Silvio Pellico breve biografia e contenuti dei suoi libri
Silvio Pellico (1789-1854) nacque a Saluzzo (Cuneo).
Dopo aver studiato a Pinerolo e a Torino, andò a Lione per fare pratica nel settore commerciale e, rientrato in Italia nel 1809, si stabilì a Milano.
Qui conobbe il Monti ed il Foscolo e cominciò a scrivere, all'incirca dal 1812, specialmente per il teatro, ideando tragedie formalmente ancora classiche, ma già romantiche da un punto di vista del contenuto.
Sempre a Milano fu per qualche tempo direttore del “Conciliatore”.
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Fu a causa del suo profondo sentimento patriottico che nel 1820 venne arrestato con l'accusa di carboneria: condannato a morte, la sentenza fu commutata in 15 anni di carcere duro, da scontare nella fortezza di Spielberg, in Moravia.
Nel 1830 arrivò la grazia imperiale e, tornato a Torino, si ritirò dalla politica attiva e si estraniò dai circoli letterari, vivendo grazie ad un posto di bibliotecario presso la marchesa di Barolo.
Non dimentico dell'esperienza carceraria, nel 1832 scrisse “Le mie prigioni”, dove Pellico descrive l'arresto, la vita nel carcere e la sua liberazione, allegoria del cammino di redenzione ad imitazione del Manzoni.
Silvio Pellico compose diverse tragedie:“Ester d'Engaddi”, “Iginia d'Asti”, “Gismonda”, “Erodiade”, “Tommaso Moro”, alcune cantiche:“Tancredi”, “Morte di Dante” e varie liriche.
Morì a Torino il 31 gennaio 1854.