a che fare con la pittura pura, ma rivelano un contenuto spirituale. C'è, ad esempio, l'elemento del silenzio,che sembra pervadere tutti i suoi lavori più importanti, qualunque sia la loro tecnica.
Questo silenzio o, come è stato detto efficacemente, questa "dimensione di ascolto", è evidente nei quadri in cui compare l'uomo, ma anche in quelli in cui ci sono solo architetture. [...].
Conosciamo tutti le rovine di Pompei, dove furono ritrovate persone sorprese dalla tragedia, "fissate per sempre" in un'azione (un uomo fa il pane, due amanti si abbracciano, una donna allatta il bambino), raggiunte improvvisamente dalla morte in quella posizione.
Analogamente, Hopper ha saputo cogliere un momento particolare,quasi il preciso secondo in cui il tempo si ferma, dando all'attimo un significato eterno, universale".
Edward Hopper continua il suo lavoro di pittore ed illustratore del mondo che scorge dentro e fuori di se, fino alla morteavvenuta il 15 maggio del 1967 nello studio newyorchese.
Nei dipinti di Hopper si scorge qualcosa che sta ancora per accadere o che è appena accaduta.
Hopper, contemporaneo di
Norman Rockwell, ritrae i cedimenti di un'America che perde il suo sogno.
Nelle sue opere ci sono occhiate sfuggenti e indiscrete, che catturano i tumulti interiori delle persone.
L'angoscia dell'anima dell'America moderna. Solitudine, tristezza, vuoto e depressione, in un progresso che è solamente tecnologico e speculativo... e per nulla umanistico. Lo stesso progresso che i colonizzatori americani riesporteranno nel loro continente di origine, l'Europa.