Federico De Roberto breve biografia e contenuti dei suoi libri
Federico De Roberto, giornalista e scrittore, nato a Napoli il 16 gennaio 1861 da
padre napoletano, don Ferdinando, ufficiale di Stato Maggiore di Francesco II e da madre catanese,
donna Marianna degli Asmundo, di piccola, ma antica nobiltà, visse a Catania
dall'età di dodici anni.
Studiò ed ottenne il diploma di ragioniere all’istituto
tecnico di Catania, dedicandosi da autodidatta alla letteratura ed allo studio del latino e dei classici.
De Roberto aderì al
Naturalismo, dando ai suoi scritti un
esasperato tono freddo e giornalistico, infarcito di riflessioni psicologiche che si traducono in un discorso un po'
pedante.
Sin dai primi anni della sua carriera giornalistica, fu impegnato in
collaborazioni con importanti riviste e quotidiani "Il Don Chisciotte", di cui fu direttore dal 1881 al 1883,
"Il Fanfulla della Domenica", su
cui si firmava Hamlet, "La Domenica Letteraria", "Il Capitan Cortese", "La Nuova Antologia",
"Il Giornale d'Italia", "Corriere della
Sera".
Come letterato venne a contatto col mondo degli “
scapigliati” ed aderì al
Movimento Verista accanto a
Luigi Capuana e a Giovanni Verga del quale fu
uno dei più fedeli amici di cui raccolse gli inediti e dal quale fu influenzato nella sua formazione letteraria.
Accanto alla sua raccolta di saggi dal titolo
“Arabeschi”(1883), dove scriveva di scrittori come Zola, Flaubert, Capuana e Matilde Serao, Federico De Roberto pubblica "Ermanno Raeli" (1889),
un romanzo piuttosto esteso e ricco di spunti autobiografici, con al
centro la società aristocratica siciliana, entrambe composte sul modello
della contemporanea narrativa francese, ma in uno stile ancora piuttosto contorto e prolisso.
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I racconti "La sorte" (Milano 1887) "Processi verbali"
(Milano, 1890) e "L'albero della scienza" (Milano, 1890) conservano,
chiara, l’impronta dell'influenza di Giovanni Verga.
Nonostante la forte avversione dei critici, De Roberto
continuò a scrivere e pubblicare su temi sentimentali ed erotici, analisi ed indagini psicologiche di personaggi del mondo politico ed
aristocratico e autobiografico
"Documenti umani" (Milano, 1888), "La morte dell'amore" (Napoli, 1892), "Spasimo" (Milano, 1897).
"Gli amori" (Milano, 1898), "Come siamo" (Torino, 1901), "La messa di nozze" (Milano,1908), "Al rombo del cannone" (Milano, 1918),"Ironie"
(Milano 1920) e "Le donne e i cavalier" (Milano, 1923), sono alcuni
titoli dei suoi romanzi che piacquero al pubblico, a contrario della critica.
Solo con il grande romanzo "
I Viceré" (Milano, 1894), De
Roberto realizza pienamente l'affresco del suo mondo poetico: l'aristocrazia siciliana, orgogliosa, gelosa dei suoi privilegi, assetata di
denaro e di potere, chiusa in cupi egoismi e in sfrenate passioni, viene descritta con un acre gusto ironico, che giunge nei momenti più felici a un
realismo epico, grandioso e crudo, non privo di inflessioni grottesche e sottile compiacimento per i mali dell'anima, del corpo e per la
morte.
Critico attento, Federico De Roberto ha scritto un saggio su
Leopardi
(Milano 1898) e un'opera su Verga ("Casa Verga", Firenze, 1966) rimasta incompiuta, inoltre compose alcune opere teatrali: "Il cane della
favola" (1912), "La lupa" (in collaborazione col Verga, Noto, 1932)
ed "Il rosario" (1940).
Federico De Roberto morì, stroncato dalla flebite, il 26
luglio 1927 sulla porta di casa a Catania; "L'imperio", continuazione dei Viceré uscirà, postumo, a Milano l'anno dopo.