Goffredo Parise breve biografia e contenuti dei suoi libri
Goffredo Parise, è nato a Vicenza l'8 dicembre del 1929 da Ida Wanda Bertoli e da padre sconosciuto. La posizione di ragazza madre, nella Vicenza contadina e bigotta del tempo, era tanto infamante da tenere segreta. La famiglia inventò per lui la storia
del padre morto, ma per evitare che i coetanei gli rinfacciassero la verità, lo tennero isolato e superprotetto.
Della sua infanzia da piccolo recluso Goffredo Parise dice: "Eravamo io, mia, madre, i nonni". "Il nonno aveva una piccola fabbrica di biciclette, ma fallì l'anno in cui sono nato. Ma era dolce, buono e abile; io la notte mi sognavo certi giocattoli, e lui di giorno me li costruiva "Io stavo sempre al davanzale a guardare gli altri ragazzi che giocavano per strada. A me non era permesso
andare a giocare con loro".
Pessimo scolaro alle elementari, evidentemente si appassionò almeno alla lingua italiana ed alla letteratura, se proseguì più o meno regolarmente gli studi fino al liceo anche se a poco più di 15 anni subisce come tutti gli abitanti di Vicenza terribili bombardamenti tedeschi e aderisce alla Resistenza collaborando con il Partito d'Azione.
Intanto la madre aveva sposato il giornalista Osvaldo Parise, direttore del Giornale di Vicenza che diede a Goffredo il proprio cognome e riscattando la famiglia dalle ristrettezze economiche che avevano caratterizzato la prima infanzia di Goffredo.
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Superato il Liceo ed una iniziale passione per la pittura, Goffredo Parise comincia a scrivere dei racconti e si iscrive all'Università di Padova, frequentando i corsi di filosofia, di medicina e di matematica, senza prendere nessuna laurea.
Nel 1951 la famiglia si trasferisce a Venezia, dove Goffredo Parise pubblica il primo romanzo "Il ragazzo morto e le comete"; il libro non ebbe premi, nemmeno recensioni che lo incoraggiassero, ma Parise senza perdersi d'animo per il 1953 aveva finito "La grande vacanza" che non passò certo inosservato, dato che Eugenio Montale sul Corriere si disse "affascinato dall'abilità di Parise e
dal suo calarsi nell'infanzia senza modi nostalgici e crepuscolari".
Dopo alcune brevi collaborazioni procurategli dal padre all'«Alto Adige» di Bolzano e all'«Arenà» di Verona, lo scrittore, insofferente alla routine del giornale che lo voleva "galoppino" nei piccoli processi in pretura, al pronto soccorso ed alle cerimonie inaugurali, nel 1952 si trasferì "con una valigetta di cartone legata con uno spago e con i soldi in tasca datigli dal padre per
comprarsi un impermeabile" a Milano dove iniziò a lavorare con la casa editrice Garzanti, presso la quale pubblicò, due anni dopo, "Il prete bello", romanzo che puzzava di comunismo, respinto da Longanesi, accolto con molte perplessità dalla critica, ma uno dei libri più venduti del dopoguerra che nel '65 contava già dieci edizioni italiane e tredici traduzioni all'estero presso i più
importanti editori del mondo.
Nel 1955, ormai narratore di successo, Parise cominciò a lavorare per il «Corriere d'Informazione» foglio del pomeriggio che in quel momento vanta la collaborazione di Dino Buzzati, Aldo Palazzeschi, Mario Soldati, Vasco Pratolini, Achille Campanile, Ennio Flaiano e, nel 1956, pubblica, ancora con Garzanti, "Il fidanzamento" e poi "Amore e fervore" (il titolo originale, "Atti impuri",
venne cambiato dall'editore).
Nel 1957, Goffredo Parise sposa Maria Costanza Speroni e, desideroso di misurarsi con il "giornalismo dal vivo" ottiene dal Corriere l'incarico di inviato da Parigi, che produsse, in 14 articoli, il reportage "Provinciale speciale", successo che portò Parise in giro per il mondo sulle linee di fuoco: in Vietnam, in Biafra, in Cile, a Cuba, in Albania, in Siberia, in Mongolia, in Cina, in
Giappone, in Lahos ed in Cambogia.
Nel 1963 il suo matrimonio naufraga e la vena artistica porta Parise a occuparsi anche di cinema con la sceneggiatura dei due film di Mauro Bolognini: "Agostino" dal romanzo di Alberto Moravia e "Senilità" tratto dal romanzo di Italo Svevo e la collaborazione con Federico Fellini per un episodio di "Boccaccio '70" e per il film "Otto e mezzo".
"Il Padrone" pubblicato nel 1965, satira dell'azienda moderna, apre un nuovo dibattito sociale, vince il premio Viareggio e tiene viva l'attenzione del pubblico anche sui lavori successivi: "Gli americani a Vicenza"ed "Il crematorio di Vienna".
La crisi affettiva derivata dalla separazione coniugale viene elaborata da Parise in "L'assoluto naturale", lavoro teatrale incentrato sull'analisi del rapporto di coppia, messa in scena al Teatro Metastasio di Prato nel 1968.
Intanto l'attività di giornalista producevano "Cara Cina" nel 1966, "Due, tre cose sul Vietnam" nel 1967, "Biafra" nel 1968, "Guerre politiche" nel 1976, "New York" nel 1977, "L'eleganza è frigida", sul Giappone del 1982.
Nel 1972 uscì "Sillabario n.1" seguito, dieci anni dopo, da "Sillabario n.2", raccolte di racconti, velati di poesia, che hanno per oggetto l'analisi dei sentimenti umani, considerati da molti i lavori migliori di Goffredo Parise.
Il 31 agosto 1986, dopo sei anni di dialisi, un'arteriopatia diffusa, quattro by-pass ortocoronarici affrontati con tale forza e coraggio da riuscire "a fingere di non essere un malato grave", Goffredo Parise muore a Treviso, dopo aver vissuto gli ultimi anni della sua intensa vita, in Veneto, a Ponte di Piave.