Dante Alighieri breve biografia e contenuti dei suoi libri
La vita di
Dante Alighieri è strettamente legata agli avvenimenti della vita politica fiorentina.
Alla sua nascita, nel 1265, Firenze era in procinto di diventare la città più potente dell’Italia centrale.
La famiglia di Dante è di nobili origini, ma di condizioni economiche modeste.
Pur non disponendo di grandi mezzi, frequenta gli ambienti culturali ed eleganti della città, stringe amicizia con poeti e letterati, riceve
una buona educazione che completa all'Università di Bologna. Ben presto impara l`arte del "dire parole in rima" e con gli amici Guido
Cavalcanti e Lapo Gianni contribuisce alla nascita di un nuovo modo di scrivere poesie, fondato sull'eleganza e l'equilibrio, che egli stesso,
più tardi, definirà come "Dolce Stil Novo".
Il conflitto tra guelfi, fedeli all’autorità temporale dei papi, e ghibellini, difensori del primato politico degli imperatori, divenne sempre più una guerra tra nobili e borghesi simile alle guerre di supremazia tra città vicine o rivali.
Alla nascita di Dante, dopo la cacciata dei guelfi, la città era ormai da più di cinque anni nelle mani dei ghibellini, ma nel 1266 Firenze ritornò nelle mani dei guelfi e i ghibellini vennero espulsi a loro volta.
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Il partito dei guelfi, sostenitori del papato e vincitore sui ghibellini, invece di portare pace e tranquillità a Firenze, si divise in due fazioni: bianchi e neri.
Nel 1274, (Dante aveva solo undici anni e sua madre era morta l'anno prima), secondo la Vita Nuova, vide per la prima volta Beatrice (Bice di Folco Portinari) della quale si innamorò subito e perdutamente.
Negli studi il giovane Alighieri si interessa in modo particolare alla filosofia ed alla teologia, approfondendole teorie di Aristotele
e di San Tommaso.
Fra il 1283 e il 1293 scrive in versi e prosa la "Vita Nova" il cui tema centrale è l`amore per Beatrice, morta ad appena ventiquattro anni nel 1290.
A 20 anni (1285) sposa Gemma Di Manetto Donati, appartenente a un ramo secondario di una grande famiglia nobile, dalla quale avrà quattro figli,
Jacopo, Pietro, Giovanni e Antonia.
Appassionato alla lotta politica caratteristica di quel periodo dominato da forze disgreganti la società, mitizza la figura dell’Imperatore, possibile creatore di una difficile unità.
Nel 1293, un decreto del Governo della città, escludeva i nobili dalla vita politica fiorentina, il giovane Dante dovette occuparsi solo di cultura e della famiglia di cui era diventato capofamiglia alla morte di suo padre.
Finalmente nel 1295 i nobili riottennero i diritti civici, purché appartenessero a una corporazione.
Dante si iscrisse a quella dei medici e dei farmacisti, che era la stessa dei bibliotecari, con la menzione di «poetà».
Quando la lotta tra Guelfi Bianchi e Guelfi Neri si fece più aspra, Dante si schierò col partito dei Bianchi che cercavano di difendere l’indipendenza della città opponendosi alle tendenze egemoniche di Bonifacio VIII Caetani, che era diventato Papa dal dicembre 1294.
Nel 1300, Dante, che si era impegnato in politica da qualche anno, venne eletto tra i sei «Priori» — custodi del potere esecutivo, i più alti magistrati del governo che componeva la Signoria, ma già l'anno dopo, mentre Dante era a Roma presso il Papa, la fazione dei Neri prese il potere a Firenze.
Presto iniziarono i processi politici contro i Bianchi, e Dante fu accusato (in contumacia) di corruzione, sospeso dai pubblici uffici e condannato al pagamento di una pesante ammenda.
Poiché l'orgoglioso poeta non si abbassò a presentarsi davanti ai giudici, fu condannato alla confisca dei beni e «al boià» se si fosse fatto trovare sul territorio del Comune di Firenze.
Non tornerà mai più a Firenze, iniziando per lui, il ghibellin fuggiasco, un lungo esilio di corte in corte.
Accolto dagli Scaligeri a Verona, si sposta poi a Treviso, Padova, Bologna, in Lunigiana e, infine, si stabilisce a Ravenna, alla corte di
Guidi Novello da Polenta, dove muore a soli cinquantasei anni nel settembre del 1321.
Nel 1306 aveva incominciato la Divina Commedia, che lo terrà occupato per il resto della vita, ma andando di terra in terra entra in
contatto con realtà politiche e sociali diverse e ciò allarga suoi orizzonti culturali.
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Nel 1308, compone un trattato in latino sulla lingua e lo stile: il De vulgari eloquentia, nel quale passa in revisione i differenti dialetti
della lingua italiana e fonda la teoria di una lingua volgare che chiama «illustre», che non può essere uno dei dialetti locali italiani ma
una lingua frutto del lavoro di pulizia portato avanti collettivamente dagli scrittori italiani.
Questo è il primo manifesto per la creazione di una lingua letteraria nazionale italiana.
LA VITA NOVA
La Vita Nova è una delle grandi opere di Dante scritta tra il 1283 al 1293, è scritta in lingua volgare e parla dell’amore di Dante per Beatrice.
L'immagine di questa donna, anche se spesso rappresentata come una persona reale, è quasi certamente una figura retorica che raffigura la
perfezione e l’elevazione spirituale.
L'amore per Beatrice in se, non ha niente di impuro in quanto i due non hanno nessun contatto sociale ne fisico.
Quando Beatrice muore Dante, cade in una grande depressione dalla quale si risolleva grazie al ricordo di lei e alla certezza che la donna
amata è nella gloria eterna e lui la raggiungerà.
DE VULGARI ELOQUENTIA
Questa opera viene scritta in latino tra il 1302 e il 1305 e celebra la superiorità del volgare sul latino.
Secondo Dante la sua superiorità è data dal fatto che essa è una lingua naturale, viva, appresa alla nascita, senza bisogno di studio, mentre
il latino è una lingua artificiale.
Dopo una lunga osservazione di tutti i dialetti italiani, Dante giunge alla conclusione che il volgare per essere una lingua perfetta deve
poter avere gli stili per parlare di tutto, ricca di termini adatti.
In quest’ opera vengono definite le materie che possono essere trattate con il volgare illustre (armi, amore, virtù) e i tre stili (tragico,
comico ed elegiaco) la più nobile (la canzone) e lo stile adatto la poesia (l’endecasillabo).
LA DIVINA COMMEDIA
La commedia è un poema estremamente complesso e stratificato, un'opera di alto valore religioso e filosofico.
Nel suo cammino nell'oltretomba incontra tanti personaggi di varie epoche ed origine, con i quali conversa di tanti argomenti, dalla
morale, alla politica.
La molteplicità di personaggi, argomenti, teorie fanno della Divina Commedia una specie di enciclopedia medievale nella quale trova posto anche la storia, la geografia, le scienze e le nozioni accumulate dalla cultura occidentale della gente di quei tempi.
Scrivendo la Commedia, Dante premia e punisce secondo la sua esperienza e secondo i suoi principi.
Per fare questo ha composto 3 cantiche formate ciascuna da 33 canti, tranne la prima che ne ha uno in più, 100 canti scritti in endecasillabi riuniti in terzine incatenate.
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