Pier Paolo Pasolini breve biografia e contenuti dei suoi libri
Pier Paolo Pasolini nasce il 5 marzo del 1922 a Bologna.
Conclude gli studi liceali e, a soli 17 anni, si iscrive all'Università di Bologna, facoltà di lettere e si laurea nel 1945, dopo la guerra, con una tesi sul Pascoli.
Poeta, romanziere, autore di opere teatrali, critico letterario, saggista e polemista, Pasolini è una delle figure cruciali nella cultura nostrana dal XX° secolo.
Dopo un apprendistato quale sceneggiatore per Fellini - collabora ai dialoghi de "Le notti di Cabiria", 1957 e più ancora per Bolognini ("La notte brava", 1959; "Il bell’Antonio", 1960; "La giornata balorda", 1960), Franco Rossi ("Morte di un amico", 1960), Carlo Lizzani ("Il gobbo", 1960), egli debutta nella regia col superbo "Accattone" (1961): al centro della vicenda, sta quel
sottoproletariato già protagonista di due suoi noti romanzi ("Ragazzi di vita", 1955; "Una vita violenta", 1959), estrema propaggine d’un universo contadino minacciato dall’imminente avvento del benessere.
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Sono argomenti che torneranno, in modi più tradizionali, nel successivo "Mamma Roma" (1962), storia dell’impossibile riscatto tentato pel tramite del figlio da una non più giovane prostituta.
Nell’episodio "La ricotta" (1963) e ne "Il Vangelo secondo Matteo" (1964), Pasolini si confronta poi con il tema della Passione: in chiave ferocemente comica nel primo, che gli costò non poche traversie giudiziarie; secondo un’ottica terzomondista nel secondo, che resta fra i suoi esiti più alti.
Hanno struttura e trasognata cadenza di fiaba gli episodi de "La terra vista dalla luna" (1967) e "Che cosa sono le nuvole?" (1968): interpretati da Totò come il lungometraggio "Uccellacci ed uccellini" (1966), sono a quest’ultimo preferibili per la loro grazia e la capacità di sintesi di temi altrimenti complessi.
Il prosieguo della filmografia pasoliniana si sposta, in forme sempre più discutibili e regressive, verso i luoghi del mito: "Edipo re" (1967), "Teorema" (1968), "Porcile" (1969) e "Medea" (1970) sono lavori involuti e tormentati, sovente mossi da uno sterile e scomposto gusto della provocazione.
Più prolifico il ritorno alla dimensione favolistica della "trilogia della vita": totalmente immersi in una dimensione edenica e preistorica, all’insegna d’una sessualità libera e naturale, "Il Decameron" (1971), "I racconti di Canterbury" (1972), "Il fiore delle Mille e una notte" (1972) mostrano limpide tracce di poesia e sono testimonianza d’una ritrovata felicità creativa del regista.
Il prematuro congedo, tuttavia, è affidato a quel "Salò o le 120 giornate di Sodoma" (1975) uscito dopo la sua tragica scomparsa nel 1975 ad Ostia.
Supplica a mia madre
E' difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame
d'amore, dell'amore di corpi senza anima.
Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l'infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l'unico modo per sentire la vita,
l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…