Giovanni Pascoli breve biografia e contenuti dei suoi libri
Giovanni Pascoli, uno dei maggiori poeti italiani di fine ottocento, nacque a San Mauro di Romagna (Forlì) il 31 dicembre 1855.
A soli 12 anni il padre, fattore in una tenuta, venne assassinato e le condizioni economiche della famiglia peggiorarono rapidamente, tanto che la famiglia Pascoli fu costretta a lasciare la tenuta.
La sorella Maria, nella biografia del poeta, presenta il Pascoli come un ragazzo solido e vivace, con un carattere non alterato dalle disgrazie, volitivo e tenace nell'impegno a terminare il liceo e a cercare i mezzi per gli studi universitari, puntiglioso nel ricercare e perseguire l'assassino del padre.
Ma gli anni dell'adolescenza e della prima
giovinezza di Giovanni Pascoli, furono segnati da altri lutti: la morte della madre e della sorella Margherita nel 1871, del fratello Luigi
nel 76, portarono alla disgregazione il piccolo mondo affettivo nel quale era cresciuto, lasciando profonde ferite nell'animo del poeta che,
per superarle, le elaborò in poesia.
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Lasciato il liceo di Urbino, Pascoli poté
continuare gli studi a Firenze grazie all'interessamento di un suo professore.
Gli anni trascorsi a Bologna come studente alla
Facoltà di Lettere (1873 - 1882) colmi di classici, filologia, e letteratura italiana, furono gli anni più importanti per la sua formazione letteraria.
Allievo di Carducci, Pascoli si laureò con una
tesi sul poeta greco Alceo e visse nella cerchia ristretta dell'ambiente creatosi attorno al grande poeta gli anni più movimentati della sua
vita.
Nel 1875 perse la borsa di studio e con essa
l'unico mezzo di sostentamento su cui poteva contare. Avvicinatosi al movimento socialista, in quella che fu l'unica breve parentesi politica
della sua vita, nel 1879 venne arrestato per aver partecipato a manifestazioni antigovernative e rimase in carcere per tre mesi.
Dopo la laurea, conseguita a Bologna nel 1882,
ebbe inizio la sua carriera di professore di latino e greco nei licei di Matera e di Massa e nei suoi spostamenti volle con se le sorelle
minori Ida e Maria, nel tentativo di ricostituire il primitivo nucleo familiare.
La vita della città non entrò mai, neanche come
antitesi, nella poesia pascoliana: Pascoli, mentalmente, non uscì mai dal suo "paradiso perduto", che vagheggiò e costruì in versi,
proteggendolo dal minaccioso disordine esterno, innominato e oscuro, privo di riferimenti e di identità, come lo era stato l'assassino di suo padre.-
Intanto iniziava la collaborazione con la
rivista "Vita nuova", su cui uscirono le prime poesie di Myricae che nel 1891 vennero pubblicate con Lo stesso titolo.
La prima edizione della raccolta di versi "Myricae" comprendeva 22 liriche; la raccolta ristampata parecchie volte arricchita da
nuove liriche,all'ultima edizione del 1900 conteneva 156 liriche.
Nel 1894 Pascoli fu chiamato a Roma per collaborare col
Ministero della Pubblica Istruzione; nella capitale pubblicò la prima versione dei "Poemi conviviali" (Gog e Magog).
Costretto dalla sua professione di docente
universitario a lavorare in grandi città egli considerò la sua vita lavorativa come quella di un emigrante e la sua presenza in
città solo un momento di assenza da casa.
Nel 1895 si trasferì con la sorella Maria nella
casa di Castelvecchio, che divenne la sua residenza stabile dopo averla acquistata col ricavato della vendita di alcune medaglie d'oro vinte
nei concorsi (aveva vinto tredici volte di seguito la medaglia d'oro al concorso di poesia latina di Amsterdam, col poemetto "Veianus" e coi successivi "Carmina".
Ottimo ed appassionato insegnante, nel 1895 pubblica "Lyra" una curatissima antologia di scritti latini per la scuola superiore e,
l'anno dopo, Giugurta / Iugurtha, poemetto in latino.
Nel 1897 la nuova rivista fiorentina di letteratura e arte, "Il Marzocco" pubblica molte liriche di Giovanni Pascoli e il piccolo
saggio in prosa "Il fanciullino" in cui il poeta presenta il carattere della propria poesia come invenzione pura al di fuori
della storia e del tempo.
Dal 1897 al 1903 insegna latino all'università di Messina mentre continua appassionatamente il suo impegno di commentatore e critico
dell'opera di Dante (Intorno alla Minerva oscura).
Pascoli, che si interessava anche al mondo
scientifico europeo, seguendo le più recenti acquisizioni scientifiche dovute al perfezionamento del microscopio e della sperimentazione di
laboratorio, fece letture approfondite di testi scientifico-naturalistici favorendo quell'attenzione per il microcosmo così caratteristica della
sua poetica e del romanticismo decadente di fine Ottocento.
La "Poetica del Fanciullino", si lega alle meditazioni del poeta sul "microcosmo" identificandolo con il suo "mondo piccolo" dove i fenomeni naturali e psicologicamente elementari che caratterizza tutta la sua poesia, il modo di osservare e descrivere, sono frutto di un'intuizione pura e ingenua del fanciullino che è in ognuno di noi e che, con occhi sorpresi, guarda il mondo.
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Nel 1905 Giovanni Pascoli ottiene la cattedra
di letteratura all'università di Bologna succedendo a
Carducci.
La sua poesia, caratterizzata da una metrica formale con endecasillabi, sonetti e terzine coordinate con grande semplicità, che si
stacca dal tono epico o magniloquente della poesia corrente per legarsi al piacere delle cose più semplici, toccando temi fino ad
allora trascurati dai grandi poeti, crea un ponte per una poesia più autentica ed universale.
Giovanni Pascoli continuò a scrivere e pubblicare poesie con un ritmo regolare fino alla morte, da ricordare le antologia di poesie e prose per
la scuola "Sul limitare", "Fior da fiore", le raccolte di poesia "Canti di Castelvecchio, dedicati alla madre,
"Primi poemetti", "Poemi conviviali", "Odi e Inni", "Nuovi poemetti", "Canzoni di re Enzio" e "Poemi italici".
Anche i saggi di Pascoli hanno lasciato un segno notevole nella letteratura Italiana che, dopo un periodo d'ombra dopo gli anni '60 del
secolo scorso, si stanno ripresentando con freschezza inattesa nel nuovo millennio.
Da ricordare: "Sotto il velame", saggio sulla Divina Commedia, "La mirabile visione", abbozzo d'una storia
della Divina Commedia, "Miei scritti di varia umanità", "Pensieri e discorsi" e "La grande proletaria si è mossa",
discorso in esaltazione dell'impresa di Libia del 1911.
Già debilitato dalla cirrosi epatica, a causa dell'abuso di alcool, il 6 aprile del 1912 il Poeta muore a causa di un cancro al fegato
a Bologna e viene sepolto e viene sepolto nella cappella annessa alla sua dimora di Castelvecchio di Barga, che diventerà Museo, dove
sarà tumulata anche l'amata sorella Maria.
Poesie