Galleria tematica dipinti della Storia dell'unità d'Italia
Imbarco dei Mille
(Gerolamo Induno)
Battaglia del ponte Ammiraglia
(Renato Guttuso) (1955)
Battaglia di Milazzo
Battaglia di Milazzo
(F1)
Ingresso di Garibaldi a Messina
Stragi di Perugia (1859)
Affresco Battaglia del Volturno
Sbarco a Quarto
(T. von Elven)
Garibaldi a Palermo
(Giovanni Fattori)
Garibaldi a Napoli
La spedizione dei Mille
Nei mesi dopo la Pace di Zurigo (11 novembre 1859) per frenare il passaggio dei ducati del centro Italia al Papato, il Piemonte annesse, oltre alla Lombardia, anche Parma, Modena, l'Emilia, la Romagna e la Toscana.
Dalla riunificazione rimanevano fuori le Marche e l'Umbria, che erano state riconquistate dai papalini (uno dei più sanguinosi episodi della
"riconquista" papale fu il massacro di Perugia del 20 giugno 1859).
A seguito di detti avvenimenti ed in prospettiva di continuare a trattare per realizzare l'unità d'Italia, il 24 marzo 1860 Vittorio Emanuele
II accettò di firmare il Trattato di Torino, in base al quale venivano cedute la Savoia e Nizza alla Francia.
Nel 1860 Giuseppe Garibaldi, che con i suoi Cacciatori delle Alpi l'anno prima aveva combattuto contro gli Austriaci in difesa di Varese,
nella battaglia di San Fermo, nella presa di Como, nella battaglia di Magenta e nell'inseguimento, durante la ritirata austriaca, attraverso
Bergamo e Brescia già liberate, Incoraggiato da Giuseppe Mazzini, che come lui sognava una repubblica nel sud Italia, decise di attaccare il
Regno delle due Sicilie.
Garibaldi parte da Quarto vicino a Genova con un migliaio di "Camice Rosse" il 5 maggio 1860, iniziando una campagna di liberazione,
conosciuta come la "Spedizione dei Mille" che si concluderà lo stesso anno con l'incontro a Teano tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II.
L'11 maggio i Mille sbarcano a Marsala, in Sicilia, cominciando l'attraversamento della Sicilia scontrandosi con le truppe borboniche.
Il 14 maggio 1860, Garibaldi emanò il noto "proclama di Salemi”, mediante il quale rese noto di assumere la "Dittatura”
dell’Isola in nome di Vittorio Emanuele II, evidentemente per portare a compimento il progetto di "annessione” del sud Italia
alla monarchia piemontese, secondo i piani di Cavour.
Per rendere appetibile il progetto al popolo, Garibaldi aveva promesso la "libertà” e aveva fatto intravedere ai contadini la certezza di
spartire i vasti possedimenti terrieri del demanio locale e statale, ma fra scontri militari e manifestazioni contadine il Generale cominciò a
stringere rapporti con i grandi proprietari terrieri, disposti ad assumere atteggiamenti favorevoli verso casa Savoia, pur di conservare
privilegi e proprietà.
(pubblicita' ads A1)
Il 27 Maggio i Mille, affiancati da volontari locali, dai "picciotti" ed aiutati dall'insurrezione di Palermo, tra il 28 maggio ed il 30
maggio i garibaldini e gli insorti, combattendo strada per strada, conquistando tutta la città, nonostante il bombardamento indiscriminato
condotto dalle navi borboniche e dalle postazioni del Palazzo dei Normanni e del Castello a Mare.
Il 30 maggio dopo un tentativo di contrattacco delle truppe borboniche, queste si asserragliati nelle fortezze lungo le mura e chiesero un
armistizio.
Garibaldi, ormai padrone della città, si proclama "dittatore" nominando un Governo Provvisorio in cui risaltava il ruolo di Francesco Crispi.
Dopo un armistizio tre giorno di armistizio, il 6 giugno dopo la ripresa delle armi, le truppe che difendevano il capoluogo siciliano
capitolavano in cambio del permesso di lasciare la città e ottenendo l'onore delle armi.
