La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Brugora
Dietro la Chiesa pubblica c’è la Sala del Coro che le monache, alla fine del 1400, poterono permettersi di far
affrescare una volta liberatosi dalle potenti ingerenze economiche e finanziarie della famiglia nobile dei Casati.
La Sala presenta dei pregevoli affreschi che meriterebbero una visita.
Sulla parete di destra per chi entra nella sala, possiamo ammirare un grande affresco dedicato a tre momenti della vita della Vergine Maria.
Primo momento. “L’Annuncio ai Pastori della Natività”, dipinto con molta attenzione ai particolari, anche se in modo un po’
naif secondo gli storici dell’arte.
Secondo momento. Al centro è raffigurata “L’Assunzione della Vergine” con i dodici apostoli. Maria è raffigurata mentre sale
al cielo circondata da angeli musicanti; lascia cadere la cintola che è raccolta da San Giovanni. La cintola simboleggia il legame della Vergine con il mondo terreno. Il dogma dell’Assunzione della
Vergine non era ancora stato riconosciuto nel periodo in cui sono stati eseguiti gli affreschi.
Terzo momento. Nell’ultimo riquadro, è rappresentata “L’Incoronazione di Maria”: la Vergine è racchiusa in una grande
mandorla sorretta da Angeli.
L’affresco è attribuito alla stessa bottega del Maestro di Brugora.
Il tratto caratteristico è la linea marcata dei contorni, i paesaggi lacustri che sfruttano il bianco della stesura di fondo.
Notiamo la somiglianza fra gli angeli dolenti della Crocefissione e l’Angelo della Natività, il volto aguzzo del centurione a cavallo e quello dell’apostolo a sinistra
nell’Assunzione.
I volti femminili presentano le stesse caratteristiche come le labbra dal taglio a forma di cuore.
La scelta dei temi degli affreschi appare molto libera e insolita per un ambiente controllato
dal clero: probabilmente il patrimonio del monastero, anche se notevole, non
era sufficiente per pagare un artista famoso. Non si hanno notizie certe e non è detto che invece ad affrescare le pareti della Sala del Coro non sia stato veramente il Mortorfano o pittori
della scuola del Bergognone.
In controfacciata, ai lati della finestra circolare centrale, son dipinti due gruppi di monache benedettine oranti: possiamo notare i profili delicati,
gli occhi ben marcati e le bocche a forma di cuore che ci riportano al Maestro di Brugora. Le suore sono ritratte mentre pregano e cantano. In questa sala, infatti, lungo le pareti, c’erano
gli stalli sui quali le monache si accomodavano per la preghiera e il canto corale.
Sotto il gruppo delle badesse troviamo tre santi benedettini, San Benedetto tra San Placido martire e San Placido abate. Non conosciamo l’autore
di questi affreschi ma, rispetto al maestro del 1512, il pittore utilizza una soffusa e leggera velatura grigia tipica del “Bergognone” (pittore famoso in quegli anni in Lombardia);
velatura che rende le figure più morbide; i volti hanno un’espressione assorta e meditativa e di malinconica dolcezza.
Gli affreschi della controfacciata sono stati strappati nel 1965 per agevolare i lavori di consolidamento dell’edificio; in seguito, sono rimasti abbandonati nella
soffitta della Fondazione fino al restauro del 1997.
Madonna con Bambino, in trono, fra due sante. Da una parte Santa Caterina (la riconosciamo dalla ruota), la seconda si pensa sia Sant’Apollonia,
anche se come simbolo del martirio abbiamo solo la palma.
L’affresco presenta sullo sfondo un’architettura dalle forme armoniche che ricorda artisti
milanesi come Foppa e Bramante. La tipologia del finto
polittico conosce un’intensa diffusione proprio in questo periodo nella pittura murale in Brianza, nel Lecchese e in
Valtellina. Le grottesche delle partiture
architettoniche, delle cornici e le stesse figure ci fanno pensare a una mano diversa dal Maestro di Brugora. Al di sopra, lungo tutta
la campata, corre un importante fregio orizzontale con
putti musicanti e grottesche su fondo rosso.
Deposizione (messa nel Sepolcro). In quest’affresco si nota come le suore, riconoscibili dalle ampie vesti brune e dai soggoli
bianchi, scendano dal monte Calvario partecipando
cosi al sacro avvenimento.
Il gruppo principale di figure che compiangono il Cristo morto è molto rovinato; a destra, è dipinto un offerente inginocchiato che regge i simboli della Passione (corona di
spine e chiodi), ma non si sa chi esso rappresenti. La testa con la tonsura fa pensare a un sacerdote, ma l’abito non appartiene a un religioso. Potrebbe essere Eriberto Casati, ma non c’è la
certezza. Il realismo del ritratto fa comunque pensare a una persona esistita, potrebbe essere o il committente dell’affresco o un benefattore del monastero.
Al cento della parete, si trova dipinto un grande altare eseguito probabilmente a metà del Settecento. Con i restauri eseguiti nel 2003, è stata scoperta parte di una grande
Annunciazione. Si nota la figura di Dio che sospinge verso la Vergine la colomba dello Spirito Santo.
La tipologia dell’Arcangelo Gabriele e della Madonna fa pensare che l’affresco sia stato
eseguito dal Maestro di Brugora.
La volta
La decorazione delle volte a crociera rientra in una lunga tradizione medievale, proseguita nell’Età degli Sforza; i costoloni sono evidenziati da fasce decorative,
mentre le vele sono decorate con raggiere stilizzate.
Fine quarta parte
Articolo scritto da Rosa Maria Garofalo
Torna a prima parte