Eugenio Montale breve biografia e contenuti dei suoi libri
Eugenio Montale, Poeta Italiano e Premio Nobel per la letteratura
del 1975, ultimo di sei fratelli di una famiglia di commercianti, è nato a Genova il 12
ottobre 1896 ed ha trascorso l'infanzia e la giovinezza tra la città natale e i soggiorni estivi a Monterosso, fra luoghi e paesaggi divenuti
poi essenziali per la sua poesia.
Per motivi di salute, Montale è costretto a interrompere gli studi
regolari e si prepara, da autodidatta, agli esami per ottiene il diploma di ragioniere, coltivando
nel contempo una vera passione per la letteratura, per la
poesia e per il canto, sognando una carriera artistica da baritono.
Nel 1917, chiamato alle armi, partecipa alla prima guerra
mondiale, combattendo in Trentino come ufficiale di fanteria e, dopo la guerra, stringe rapporti sia con gli scrittori che a Genova
frequentano il Caffè Diana in Galleria Mazzini (in particolar modo con Camillo Sbarbaro).
Eugenio Montale collabora anche con il gruppo torinese di Piero Gobetti, che
negli anni venti, cerca di attuare una resistenza culturale al fascismo, in opposizione al futurismo e al dannunzianesimo.
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Della sua poesia Montale stesso dice: "Io ho scritto poesie ubbidendo a un bisogno di espressione musicale, influenzato da Debussy e dai pittori impressionisti
francesi e non certamente da altri poeti…".
Nel 1922 pubblica i suoi primi versi nella rivista "Primo
tempo" e successivamente "Ossi di seppia" nel 1925,
aderendo lo stesso anno al "Manifesto degli Intellettuali antifascisti" promosso da
Benedetto Croce.
Sulla rivista milanese «L'esame» Eugenio Montale scrive un articolo in omaggio a Italo Svevo, contribuendo alla scoperta dell'allora
sconosciuto scrittore triestino, di cui, negli anni successivi, diventa amico.
Nel 1926 conosce i poeti
Umberto Saba e l'americano Ezra
Pound, appassionandosi alla letteratura anglosassone.
Nel 1927, raggiunta finalmente l'indipendenza economica con l' impiego alla casa editrice Bemporad, si trasferisce a Firenze e, nel 1929 assume la direzione del prestigioso "Gabinetto scientifico-letterario Vieusseux".
In quegli anni Eugenio Montale frequenta il noto caffè degli ermetici
"Le Giubbe Rosse" ed è uno dei principali animatori della vita intellettuale fiorentina: fa amicizia con i maggiori scrittori italiani del tempo, fra cui
Elio Vittorini e Gadda, approfondendo la conoscenza della cultura europea.
Dal 1938, costretto ad abbandona il Vieusseux per non aver
voluto aderire al fascismo, Eugenio Montale, fino alla fine della guerra, si guadagna da vivere attraverso
saltuarie collaborazioni a riviste e
soprattutto grazie all'attività di traduttore.
Intanto Eugenio Montale non trascurando la poesia e, nel 1939, pubblica la raccolta "Le occasioni".
Nel 1943, a Lugano esce "Finisterre", un volumetto di liriche
scritte tra il '40 e il '42, esportato clandestinamente in Svizzera.
Finita la guerra si iscrive al Partito d'Azione, dal
quale riceve un incarico culturale dal Comitato Nazionale di Liberazione e fonda, con Bonsanti e Loira, il quindicinale «Il Mondo».
Presto deluso dalla politica per lo scontro creatosi tra il
nuovo clericalismo e la sinistra filo-stalinista, abbandona l'ambiente politico e nel 1948 si trasferisce a Milano, dove lavora fino al 1973
come redattore e critico letterario del "Corriere della Sera" e del «Corriere d'Informazione».
Giornalista affermato, è autore di interessanti articoli di
attualità culturale e politica, recensioni musicali (raccolte nel 1981 nel volume "Prime alla Scala"),
reportage di viaggio in diversi paesi
del mondo (raccolti nel 1969 nel volume "Fuori di casa") e brevi racconti, la maggior parte dei quali
saranno raccolti nel volume "Farfalla di Dinard", pubblicato nel 1958.
Nel frattempo viene pubblicata terza raccolta di poesie, per
lo più risalenti agli anni della guerra, con il titolo "La bufera e altro",
mentre si dedica ancora con passione a tradurre poesie, romanzi e
lavori teatrali dall'inglese.
Considerato uno dei più grandi poeti italiani, modello di
cultura laica e liberale, nel 1967 viene nominato Senatore a vita ed insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1975.
Dopo una vita di un uomo schivo, distaccato e disilluso verso
se stesso e la propria stessa esistenza, scrivendo «sempre da povero diavolo e non da uomo di lettere professionale», muore a Milano il 12
settembre 1981, riconosciuto dai contemporanei come uno dei massimi rappresentanti della poesia e della cultura contemporanea.