Intanto però le reali condizioni del popolo, nonostante le promesse di Garibaldi, non stavano cambiando ed i contadini cominciarono a guardare
con diffidenza alla politica di Garibaldi che sembrava avesse dimenticato le promesse sulla divisione delle terre.
Presto, tra giugno e luglio del 1860, i contadini dei piccoli centri del centro Sicilia e del circondario dell’Etna cominciarono ad insorgere con l'intenzione di requisire le terre dei latifondisti.
I tumulti antigaribaldini che avevano fortemente interessato le zone di Nicosia, Mistretta, Cerami, Regalbuto, Biancavilla, Centuripe,
Randazzo e Maletto, ma questi furono brutalmente repressi:
A Bronte, alcuni ribelli furono addirittura fucilati per ordine del braccio destro di Garibaldi, il generale Nino Bixio.
Dopo la conquista di Palermo, le truppe garibaldine continuamente ingrossate da volontari provenienti dall'Italia, ma anche da Stati
stranieri, si erano divise in tre colonne alla conquista dell'isola.
La brigata di Stefano Tà¼rr (poi comandata da Eber), con circa cinquecento uomini, s'incamminò per l'interno, Bixio con circa 1700 uomini verso
Catania, passando da Agrigento, e Medici con Cosenz, al comando della colonna più importante, avanzarono lungo la costa settentrionale.
Le truppe borboniche vennero sconfitte nella battaglia di Milazzo, a cui partecipò lo stesso Garibaldi ed entrarono in Messina il 27 Luglio
senza colpo ferire.
Garibaldini e Borboni per evitare inutili distruzioni, si accordarono perché le milizie borboniche abbandonassero in pace la città e si
imbarcassero per Napoli.
La conquista dell'isola venne completata il 28 luglio con la resa delle fortezze di Siracusa e di Augusta e le forze Garibaldine forti di
20000 uomini sbarcò in Calabria dove sconfisse l'esercito napoletano.
Il 7 Settembre 1860, Garibaldi entrò in Napoli a bordo del treno borbonico, presto Mazzini lo raggiunse e Cavour
teneva sotto controllo la situazione generale, ma i tre personaggi avevano progetti diversi: Garibaldi avrebbe voluto, risalire con le sue
truppe verso Nord per raggiungere Roma e di lì proclamare l’Unità d’Italia; Mazzini dopo essersi convinto che il suo sogno repubblicano era svanito, insisteva sul progetto di una "Assemblea Costituente" che decidesse del nuovo assetto da dare all’Italia e Cavour, il plenipotenziario del re Vittorio Emanuele II, stava facendo diplomaticamente tutto il possibile affinché la Francia e le altre potenze europee non intervenissero a frenare il cammino verso l'unità d'Italia.
Difatti per placare l'ansia del cattolico Napoleone che temeva la conquista di Roma da parte delle "anticlericali" truppe garibaldine, fece in modo che l’esercito regolare piemontese penetrasse nelle Marche battendo l’esercito papale che tentava di sbarrargli il passaggio il 18 settembre 1860 a Castelfidardo.
Nel frattempo, con la battaglia del Volturno, Garibaldi stroncava un estremo tentativo di riscossa dei borbonici, che erano costretti a
rinchiudersi a Gaeta.
Il 26 ottobre, a Teano, avviene lo storico incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele che mettendo fine alla spedizione di Garibaldi,
assicurava alla dinastia sabauda il Regno delle due Sicilie.
Le truppe garibaldine, non furono incorporate nell’esercito regolare, come era stato chiesto da Garibaldi, anzi il poco riconoscente re,
rifiutò perfino di passarle in rivista, come fossero un'accozzaglia di straccioni. In conseguenza di questo atteggiamento, Garibaldi,
deluso e sdegnato, si ritirò a Caprera.
Il 17 marzo il nuovo Parlamento italiano riunito a Torino ratificava l’avvenuta unificazione, attribuendo a Vittorio Emanuele II il titolo di "Re d’Italia" che comprendeva tutte le terre italiane con esclusione del Lazio restato allo Stato Pontificio le Venezie ancora in mano all'Impero Austro-Ungarico.