monza ninfeo romano
Arcata superstite del ponte romano detto Ponte d’Arena a Monza
Foto di Milko Anselmi 2012
https://www.signaromanorum.org/archives/8860/nusrpon181-ponte-darena-di-monza-mb-bridge-arena-in-monza-italy

MONZA: ALLA SCOPERTA DEL NINFEO ROMANO E DEL PONTE D'ARENA

Non sempre è necessario viaggiare in luoghi lontani o all’estero per ammirare autentici capolavori della Storia dell’Arte.

Spesso in questa nostra Italia, abbiamo autentiche opere d’arte sotto casa e magari non ci abbiamo mai fatto caso.

Monza, capoluogo omonimo della provincia di Monza e Brianza in Lombardia, oltre  ad essere una città famosa sia per la sua stupenda Villa Reale con annesso il grande Parco e sia per il suo famosissimo Autodromo, nasconde autentici capolavori artistici che non ti aspetti, come ad esempio resti archeologici di epoca romana.

 

Modicia era l’antico nome dato dai Romani a Monza.

Sono rimasti pochi reperti archeologici relativi all’epoca romana, uno di questi è il ninfeo tardo romano che si trova ubicato nell’area della Casa dei Decumani.

L’altro reperto è il ponte detto dell’Arena, modificato totalmente nel corso dei secoli, conosciuto adesso come Ponte dei Leoni.

Invece la Casa dei Decumani è una costruzione medievale del XIII secolo situata nel complesso degli edifici che sorgono vicino allo stupendo Duomo di Monza, noto anche come Basilica Minore di San Giovanni Battista.

È qui citata la Casa dei Decumani perché nel suo giardino è stato ricomposto il Ninfeo tardo romano ritrovato durante gli scavi archeologici.

Camminando per Via Canonica, la via che costeggia il retro del Duomo, a un certo punto si trova la Casa dei Decumani, certamente non nel suo stato originario ma inglobata in un altro edificio più moderno, frutto delle manomissioni e delle selvagge urbanizzazioni dei passati secoli.

Nel giardino antistante a uno dei lati della Casa, vi si trova un ninfeo tardo romano proveniente da un’altra zona nei pressi e qui ricomposto nel 1991.

Il ninfeo in origine era un tempietto dedicato alla Ninfe, divinità della Natura venerate nella cultura ellenistica romana.

Le Ninfe erano adorate dai Greci come la personificazione di fenomeni o forze della natura ed erano immaginate come bellissime fanciulle.

Abitavano le acque, le Oceanine, le Nereidi e le Naiadi, quelle che abitavano i monti e le valli erano le Oreadi, mentre quelle delle piante erano le Driadi o Amadraidi.

Per i Romani le Ninfe erano identificate come divinità indigene dell’acqua e delle sorgenti e il loro culto si svolgeva all’aperto oppure in tempietti chiamati ninfei.

I ninfei sorgevano sempre nelle vicinanze di sorgenti o corsi d’acqua, in seguito il termine fu usato per indicare una piccola costruzione ornamentale da giardino, a pianta centrale con fontane e arbusti sempreverdi.

Sarebbe stato auspicabile e anche più logico, lasciare il ninfeo tardo romano di Monza nel suo luogo originario di ritrovamento, invece di ricollocarlo nel giardino della Casa dei Decumani.

 

Il Ponte dei Leoni si trova a Monza in via Vittorio Emanuele II, è un ponte storico edificato tra il 1838-1840, nell’area dove sorgeva l’antico ponte romano chiamato Ponte d’Arena.

Ci sono varie ipotesi storiche sull’origine del nome dato al ponte dagli antichi romani: il nome prende spunto dal fatto che nella zona del ponte vi fosse un’antica cava di ghiaia e sabbia (in latino arena).

L’altra ipotesi, forse la più verosimile, era che nei pressi del ponte vi fosse stata un’arena, cioè una costruzione dove si praticavano la ginnastica e i combattimenti fra uomini e belve feroci. Durante gli scavi archeologici nella zona furono trovati molti frammenti scultorei raffiguranti bestie feroci e poi l’andamento del ponte attuale, ricostruito sul ponte storico romano, ha una curva ellittica che fa pensare che sotto ci siano i resti forse di un’arena. Andrebbero fatti scavi archeologici recenti per appurare effettivamente se vicino al ponte e nella zona adiacente vi siano i resti di un’antica arena romana.

Il ponte romano costruito nel 1° secolo dopo Cristo era molto più lungo e grande rispetto al ponte moderno, infatti, era composto di sette arcate, contro le tre di oggi, in totale una lunghezza di circa 75 metri e una larghezza di 4,77 metri.

I ponti romani per la loro solidità hanno resistito alle varie intemperie, calamità naturali e guerre, cosi non è stato invece per il ponte romano dell’antica Modicia che non è riuscito ad arrivare intatto fino ai nostri giorni.

Nonostante le sue sette arcate ad arco ribassato e la diversa ampiezza delle sue arcate, non resistette all’alluvione del fiume Lambro nel 1743.

Questa rovinosa alluvione lo danneggiò definitivamente e provocò l’interramento parziale delle sue estremità.

Da qui la decisione di demolire definitivamente il ponte e procedere alla costruzione del nuovo ponte nel 1838.

Un’arcata residua del vecchio ponte romano è tuttora visibile in Via Vittorio Emanuele, mentre gli altri archi sono inglobati nelle fondamenta dei palazzi vicini.

 

 

Scritto da Rosa Maria Garofalo